Giunto alla 50ª edizione, il Rapporto Censis interpreta i più significativi fenomeni socio-economici del Paese nella fase di debole ripresa che stiamo attraversando.
Al suo cinquantesimo rapporto, il Censis del presidente Giuseppe De Rita propone un affresco sulla situazione socio-economica del Paese, impegnata tra poche ore nel referendum, e in quadro internazionale di totale incertezza.
La visione è preoccupata:
__le aspettative degli italiani continuano a essere negative (il 61,4% pensa che il proprio reddito non aumenterà);
__i giovani vivono un vero e proprio ko economico. Sono più poveri dei loro nonni (oggi i millennials (i giovani del nuovo terzo millennio) hanno un reddito inferiore del 15,1% rispetto alla media e del 26,5% rispetto ai coetanei dei primi anni Novanta);
__c’è una profonda insicurezza e un’occupazione a bassa produttività; e tra i più giovani aumenta il mercato dei ’lavoretti’ e la politica dell’arrangiarsi.
Il rapporto ha indagato un 2016 che rimarrà impresso nei libri di storia.
E’ l’anno in cui alcune «retoriche politiche a lungo dominanti hanno subito contraccolpi o smentite»:
--la globalizzazione (alle prese col protezionismo),
--la retorica europeista (che deve fare i conti con la Brexit e le rivendicazioni nazionali) e la democrazia del web («ridotta a dispute per pochi iniziati»).
In Italia non hanno preso quota forti ondate di populismo nazionalista, il 67% dei cittadini è contrario all’uscita dalla Ue, ma l’increspatura c’è se si pensa che l’89% ha un’opinione negativa verso i politici.
I partiti sono al penultimo posto nella graduatoria dei soggetti in cui gli italiani hanno più fiducia: al di sotto si collocano solo le banche.
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