Il no alle richieste di dimissioni del sottosegretario Castiglione e il probabile sì alla richiesta d'arresto di Azzollini mal si conciliano
MAURO DEL BUE, direttore di Avanti!
C’era una volta il Pci. Partito serio, disciplinato che, pur
prospettando la berlingueriana questione morale, prendeva soldi dall’Urss e
anche dai piani regolatori. Solo che aveva funzionari scrupolosi, silenziosi,
quasi misteriosi. Come Greganti, che non parlava nemmeno se torturato.
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L'ex bracci destro del buonista Walter Veltroni |
Uno di loro non parlava mai, nemmeno con la moglie. Se gli chiedevi il
nome si girava circospetto perché non lo sentisse nessuno e magari ti chiedeva
se volevi il nome vero o quello di battaglia. Che era poi il nome da
partigiano. Un nome che ricordava una saetta, un fulmine, un tuono. O
un’evocazione mitologica, come quella di Enea o Ulisse. Il Pci era un partito
che ha segnato l’epopea della politica coi suoi valori, le sue liturgie, i suoi
misteri, i suoi silenzi, appunto.
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Oggi il caso Roma segnala l’esistenza di un altro partito,
chiacchierone, arruffone, come già si è detto, “alla vaccinara”.
Tutti parlano
e si vantano. Scambiandosi battute da trattoria fuori porta. “Ce stamo a magnà
Roma” o “La mucca va fatta magnà se vuoi mungerla”. Tutto è comparato con i
piatti tipici della cucina romanesca. È una corruzione all’ammatriciana.
Condita con olio, peperoncino e sarcasmo. Qua e là anche con uno sconcertante
moralismo: “Quello parlava di valori e poi se prende i sordi”. Naturalmente qui
il finanziamento alla politica c’entra poco. Qui si intasca pè magnà. Sono
coinvolti in tanti, assessori, consiglieri comunali, provinciali e regionali.
Anche del Pd, appunto.
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