10 Giugno
“E adesso potete preparare la mia orazione funebre”: così Giacomo Matteotti – deputato antifascista – disse ai compagni di partito, dopo il discorso alla Camera del 30 maggio 1924 con il quale denunciò i brogli dei fascisti durante le elezioni del 1924.
Matteotti si era laureato in giurisprudenza all’Università di Bologna e da studente entrò in contatto con i movimenti socialisti, dei quali divenne una figura di spicco.
Durante la prima guerra mondiale fu neutralista e per questa ragione fu condannato all’internamento in Sicilia. Fu eletto in Parlamento per la prima volta nel 1919 e successivamente nel 1921 e 1924.
Nel 1921 pubblicò una famosa Inchiesta socialista sulle gesta dei fascisti in Italia in cui si denunciavano, per la prima volta, le violenze degli squadristi fascisti durante la campagna elettorale.
Nel 1922 Matteotti fu espulso dal Partito Socialista Italiano, guidato dai massimalisti, e con lui tutta la corrente riformista di Filippo Turati e divenne il segretario del nuovo Partito Socialista Unitario.
“Contestiamo in questo luogo e in tronco la validità delle elezioni della maggioranza. L’elezione secondo noi è essenzialmente non valida, e aggiungiamo che non è valida in tutte le circoscrizioni”: così il 30 maggio 1924 Matteotti incalzò la Camera, dove si levavano contestazioni e rumori che lo interruppero più volte mentre denunciava una nuova serie di violenze, illegalità e abusi commessi dai fascisti per riuscire a vincere le elezioni.
E fu al termine di questo discorso rimasto famoso che con profetica premonizione disse ai suoi: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me.” Così come in altra occasione disse: “Uccidete pure me, ma l’idea che è in me non l’ucciderete mai”.
L’intransigente opposizione di Matteotti nei confronti della dittatura fascista e dei collaborazionisti risulta evidente in una lettera che egli inviò a Filippo Turati: “…la nostra resistenza al regime dell’arbitrio dev’essere più attiva, non bisogna cedere su nessun punto, non abbandonare nessuna posizione senza le più decise, le più alte proteste. Tutti i diritti cittadini devono essere rivendicati; lo stesso codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all’Italia un regime di legalità e libertà…”.
Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti fu rapito a Roma. Il suo corpo fu ritrovato in stato di decomposizione il 16 agosto alla macchia della Quartarella, un bosco nel comune di Riano a 25 km da Roma. Sul delitto furono intentati tre procedimenti giudiziari, ma fin dai primissimi momenti del sequestro e quindi ancor più dopo la scoperta che il rapimento era degenerato in omicidio, nella convinzione della pubblica opinione la responsabilità fu attribuita a Mussolini.
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