Il
18 gennaio 1981, viene aperto a Piano Cavaliere il centro
parrocchiale “Fusha”, presenti numerosi cittadini, le autorità locali e gli
esponenti delle organizzazioni e istituzioni, amministrative, ecclesiastiche,
sociali e culturali di Contessa
Entellina.
Fin
dalla nascita del borgo, i ragazzi, in assenza di un locale coperto attrezzato
per scopi ricreativi, sono costretti a giocare, col buono e col cattivo tempo,
sulle strade o sul piazzale, che si estende davanti all’edificio scolastico ed
alla chiesa. Anche gli adulti non dispongono di un locale per gli incontri
sociali.
Constatata
questa carenza, papas Giovanni Borzì,
parroco del Borgo dal 1977, chiede ed ottiene dall’Amministrazione comunale
la disponibilità dell’edificio scolastico, ormai non più utilizzato per
l’assenza di alunni. I locali della scuola vengono arredati con tavoli e sedie,
acquistate dal parroco, e così gli abitanti del borgo possono disporre di un
centro sociale, ricreativo e culturale, dotato anche di giochi per i più
giovani.
L’inaugurazione
del centro parrocchiale, denominato “FUSHA”, é
accompagnata da discorsi, canti e recite, previste dal programma precedentemente
reso noto.
La
manifestazione é aperta dal parroco
papas Jani Borzì con brevi parole di saluto e di benvenuto, rivolte alle
autorità ed ai cittadini presenti.
Dal
dott. Calogero Raviotta, dopo aver presentato la sua monografia sul borgo, sono invece illustrate le motivazioni che
hanno indotto il parroco del borgo ad organizzare ed aprire al pubblico il
centro parrocchiale “Fusha”, mettendo in rilievo le sue finalità ricreative
(giochi per i ragazzi), culturali (lettura di libri e giornali, doposcuola,
conferenze, mostre, ecc.) e sociali (luogo di incontro per iniziative di
interesse comune).
Gli
interventi si concludono col discorso
del sindaco di Contessa Entellina, dott. Francesco Di Martino, che rileva
la doverosa attenzione riservata dall’Amministrazione Comunale all’apertura del
centro “Fusha”, come struttura socio-culturale e ricreativa di interesse
dell’intera comunità locale.
La
manifestazione é animata dai ragazzi della Scuola Media con l’esecuzione di
alcuni canti e musiche arbëreshë, con la lettura di alcune poesie arbëreshë e
con la presentazione di alcuni disegni su Piano Cavaliere.
Il
poeta popolare Leonardo Lala (Narduci) legge il testo arbëresh di un suo divertente racconto “Mos qëndris
gajdhurin te pujata-Non pungere l’asino in salita”.
Un
piccolo rinfresco conclude la manifestazione, che avvia a Piano Cavaliere, il
18 gennaio 1981, l’attività di una struttura, che si propone di contribuire alla crescita religiosa, sociale
e culturale della comunità locale.
(Di
seguito sono riportate fotografie, che documentano l'evento, ed inoltre alcuni
disegni ed il testo di alcune poesie dedicate a Piano Cavaliere).
Una sera a Piano Cavaliere (C. Raviotta -
1982)
Tre strade
diritte ed illuminate appena,
poche case uguali ed allineate,
una chiesetta ed
il campanile con due campane,
che invitano i
fedeli alla preghiera.
Tutto é immerso
nella penombra,
che si estende
per la vallata,
per le pianure
circostanti e deserte.
Un vociare
sommesso giunge dal piccolo bar.
Voci solitarie
giungono dalle case.
Sotto un portico
un ragazzo dorme stanco,
sopra una
stuoia, sotto una coperta:
tutto il giorno
per i campi
ha seguito le
mucche pascolanti.
Un uomo con la
barba,
sul davanzale
della sua casa,
parla di caccia
con gli amici.
Dal salone dell’edificio scolastico
giunge
un vociare
intenso di ragazzi che giocano.
I sentieri
tortuosi attraversano i campi,
dove regna ormai
buio e silenzio.
Le mucche dentro
il recinto,
ruminano immobili
con lo sguardo assente,
forse felici di
vivere senza idee.
Alcuni
giovanotti fanno compagnia alle ragazze,
cantando insieme
e passeggiando lungo la strada.
Spesso si sente
abbaiare un cane.
I muli
sonnecchiano stanchi,
davanti alla
stalla, dondolando la coda,
aguzzando
improvvisamente le orecchie,
quando qualcuno
si avvicina.
Lassù, sul monte
che sovrasta la vallata,
illuminata dalla
luna appena spuntata,
si estende una
macchia scura, il bosco.
Fusha Kavalerit Piano Cavaliere (C. Raviotta -
Contessa, 1978)
Ku
një herë ishin vetëm Dove
una volta c’era soltanto
shpitë
e fegut, kroi e fusha, la
sorgente, la pianura e le case del feudo,
nanì
jan shumë shpi, ora
sono allineate tante case,
të
poshta çë gliten gjithë, tutte
basse e uguali,
me
kopshtin e me lulet. con
l’orto ed i fiori.
Burrat
menannet potisën Gli
uomini al mattino dissetano
Mushkat,
delet e lopat i
muli, le pecore e le mucche
te
kroi i ri e ven te dherat. nel
nuovo abbeveratoio e vanno nei campi.
Pleqët
ven te mesha, I
vecchi vanno in chiesa,
kriendulit
ven te skolla, i
bambini vanno a scuola,
grat
shubejën brënda. le
donne lavorano in casa.
Gjithë
erët i mëndën te Fusha! Piano
Cavaliere é esposto a tutti i venti!
Kur
fryn shiroku duket Quando
soffia lo scirocco
se
do marrinj e do qellinj sembra
che voglia prendere e portare via
qiellën,
dheun e çarren. Il
cielo, la terra ed ogni cosa.
Piano Cavaliere (Guarino Catia - II B)
Piccolo borgo
abitato da gente semplice,
colmo di case
basse e allineate,
con una
chiesetta semplice
come la gente che
ci vive.
I bambini
giocano gaiamente,
le donne
preparano il cibo,
i vecchietti,
seduti su una grande pietra,
di tanto in
tanto odorano il tabacco.
Da lontano
sembra un piccolo presepe
con tante
pecore, mucche e galline.
E’ tutto un
brulicare di persone
ed uno
schiamazzare di animali.
A sera, mentre
rintocca l’Ave Maria,
ritorna
fischiettando il contadino stanco
ed il pastore
seguito dal cane.
(Ferrara
Rosaria e Pecoraro Fara - II B)
Piano
Cavaliere, Fusha
Kavalerit
un
tempo solamente campi, një
herë vetëm dhera,
oggi
poche case e poca gente. sot
pak shpi e pak gjinde.
Una
fontana e degli orti, Një
krua e kopshte,
una
chiesetta, un piccolo bar një
klishiçele, një bar i vogël
ed
una piccola scuola. e
një shkollë e vogël.
Piano
Cavaliere Fusha
Kavalerit
(Borghi
IV - Continua)
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