
di Calogero Raviotta
"50 anni di ERAS a
Contessa Entellina"
di Mario Candore
Introduzione
La celebrazione di una
giornata culturale sui 50 anni dall’applicazione della Legge di Riforma Agraria
a Contessa Entellina non è solo un fatto doveroso, considerati i risvolti di
ordine economico, sociale e culturale che la Riforma ha causato, ma è, a mio
parere, anche un’occasione per riflettere su alcuni temi attuali, che
riguardano la nostra comunità e il nostro territorio e che dalla Riforma
discendono. Dico subito che il mio intervento non ha la pretesa di esaurire un
argomento tanto importante qual è quello della Riforma Agraria in Sicilia;
tuttavia, al di là dell’aspetto puramente celebrativo, questa relazione vuole
pure essere l’occasione per stimolare l’Amministrazione Comunale, le forze
politiche, le realtà socioculturali ed altri ad adoperarsi per l’organizzazione
di altri momenti ben più impegnativi di quello di oggi per l’approfondimento di
questa tematica.

Queste manifestazioni pacifiche,
in molti casi, degenerarono non solo in scontri violenti con le forze
dell’ordine, ma anche in sanguinose repressioni ad opera di bande armate e
mafiosi al servizio dei latifondisti. «La Sicilia intera – come afferma
Giuliana Saladino – dal 1944 in poi, è un’isola in rivolta e in armi. Si uccide
o si viene uccisi, in conclusione tutti sconfitti».
Ecco quindi il panorama per
nulla incoraggiante nel quale s’inserì la Legge 104 del ’50.
I punti essenziali di questa
Legge, in estrema sintesi, erano i seguenti:
esproprio di superfici superiori ai 200 ettari (ad eccezione dei
boschi); erano oggetto di esproprio solo i seminativi, mentre non erano
comprese le colture arboree e specializzate e i terreni irrigui (in pratica i
terreni migliori);
2. facoltà di conferimento da parte del proprietario. Il proprietario
cioè poteva scegliere quali terreni destinare al conferimento;
3. assegnazione delle aree espropriate in lotti di superficie
variabile dai 3 ai 6 ettari, a seconda della tipologia del terreno;
4. assegnatari iscritti in elenchi comunali di lavoratori agricoli
capifamiglia manuali-coltivatori, con un reddito totale, comprensivo anche
delle case di abitazione, non superiore a £. 100.
La Riforma Agraria a Contessa
A Contessa Entellina, in un
periodo compreso tra il 1952 e il 1963, furono oggetto di esproprio alcuni
feudi, per una superficie di circa 780 ettari, la quale fu assegnata a 165
contadini senza terra. La prima assegnazione mediante sorteggio ebbe luogo il
19 ottobre 1952 in Piazza Umberto I. In questa occasione furono assegnati 96
lotti.
La strada di accesso a borgo Castagnola (Contessa Entellina) |
Complessivamente, durante
tutto il periodo, a Piano Cavaliere furono assegnati n. 53 lotti; n. 10 in
contrada Gorgo; n. 1 in contrada Carrubba; n. 10 in contrada Carrubbelle; n. 20
in contrada Roccella; n. 24 in contrada Castagnola; n. 14 in contrada Petraro;
n. 8 in contrada Portone; n. 4 in contrada Costiere; n. 1 alle contrade
Sommacco, Chiappetta e Mazzaporro.
Analogamente ad altre zone
della Sicilia, i lotti di terreno sorteggiati avevano una superficie media di 4
ettari. Si trattava esclusivamente di terreni seminativi, la cui unica
possibilità di coltivazione era quella estensiva, ad indirizzo
cerealicolo-foraggero.
Successivamente
all’assegnazione dei lotti, l’ERAS (Ente per la Riforma Agraria in Sicilia),
procedette alla costruzione di 5 borghi rurali, rispettivamente a Piano
Cavaliere, Roccella, Pizzillo, Cozzo Finocchio e Castagnola. In tutti questi -
con l’unica eccezione di Borgo Pizzillo, dove gli edifici esistenti erano costituti
da una chiesa e un fabbricato annesso per uso comune - le opere di
urbanizzazione ebbero come obiettivo primario quello di garantire
l’insediamento dei coloni nei terreni assegnatigli dalla Riforma e ridurre
pertanto il disagio di un trasferimento giornaliero da Contessa, con i mezzi di
trasporto dell’epoca (ricordiamoci che dopo la guerra era fortunato chi
possedeva un mulo). La tipologia di costruzione prevalente in questi borghi fu
quella della casa colonica, che in vario numero furono costruite a Piano
Cavaliere (n. 40 case, una chiesa con annessa la casa parrocchiale, un edificio
scolastico con annessi i locali di abitazione per l’insegnante), Castagnola (n.
4 case e una chiesa, Roccella (n. 20 case e un edificio scolastico) e Cozzo
Finocchio (n. 14 case).
Le case coloniche costruite
dall’ERAS erano costituite da un porticato, un locale cucina, una camera da
letto, un servizio igienico, un magazzino, una stalla e un fienile,
quest’ultimo ubicato al piano superiore. Ogni casa era recintata e dotata di
una piccola superficie di terreno da destinare ad orto o frutteto.
(segue)
Nessun commento:
Posta un commento