Dal 3 al 5 Luglio a Piana degli Albanesi
EPARCHIA DI
PIANA DEGLI ALBANESI
XX Convegno
ecclesiale
3 – 4 – 5 Luglio 2014
SINTESI divulgativa
Il Convegno che si svolge, nei giorni
indicati, presso la Sede
dell’Eparchia (Diocesi) di Piana degli Albanesi, comunità cattolica di
tradizione liturgica orientale presente in Sicilia, nei pressi di Palermo, ha
lo scopo pastorale-culturale di individuare, quest’anno, alcuni aspetti
riguardanti la famiglia, tema particolarmente rilevante dal punto di vista
socio-religioso.
Il Cardinale di Palermo, Paolo Romeo,
attualmente Amministratore Apostolico pro
tempore dell’Eparchia, il quale sarà presente al Convegno, lo ha approvato,
su proposta della Commissione eparchiale, nei termini che seguono.
Il tema del Convegno è:
"... a immagine di Dio lo creò"
DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE
Attenzione pastorale, Prevenzione, Mediazione
"... a immagine di Dio lo creò"
DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE
Attenzione pastorale, Prevenzione, Mediazione
Spunti teologico-pastorali ed ecumenici
Riflettiamo
sull’itinerario che va dalla triplice Iniziazione cristiana (Battesimo –
Cresima – Eucaristia) che ci fa riacquisire la divina immagine originaria, fino
a giungere alla Coronazione nuziale (l’unione nuziale Cristo-Chiesa
rappresentata e riprodotta nella famiglia, piccola Chiesa).
L’uomo-donna
“coronato”, dopo aver espresso la pienezza della sua gioia, anche fisica, nella
celebrazione del Mistero sponsale, attraverso questo, è sempre meglio inserito,
nonostante tutte le sofferenze della vita terrena, nella dinamica beata e
raggiante della “divinizzazione”.
L’attenzione dedicata alla famiglia nel
dialogo ecumenico nazionale e internazionale può essere di particolare aiuto
nell’individuazione di temi e metodi utili all’esercizio della mediazione
familiare.
Spunti sociologico-culturali
I temi di
riflessione applicativa sulla famiglia, che
scandiranno le tre giornate, saranno: “Attenzione pastorale”, “Prevenzione”,
“Mediazione”.
La
giornata del 3 (coordinatore Papàs
Piergiorgio Scalia) sarà
dedicata all’Attenzione pastorale e alla Prevenzione, con una relazione sul
primo tema da parte di
Antonio Carcanella, Direttore dell’Ufficio della Conferenza
Episcopale
Siciliana per la famiglia,
ed una relazione sul
secondo tema da parte di
Tiziana Rizzo, Presidente dell’Istituto Nazionale di Mediazione
Familiare
e di Antonio Anzilotti, Avvocato specialista in mediazione familiare.
La
giornata del 4 (coordinatore il Diacono Paolo Gionfriddo) sarà dedicata alla Mediazione, con una relazione di
Andrea Palmieri, Sottosegretario del Pontificio Consiglio per l’Unità dei
Cristiani,
ed una relazione di
Michele Riondino, Docente nella
Pontificia Università Lateranense.
La mezza
giornata del 5 (coordinatore Papàs
Nicola Cuccia) sarà
dedicata a qualche testimonianza significativa e alle
relazioni sui Laboratori riguardanti i tre
temi di riflessione applicativa.
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Nel corso delle prime due giornate
saranno effettuati Laboratori applicativi di riflessione sulla famiglia,
coordinati da qualificati membri dell’Eparchia: Francesco Flocca, Irene Gionfriddo e Anna Lunetta.
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NOTA
Un buon Convegno, per non rischiare di rimanere isolato,
dovrà proporre iniziative concrete e continuative (che potrebbero scaturire
anche dai Laboratori..., come Corsi di aggiornamento, Incontri, realizzazione
di Strutture permanenti) sui contenuti e i metodi della Mediazione familiare,
intesa, non soltanto come Mediazione per dirimere gli eventuali conflitti, ma
come informazione adeguata, educazione specifica, ricerca scientifica
sulle problematiche sociali e cristiane riguardanti il fenomeno dell'immigrazione,
il senso dell'accoglienza, la cultura della solidarietà, l'approccio
socio-psico-logico verso famiglie provenienti da contesti culturali e
religiosi diversi dai nostri, il ruolo della mediazione politica nei
casi gravi di rischio della vita, il ruolo della mediazione religiosa in
senso ecumenico e interreligioso.
Tutto questo potrebbe costituire, al di là di ogni attività
all'insegna del provvisorio, un'azione permanente a vantaggio dei bisogni,
talvolta estremi, dei diversi componenti la famiglia; un'azione permanente di dialogo
proficuo fra le diverse famiglie; un'azione permanente di rafforzamento del
significato dell'unità sponsale e familiare all'interno della stessa
famiglia.
Tutto questo sarebbe il risultato di un'opera di mediazione
conoscitiva, mediazione educativa, mediazione conciliativa ed
empatica in una realtà come la nostra che diventa sempre più multietnica e
che, nel caso specifico, ci è, in qualche
modo, connaturale per via della nostra presenza storica come Comunità
italo-albanese dalle connotazioni religiose ed etniche proprie.
= ^ = ^ = ^
( breve sussidio teologico – ad uso privato – in
preparazione al Convegno )
EPARCHIA DI
PIANA DEGLI ALBANESI
XX Convegno
ecclesiale
3 – 4 – 5 Luglio 2014
“ ... a immagine di Dio lo creò”
DIVINIZZAZIONE e CORONAZIONE
Attenzione pastorale – Prevenzione
– Mediazione
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Dall’Iniziazione cristiana al Coronamento nuziale,
simbolicamente attraverso la “Donna”.
L’Iniziazione cristiana è il
fondamento indiscutibile dei Sacramenti della Chiesa, è il fondamento in cui
avviene l’intima, nuziale unione tra Cristo e il battezzato.
La teologia nuziale oltre che
permeare l’Antico e il Nuovo Testamento, resta il punto fermo della teologia
patristica.
Almeno un testo, antropologicamente
significativo, dei primi secoli del cristianesimo, serve a dimostrare ciò: “Supponiamo
che un uomo, oltremodo ricco e re illustre, si innamori di una donna povera che
nulla possieda tranne il suo corpo, diventando il suo amante e desiderando
ch`essa divenga sua sposa e conviva con lui. La donna, a sua volta, manifesterà
ogni benevolenza nei confronti di quell’uomo, contraccam-biandolo nell’amore.
Ed ecco che ella, fino allora povera e bisognosa, diviene signora di tutti i
beni di suo marito... Ebbene, non diversamente anche l’anima che Cristo, il
celeste sposo, ha desiderato in matrimonio con la sua mistica e divina unione,
e che ha gustato le ricchezze celesti, deve compiacere assai diligentemente il
suo sposo e servire come si conviene lo Spirito che le è stato affidato; in tal
modo essa piacerà a Dio in ogni cosa, non contristerà giammai lo Spirito,
amandolo e serbando verso di esso una nobile modestia, e si comporterà con
rettitudine nella casa del Re celeste, facendo sì che le venga concessa la
grazia in tutte le cose. Ecco, un`anima come questa diventa padrona di tutti i
beni del Signore e lo splendore della divinità raggiunge il corpo medesimo al
quale essa appartiene...
È
proprio ciò che lo Spirito, per mezzo del profeta Ezechiele, intendeva dire a
proposito di un`anima del genere, pur esprimendosi metaforicamente come se
parlasse intorno a Gerusalemme: Ti ho trovato nuda nel deserto e ti lavai
con acqua dalla tua impurità e ti misi un vestito e misi un braccialetto ai
tuoi polsi e una collana intorno al tuo collo e gli orecchini alle orecchie; ti
elessi fra tutte le genti. Hai mangiato fior di farina, miele e olio e alla
fine ti sei dimenticata dei miei doni. Sei corsa dietro ai tuoi amanti e hai
vergognosamente fornicato (Ez 16, 6 ss)”[1].
È qui evidente la simbologia nuziale dell’unione
uomo-donna, Dio-Gerusalemme, Cristo-uomo fedele (anima e corpo) e dunque
Cristo-Chiesa.
Ma è anche evidente che il
termine che realizza tale unione è “amore”, specialmente identificato nella parte femminile dell’umanità:
la donna.
Infatti va osservato come il tema dell’amore è
tipico della donna. Con riferimento particolare ad Ef 5, 25-33a, il Federici fa notare come il “verbo agapáô,
amare di dilezione e bontà e carità,
non è mai detto delle donne, bensì sempre in favore delle donne. Esso è
prescritto alla parte maschile dell’umanità,
gli uomini e Cristo stesso. La deduzione è facile, e singolare: se Paolo ordina
alle spose «assoggettamento» e
«timore», all’inizio ed alla fine, ma non di «amare», il senso è chiaro: esse non hanno
necessità del precetto primario tra i precetti. Esse già amano. Il Signore ha disposto la loro creaturalità,
precisamente femminile, come sussistenza personale che ama. Il loro istinto è
l’amore. Esse in un certo senso sono create come «strumento» sensibile ed intelligente del Signore e Creatore per donare in modo
inesausto, inestinguibile, l’amore e solo l’amore”[2].
Tutto questo
avviene in maniera del tutto speciale ed unica in una donna, in Maria, la Sposa che accoglie
intimamente il suo Signore con la sovrabbondanza del suo amore, per poi donarlo
all’intera umanità, alla Chiesa che vede in Lei l’Odigitria, Colei che indica
il Cristo, fonte della nuova vita, operatore della Nuova Creazione mediante la sua morte e resurrezione.
Procedendo,
dunque, dall’Iniziazione cristiana al sacramento della Coronazione nuziale, si
può notare che:
a) La Comunità nuova, scaturita
dal costato trafitto del Signore (Gv 19,
34), purificata dal sangue e dall’acqua, è “la Donna ” – identificata in Maria – dalla quale
nasce il Messia, come spiega Ap 12,
così che “Ora si è compiuta la salvezza,
la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo (v. 10b)... per mezzo del sangue dell’Agnello” (v. 11a)[3].
Attraverso il sacrificio
di Cristo viene creata la
Nuova Umanità , alla quale Egli dona perennemente il suo amore
sponsale, perché tale amore in essa perennemente risieda e da essa perennemente
defluisca verso sempre Nuova Umanità.
E ancora, al femminile, l’amore
della Donna ovvero delle Donne fedeli per il loro Signore, è ricompensato. “Il
Risorto appare anzitutto ad esse. E nella sua Ekklêsía le costituisce in eterno quale «segno» vivente e perenne
ed amante dell’annuncio: «Anéstê Christós!,
Resuscitò Cristo!» (Mt 28, 8, e
par.)”[4].
Lo Spirito Santo prosegue da allora
ad aggiungere membra alla Nuova Umanità, alla nuova Eva – secondo i Padri –
cioè alla Chiesa. Lo Spirito Santo vivificante ha creato la Chiesa quale Icona nuziale
redenta, santificata dallo Sposo divino e lo stesso Spirito nella Chiesa continua
a creare i fedeli come Icone nuziali redente e santificate.
Per fare questo, le lava con la morte
battesimale, poi con la
Crismazione le unge nuzialmente. Da adesso tali icone sono
pronte per le Nozze divine, che avvengono solo in forza del Convito nuziale.
b)
In Oriente, la liturgia del matrimonio parla relativamente poco dei due
sposi cristiani, per esaltare in modo magnifico soprattutto le nozze di Cristo
e della Chiesa; lo Spirito poi rimanda ai due coniugi la Sua Grazia unitiva.
Nel
contesto di Ef 5, 20-33, brano che
viene proclamato durante la liturgia
bizantina della Coronazione matrimoniale, si può osservare in particolare il
versetto 31, che richiama Gn 2, 24: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua
madre e si unirà alla sua donna e i due saranno una carne sola”.
L’uomo
sarà finalmente adulto, si potrà muovere nel mondo senza la tutela infantile
della famiglia. Il N.T., conosce solo la “grande famiglia”, unita per sempre da
forti vincoli di sangue e di origine. Abbandonare padre e madre significa
tornare ad essi come futuri padri e madri, a parità dunque di condizione[5].
La
maturità conseguita è unirsi o meglio “aderire” alla sposa. “Qui il verbo è
nuziale, e tipico: proskolláomai, che
indica unione personale totale, senza reversibilità. Non a caso lo stesso Paolo
in 1 Cor 6, 17 – in un contesto insieme
battesimale, vv. 1-11, e di contegno sessuale, vv. 12-20 – proclama che chi per
il battesimo (v. 11) aderisce nuzialmente, kolláomai,
a Cristo, diventa «unico Spirito con Lui», avendo citato Gn 2, 24 al v. 16. I due sposi cristiani sono battezzati, e perciò
già aderirono a Cristo, già sono «unico Spirito con Lui», e questo è confermato
nella loro unione tra essi. La conseguenza è divinamente disposta ed attuata. I
due che hanno aderito reciprocamente, lui e lei, sono ormai «carne unica» in
Cristo”[6].
Infatti
un’altra forma di rapporto totale, oltre quello nuziale ed in armonia con
questo, è la partecipazione al Convito divino, in cui gli sposi, e cioè la Chiesa , sono assimilati a
Cristo perché si nutrono della sua carne e del suo sangue. È questo il culmine
del Mistero-Sacramento della Coronazione.
“Il
cibo, assimilato, diventa l’assimilante... La Carne ed il Sangue del Signore, assimilate, in
realtà sono assimilanti. I Padri avvertono significativamente che il Signore
parla circa questo linguaggio: Tu, che mangi Me, diventi Me, non Io divento te.
Non per caso avviene una confluenza senza confusione: il Mistero delle Nozze
divine è anche e sostanzialmente il Mistero del Convito divino, dove la Sposa diventa la Carne dello Sposo”[7].
Così si comprende come
le Nozze divine di Cristo con la
Chiesa diventano pienamente e intimamente il “Mistero grande”
di Ef 5, 32, da cui deriva la santità
delle nozze umane dei battezzati e la vita divina che essi ne ricevono; nozze
non più solo “umane”, ma propriamente divine in tutta la loro essenza, basate
come sono sulla Cena del Signore.
Dei
Misteri-Sacramenti, divinamente celebrati tra gli uomini, il matrimonio è
l’unico ad essere indicato come “Mistero grande” (Ef 5, 32a).
Tale
grandezza la si può osservare nel fatto che S. Paolo rivolge la sua prima evangelizzazione alle famiglie, più o
meno estese, da lui
chiamate “Chiesa domestica” (Rom 16, 5), essendo esse per definizione
vere Chiese di Dio. E quando, ad esempio a Colossi (cfr. Col 4, 15-16), esistono ormai più famiglie o “Chiese domestiche”,
Paolo vi fonda la grande Chiesa di Dio, la Chiesa locale, che poi, insieme alle altre,
farà parte dell’unica grande Chiesa.
Le
nozze, dunque, fondano la famiglia “piccola Chiesa domestica”,
la quale è la
“piccola Sposa diletta del Signore”, dentro l’unica grande
Chiesa Sposa. Con tale metafora si
esprime originariamente il rapporto simbolico tra Chiesa locale e Chiesa
universale.
La celebrazione delle nozze nel rito
bizantino esprime tutte queste realtà nell’ambito di una tradizione ricchissima
che si estende su tre momenti essenziali: il Fidanzamento, la Coronazione ,
il Convito nuziale.
....................................
L’uomo-donna
“coronato”, dopo aver espresso la pienezza della sua gioia, anche fisica, nella
celebrazione del Mistero sponsale, attraverso questo, è inserito, nonostante
tutte le sofferenze della vita terrena, nella dinamica beata e raggiante della
divinizzazione.
[1] Pseudo Macario, Omelie
spirituali, 15, 1-4, in
La Teologia
dei Padri, I, Roma 1974, pp. 370-371.
[2] T. Federici, Le nozze di Cana nel rito della Coronazione, in Commentario“Resuscitò Cristo!” Commento alle Letture bibliche della Divina Liturgia bizantina, Quaderni
di “Oriente Cristiano”, Studi 8, Palermo 1996, p. 1772.
[3] Cfr. T. Federici, Nota su “La Donna
per l’Uomo”, in Commentario“Resuscitò
Cristo!”... cit., p. 1044.
[4] T. Federici, Le nozze di Cana nel rito della Coronazione, in Commentario“Resuscitò Cristo!”... cit., p. 1773.
L’Autore commenta: “La Chiesa
antica ne aveva conservato il vivido ricordo, quando aveva disposto l’ambone
per la lettura dell’Evangelo, che è sempre della Resurrezione, in chiesa dalla
parte delle donne, che ancora hanno diritto per prime a questo Ascolto perenne”.
[5] Cfr. Idem, p. 1776.
[6] T. Federici, Le nozze di Cana nel rito della Coronazione, in Commentario“Resuscitò Cristo!”... cit., pp.
1776-1777.
[7] Idem,
p. 1778.
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