Matteo
10,32-33; 37-38;
19, 27-30
DEGNO DI ME
10, 32 Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo
riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; 33 chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io
lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. 37 Chi ama padre o madre più
di me, non è degno di me. Chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me.
38 Chi
non prende la sua croce e non segue me, non
è degno di me 19, 27 Allora, rispondendo, Pietro
gli disse: Ecco, noi lasciammo ogni cosa e ti seguimmo; che sarà dunque di noi? 28 Ora Gesù disse loro: Amen, vi dico, voi
che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sederà sul
trono della sua gloria, sederete anche voi su dodici troni per giudicare le
dodici tribù d’Israele. 29 E chiunque avrà lasciato case,
fratelli e sorelle e padre e madre e figli e campi a causa del mio nome, riceverà
il centuplo ed erediterà la vita eterna. Ora molti primi saranno ultimi, 30 e ultimi, primi.
Brani del Vangelo di Matteo proclamato oggi nelle Chiese di rito bizantino
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Il vangelo racconta
quanto Gesù dice o fa per qualcuno.
Quel qualcuno, non è un suo contemporaneo di
duemila anni fa, è il lettore o l’ascoltatore di oggi, il quale –in un certo senso- è
chiamato a fare in prima persona l’esperienza di ciò che è narrato, di ciò che
è proclamato.
Chiunque può quindi fare esperimento (non nella forma arida da laboratorio, ma col sentimento della fraternità), se usa la fede.
L'interpretazione che diamo al brano è che il Nazareno che vuole sempre essere riconosciuto e mai rinnegato è presente, è visibile ancora oggi, nell'ultimo degli esseri umani, in colui che tutti sfuggono, è nell'immigrato che tanti vorrebbero affogasse nel canale di Sicilia, è in chi muore ed affoga nella povertà, nella trascuratezza, nell'indifferenza di tutti e nei giudizi di tutti.
Il brano è un vero e proprio attacco all'egoismo nelle sue manifestazioni di attaccamento al potere, al possesso, alla cura del proprio ego e della propria magnificenza.
Quando per le vicissitudini della vita si è convinti di stare per portare la "croce", il messaggio che arriva dal brano è che non si è soli, davanti, a fianco a noi e dietro di noi ci sono tanti, tantissimi, Nazareni che portano la parte più pesante della Croce. E la portano pure per noi, spesso a causa nostra.
Accettiamo ciò che siamo, ciò che abbiamo; è cosa certa che al nostro prossimo sta toccando la parte più affannosa e difficile del vivere.
Da qualche parte abbiamo letto che nudi siamo usciti dal ventre materno; nudi
torneremo nel seno della terra.
Solidarietà, o come nel mondo cattolico viene ripetuto "fraternità", sono le bussole che fanno conoscere -oggi, nel terzo Millennio- chi è il Nazareno, colui che va seguito per essere degni del Meglio.
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