Credo che possa risultare interessante, per quanti vogliono
conoscere particolari aspetti e momenti della storia di Contessa, leggere il
testo del prof. Alberto Rizzo, noto a Mazara del Vallo sia come studioso di
storia locale oltre sia come valido docente nelle scuole medie. Ho incontrato
più volte il prof. Rizzo a Mazara, che mi ha mostrato una raccolta di documenti
e pubblicazioni riguardanti gli Albanesi d'Italia ed a lungo mi ha parlato del
suo interesse per la storia dei siculo-albanesi e delle numerose testimonianze
del rito bizantino in Sicilia.Il testo di seguito riportato
è stato già diffuso a Contessa ed a Mazara, a cura dell'Associazione
Culturale "Nicolò Chetta", non solo per rendere un riconoscente
omaggio alla memoria dell'Avv. Rizzo, che da qualche anno non é più tra noi, ma
anche per far conoscere il legame storico-culturale che unisce Contessa a
Mazara.
Calogero Raviotta
"Nella verde campagna mazarese, verso Occidente, ricca di pampinose
viti, di oliveti dalle argentee foglie, di una immensa estesa di biondeggianti
messi, al cospetto dell'azzurro Mediterraneo, coperto da un cielo di cobalto,
stette nei secoli passati il Casale di Bizyr, volgarmente detto fino ai nostri
giorni il Casale del Vescovo.
Gli abitanti di Mazara e Petrosino, che da secoli dissodano quelle fertili
contrade, con proficuo lavoro, non solo migliorano le loro condizioni
economiche e domestiche, ma anche contribuiscono quotidianamente alla bonifica
del vasto territorio, posseduto originariamente dalla mensa vescovile, sin dal
1093, ed incluso nel diploma ruggeriano di fondazione della chiesa Cattedrale
di Mazara.
La più antica colonia albanese di Sicilia, cioè quella di Contessa
Entellina, costituì la prima colonia militare dislocata a difesa della costa
siciliana presso Mazara e precisamente nel casale di Bizyr nel 1448, essendo
ancora vivente il glorioso principe Scanderbeg.
La Colonia militare però, dopo appena un biennio, cioè nel 1450, nel
pontificato di Bessarione, monaco basiliano, cardinale niceno, arcivescovo
sipontino, trentatreesimo vescovo di Mazara, tanto calorosamente accetta dal
dottissimo prelato, cessato il pericolo della presunta invasione angioina, di
passare nei domini della potente signora donna Caterina Cardona, dove
fondò Contessa Entellina.
Ci pare ancora di ascoltare il canto dolce e malinconico di quella colonia
primigenia a ricordo dell'Albania abbandonata sotto la schiavitù turca:
O
bella Morea
come ti lasciai e mai più ti vidi.
Colà ho lasciato il signor padre,
colà ho lasciato la signora madre,
Colà ho lasciato anche il fratel mio.
O bella Morea,
come ti lasciai e mai più di vidi.
O e
bukura Moré,
Si të lëra e më ngë t'pe.
Atjé lëra u zotin tatë,
Atjé lëra u zonjën mëmë,
Atié lëra edhé t'im vëlla.
O e bukura Moré,
Si të lëra e më ngë t'pe.
Eppure sono trascorsi più di cinquecento anni (!) e sembra ieri.
Cessate queste esigenze militari molti bizyrioti (così sono chiamati gli
abitanti del casale Bizyr), si stabilirono nella nostra isola e fra questi
rimasero alcune famiglie albanesi, di cui in carte posteriori, però tardive,
troviamo alcuni cognomi, che, per dovere, ricordiamo:
Camarda, Chetta, Stassi, Bisurci, Di Giovanni (soprannominata Sciovanni),
Accardo, Perniciaro, Petta, Vinci, Ferrara, Matranga, Ferrante, Mandalà,
Ciambra, Salvo, Bua e tante altre famiglie di cui omettiamo il nome per ragioni
di brevità.
Spetta dunque all'inclita nostra città di Mazara l'onore di aver ospitato
il primo nucleo di colonie albanesi, futuri colonizzatori di Contessa
Entellina.
Anche se poche, sono rimaste alcune tracce dei bizyrioti nella nostra
città. Sin da quei lontani tempi, durante la Settimana Santa, il diacono greco,
nella domenica delle palme, intonava l'evangelo in lingua
greca, seguito da un fragoroso applauso dei pochi membri della comunità albanese.
Altra solennità mai dimenticata dal popolo era la processione litanica, che
dalla chiesa di tutti i Santi, nella contrada del Bagno, si recava alla Madonna
delle Giummare per celebrarvi la festa della restituzione delle sacre immagini:
Domenica dell'Ortodossia.
Altra solennità era quella del 15 agosto che partiva dall'omonima chiesa
sunnominata e si recava all'abazia delle Giummare per celebrarvi la festa della
"KIMISIS TIS PARTHENUS".
Nelle immediate adiacenze del casale Bizyr, altre due chiese esistettero
intitolate una al santo taumaturgo Nicola di Bari e l'altra in onore
dell'arcangelo San Michele.
In quelle chiese ciriache il clero presente recitava le preci di San
Giorgio megalomartire, mentre le Sacre Vergini dell'archistratega Michele
concludevano la giornata recitando gli inni di Santa
Macrina.
Ancora ricordiamo Atanasio Schirò di Contessa, celebre per la sua profonda
conoscenza teologica, che predicò un quaresimale rimasto celebre negli annali
della Cattedrale e che quei padri Capitolari hanno mandato alle stampe.
Ma la tradizione non si é mai interrotta con questa gloriosa Chiesa
orientale, tanto che nelle feste solenni della riapertura della Cattedrale di
Mazara, Mons. Nicolò Maria Audino chiuse questa assise ecclesiastica con una
Messa Solenne Pontificale in rito greco, celebrata da S.E. Rev.ma Mons. Paolo
Schirò.
L'ultima testimonianza dei rapporti della chiesa di Mazara con quella
italo-albanese é recente: nel mese di agosto 1983, il nostro venerato pastore mons. Costantino Trapani, uno fra i vescovi della Sicilia antesignano di tutti i fratelli
cristiani, invitò mons. Lupinacci, Eparca di Piana degli Albanesi, a celebrare
le glorie del megalomartire VITO, nostro concittadino e patrono principale.
Un avvenimento religioso che trovò particolare gradimento sia nel clero che
nei numerosi fedeli presenti al solenne pontificale in rito
greco-bizantino.
(Prof.
Alberto Rizzo)
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