"50 anni di ERAS a Contessa Entellina"
di Mario Candore
Risultati della Riforma Agraria a Contessa
Per tentare di effettuare un
bilancio sugli effetti della Legge di Riforma Agraria per la nostra comunità,
non si può fare a meno di inquadrare l’intento del legislatore nel particolare
contesto storico dell’epoca. Come ho già detto in precedenza, la situazione
delle aree rurali della nostra regione e quindi anche di Contessa, era
particolarmente grave. Le condizioni di miseria e di povertà delle famiglie
contadine si erano ulteriormente aggravate con la penuria di alimenti che si
registrava dopo la fine della guerra. A rendere più esasperato il clima, si
aggiungevano gli scontri spesso sanguinosi che si verificavano ormai
giornalmente in seguito alle lotte tra contadini, gruppi di potere legati al
latifondo e forze dell’ordine.
Se si considera, quindi,
questo scenario di partenza, a mio parere, si può affermare che la Legge di
Riforma, nella sua prima fase di applicazione, ha ottenuto qualche risultato
positivo.
Infatti, nella sua fase di
impatto, la Legge tamponò i due problemi più urgenti nelle campagne e cioè
quelli di fronteggiare l’emergenza della fame e di allentare il clima di
tensione. I contadini diventati proprietari terrieri migliorarono il proprio
tenore di vita, potendo disporre di maggiori risorse alimentari e di un
incremento del proprio reddito derivante dalla vendita dei prodotti coltivati.
Inoltre è da considerare che si era creato un atteggiamento di aspettativa nei
confronti di altri interventi di Riforma Agraria e dei risultati che complessivamente
si sperava di ottenere con l’applicazione della Legge 104/50.
Tutto questo contribuì
notevolmente a rasserenare il clima delle aree rurali.
Inoltre, l’applicazione della
Legge segnò l’inizio di un progressivo indebolimento dell’influenza mafiosa in
queste zone. Il latifondo dell’epoca poteva essere considerato come il centro
di potere per eccellenza. Gabelloti e campieri, in molti casi, rappresentavano
l’asse portante di una gerarchia mafiosa, alla quale, con l’avvento della
Riforma e la conseguente scomparsa del latifondo, venne a mancare il
presupposto essenziale di un tornaconto. Da qui il trasferimento dei centri di
potere e dei gruppi di mafiosi verso le città, dove si intravedevano affari
economicamente molto più convenienti (edilizia, traffico di stupefacenti,
racket delle estorsioni, ecc.).
Non va sottaciuto infine un
altro aspetto positivo di natura più prettamente sociale della Riforma Agraria.
Attraverso la trasformazione di un cospicuo numero di famiglie contadine in
proprietari terrieri si diffuse un sentimento di grande attaccamento alla terra
e al territorio. La terra non veniva vista più come un nemico, ma come una cosa
da amare.
I coloni non solo
cominciarono con entusiasmo a coltivare le terre a loro assegnate, ma si
incaricarono, con molti sacrifici e con grande competenza, ad effettuare dei
piccoli miglioramenti fondiari, con l’introduzione di coltivazioni più
redditizie, soprattutto la vite e il frutteto. Un esempio è dato dal nostro
concittadino Gaspare Bruno, attualmente residente in Australia, che nel 1953 e
1954 fu insignito del I Premio Provinciale per l’incremento e la produttività e
nel 1955 del III Premio Regionale, riconoscimenti, questi, che venivano
attribuiti nell’ambito degli assegnatari della Riforma Agraria.
Questo fenomeno quindi segnò
una svolta nelle coscienze dei contadini di Contessa.
Non prevalse più il
sentimento di disinteresse generale nei confronti di ciò che non appartiene,
atteggiamento che era molto comune con il latifondo. Con l’emancipazione della
classe contadina invece si diffuse maggiormente la cultura e la consapevolezza
di diritti prima ignorati. E si può dire che si deve proprio all’applicazione
della Legge 104 la creazione della prima classe imprenditrice agraria di
Contessa. Alcuni coloni infatti migliorarono nel tempo la loro posizione e
l’assegnazione dei lotti costituì per loro la prima tappa per la creazione di
un’azienda agricola di una certa dimensione ed economicamente autosufficiente.
Tuttavia, detto di questi
aspetti positivi, oggettivamente si può affermare che la Legge di Riforma
Agraria in Sicilia è stata sostanzialmente un fallimento.
La Legge 104 già di per sé
presentava alcuni aspetti che lasciavano presagire dei modesti risultati. Così
ad esempio, la facoltà di scelta che veniva garantita al proprietario, ha fatto
sì che fossero oggetto di esproprio solo i terreni peggiori, più argillosi, con
pendenze eccessive e in definitiva meno fertili. La qual cosa era ulteriormente
accentuata dal fatto che in partenza erano esclusi dall’esproprio i terreni
migliori (le colture arboree e i terreni in irriguo).
Vi furono poi delle gravi
carenze nell’applicazione della Legge così come era stata concepita.
L’attuazione della Riforma avvenne in Sicilia un po’ a macchia di leopardo e
laddove entrò in vigore, furono in seguito trascurati gli interventi successivi
alla fase iniziale di assegnazione dei lotti e di costruzione dei borghi.
Almeno per quanto riguarda il territorio di Contessa, non furono completati del
tutto i Piani generali di bonifica previsti dalla legge, né si procedette alla
costruzione di infrastrutture di rilievo. Anche l’attività di assistenza
tecnica ai coloni fu del tutto insufficiente e ciò non permise l’introduzione
su larga scala delle innovazioni in campo agricolo. L’azienda colonica, quindi,
nella maggior parte dei casi, non riuscì a decollare anche perché non era
competitiva sui mercati.
Nel frattempo, infatti, la
situazione generale del mercato dei prodotti agricoli era notevolmente
cambiata. L’introduzione della meccanizzazione e di altre tecniche agronomiche
e l’ampliamento dei mercati portò inevitabilmente ad un crollo dei prezzi
agricoli. La dimensione economica delle aziende coloniche derivanti dalla
Riforma si rivelò quindi presto insufficiente a fornire un reddito adeguato a
tutta la famiglia colonica.
Nacque così la seconda ondata
migratoria di lavoratori verso le aree industrializzate del Nord Italia e del
resto d’Europa, laddove si registrava una forte richiesta di manodopera. Questo
fenomeno ha interessato naturalmente anche la popolazione di Contessa. Furono
diverse decine i gruppi familiari di contessioti che, agli inizi degli anni
’60, emigrarono soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e all’estero
(Germania, Svizzera e Francia). Per tutti gli altri rimasti a Contessa si
trattò di condurre un’esistenza sicuramente dignitosa, ma non più come prima
basata esclusivamente sulla propria azienda agricola, esistenza che negli anni
è stata supportata da interventi governativi di tipo assistenziale
(forestazione, Diga Garcia, ecc.) o da altre situazioni straordinarie, quali la
ricostruzione post terremoto.
I retaggi della Riforma
Oggi, a distanza di 50 anni,
cosa rimane a Contessa della Riforma?
A parte l’eredità
socioculturale che ho brevemente descritto, rimangono soprattutto le
testimonianze materiali delle opere di colonizzazione presso gli ex latifondi
(borghi) e dei lotti assegnati. Ma se la destinazione agricola dei terreni e le
colture praticate sono rimaste sostanzialmente invariate, la stessa cosa non
può dirsi per i borghi, i quali tuttavia presentano oggi delle situazioni
piuttosto diversificate.
Infatti, a Castagnola, a
Roccella e in gran parte a Cozzo Finocchio le abitazioni non vengono più
sfruttate per un uso residenziale da parte degli assegnatari, ma soltanto per
soggiorni in alcuni periodi dell’anno (soprattutto in estate) o per essere
utilizzate come strutture a supporto dell’attività agricola e zootecnica. Ma
mentre a Cozzo Finocchio lo stato generale del borgo e delle abitazioni può
ancora definirsi discreto, la stessa cosa però non può dirsi di Castagnola e
Roccella, dove cominciano a manifestarsi evidenti segnali di degrado (cedimenti
strutturali in molte abitazioni, viabilità precaria, ecc.).
Piano Cavaliere invece
continua a mantenere, con le dovute differenze rispetto al passato, le
caratteristiche di un borgo residenziale. Qui vi è un nucleo di Contessioti che
risiede stabilmente, anche se non hanno più come in passato le caratteristiche
di coloni. D’estate alla popolazione residente si aggiungono diversi nuclei
familiari, che qui trascorrono il soggiorno estivo o un breve periodo di
vacanza. Molti assegnatari hanno cambiato la struttura originaria della casa,
rendendola più adatta alle esigenze di una famiglia di oggi, mentre altre
abitazioni sono state costruite ex novo. Per tutti questi motivi le condizioni
generali del borgo sono da considerarsi accettabili, anche se esistono alcuni
problemi che da tempo aspettano una soluzione, quali soprattutto la scarsa
disponibilità di acqua che in estate si accentua.
Da un punto di vista più
strettamente economico gli assegnatari della Riforma beneficiano ancora oggi
degli effetti della Legge 104. Ciò, non soltanto in virtù della proprietà di un
capitale fondiario (la terra) che nel tempo si rivaluta, ma anche per la
proprietà di case coloniche. Queste ultime, infatti, oggi presentano un valore
di mercato di molto superiore alle abitazioni del centro urbano, laddove
l’attività di ricostruzione post terremoto e la progressiva riduzione della
popolazione, ha portato ad un eccesso di offerta di case rispetto alla
richiesta. Così, mentre a Contessa è difficile trovare un’acquirente per una
casa e, quando c’è, la casa è venduta ad un prezzo notevolmente più basso
rispetto al valore reale di costruzione, a Piano Cavaliere e negli altri borghi
avviene esattamente il caso contrario, cioè per ogni casa posta in vendita ci
sono almeno due o tre acquirenti disposti a comprarla ed a prezzi molto
interessanti. Il contessioto infatti, avendo ormai soddisfatto la propria ricerca
di un’abitazione in paese, cerca adesso, avendone la possibilità, per puro
piacere o come forma di investimento, una seconda casa in campagna. Questa
domanda ha fatto crescere negli anni il valore delle abitazioni dei borghi,
fenomeno di cui si avvantaggiano prevalentemente gli assegnatari.
In ogni borgo, comunque, con
le dovute differenze, la questione comune esistente è quella di un
miglioramento delle attuali condizioni generali (viabilità, acqua, igiene
pubblica) nonché la questione inerente gli edifici comuni (edifici scolastici,
latteria di Piano Cavaliere, ecc.) che versano attualmente in condizione di
abbandono. Per tutti questi edifici si pone il problema del recupero, non solo
per individuarne degli usi alternativi, ma soprattutto per impedirne la rovina.
Un esempio importante di un
uso alternativo degli edifici pubblici dei borghi è sotto i nostri occhi a
Pizzillo. Qui, la concessione dei locali all’Eparchia di Piana degli Albanesi
e, per suo tramite, alla Comunità Trinità della Pace, non solo ha salvaguardato
da una sicura rovina gli edifici esistenti, ma ha permesso che nel nostro
territorio si insediasse una realtà che, nel corso di oltre dieci anni, è
diventata un centro importante di spiritualità della nostra Regione, sede di
numerose attività socio culturali (tra cui l’istituzione di una Biblioteca che
oggi conta quasi 2500 testi), così da farne un punto di riferimento per i paesi
limitrofi, con diramazioni e contatti con altri centri della Sicilia e del
resto d’Italia. Da semplice cittadino di Contessa penso che questa realtà è
un’altra maniera molto qualificata per far conoscere il nostro paese; ma la
questione della concessione dei locali del Pizzillo ad una istituzione
religiosa, caso unico in Sicilia, a mio parere rappresenta anche un ennesimo
esempio del prezioso ruolo di supplenza svolto dalla Chiesa, in mancanza di
serie iniziative politiche e amministrative, per la creazione di realtà nuove
finalizzate alla ricerca del bene comune.
È un esempio di un uso
diverso, che potrebbe essere applicato ad altre situazioni di altri borghi,
attraverso nuove concessioni da studiare, o in altri campi (dal ricreativo,
alla creazione di strutture di supporto all’attività turistica, ecc.) o ad
altri soggetti anche privati. In questo modo sarà possibile che ciò che
sopravvive della Riforma non rimanga solo una testimonianza visiva per i nostri
figli, ma diventi anche uno strumento per lo sviluppo di Contessa, soprattutto
in memoria e riconoscenza dei tanti siciliani e dei contessioti che hanno dato
la vita per migliorare la dignità e le condizioni di vita delle popolazioni
contadine.
Dott. Mario Candore