Sulla “Storia d’Italia” Einaudi uno dei volumi riporta il
titolo “da contadini ad operai”. Oggi col governo degli inconcludenti che ci
ritroviamo al livello nazionale, col governo del parlare e straparlare che ci
ritroviamo a Palermo, con le grandi imprese del comparto industriale
(Elettrolux, Fiat e molte altre decine che …. fuggono o cominciano ad
abbandonare il Belpaese), è ovvio che ci viene spontaneo interrogarci su quale possa
essere, fra qualche decennio, il titolo del volume dedicato al
post-tangentopoli (post-tangentopoli che ha costituito vergogna per il nostro
paese, ma non quanto sia vergognosa l’attuale classe dirigente).
Intorno al 1860 l’Italia aveva i caratteri dei paesi poveri
e sottosviluppati, in tutto e per tutto come lo può oggi essere un paese
africano. Allora non è che mancassero l’ingegno o l’operosità della gente. No,
assolutamente no.
La natura, il clima, la fertilità delle campagne erano
condizioni che in Europa non tutti i paesi potevano vantare. Ciò che allora
aveva lasciato indietro l’Italia (o i sette stati italiani) erano gli
ordinamenti del vivere civile. Ovunque con la Rivoluzione francese il vecchio
mondo era crollato, la società borghese aveva preso il sopravvento sulla
società feudale. Da noi, dal Nord al Sud, al feudalesimo subentrò la società
pseudo-borghese, quella del latifondo. La proprietà privata rimase nella
disponibilità di chi già aveva dominato nella società feudale. I governi dei
sette stati italiani e quello successivo dell’Italia unità rimase in mano alle
classi dominanti precedenti. Alle masse fu offerta l’emigrazione di massa verso il nuovo
mondo (Americhe e successivamente Australia ed Europa del Nord).
Tutto l’Ottocento fu governato dalle classi parassitarie,
mentre nel resto dell’Europa l’industria, l’attività manifatturiera, poneva l’agricoltura
come attività quasi sussidiaria ai fini della creazione della ricchezza.
Ricchezza che in Europa grazie all’azione politica dei movimenti socialisti veniva
redistribuita, ma che in Italia restava nelle mani di pochi.
L’età giolittiana (liberali di sinistra con l’appoggio
esterno dei socialisti) in Italia pose le basi di una industrializzazione che
però fu limitata alle regioni del Nord. Perché ? Le classi dominanti del Sud
erano espressione dei latifondisti e le classi subalterne erano, in molti casi “fedeli”
ai latifondisti ed ostili al movimento socialista che invece prefigurava il loro
riscatto.
Ricordiamoci che a Contessa i tentativi di contrasto ai
latifondi ci furono e furono consistenti, ma non tanto da averla vinta sulle
classi latifondistiche che si circondarono della larga fascia di mafiosità a loro tutela. Il movimento dei
Fasci Siciliani coinvolse a Contessa almeno 150 aderenti e la repressione
crispina (espressione del vecchio ordine latifondistico) costrinse la gran
parte di quei 150 aderenti ad emigrare (scappare) verso le Americhe. Erano quelli i contessioti più intraprendenti, più intellettualmente attivi (artigiani, i pochi studenti e pochi sacerdoti).
Dal 1919 al 1924 il movimento socialista locale si
riorganizzò in cooperative e si impadronì della guida del Comune. Chiese e pretese
l’assegnazione delle terre, dei feudi, da coltivare secondo patti e contratti
vigenti nel resto dell’Italia. Anche quel movimento fu sconfitto e “confinato”
con l’arrivo del Fascismo. Fino agli anni cinquanta a Contessa, come nel resto
del Meridione, il modo di vivere rimase quello del latifondismo, un mondo
arretrato e non attento a ciò che accadeva nel resto dell’Europa sul piano socio-economico.
Negli anni sessanta l’Italia, col Centro-Sinistra recuperò il
tempo perduto, almeno in parte. Il boom nell’industrializzazione, nelle infrastrutture, nella
scolarizzazione obbligatoria fino almeno ai 14 anni, il sistema sanitario. Tutto
fu allineato all’Europa, compresa la redistribuzione del reddito nazionale prodotto.
L’Agricoltura verosimilmente non fu più la fonte di sostentamento per il 90%
delle famiglie come lo era ai primi anni sessanta.
Il Centro-sinistra di allora non risolse e non sciolse tutte le arretratezze del paese. Non poteva
recuperare tutti i ritardi, tuttavia miseria e povertà furono di parecchio
ristrette. L’Italietta fu portata ad essere, dal tanto disprezzato (in più casi
giustamente) Craxi al quinto posto delle potenze industriali del mondo.
Da contadini ad operai raffigura un mondo che il
Centro-Sinistra (quello vero) ha saputo far evolvere.
Oggi il contesto e l’economia mondiale sono cambiati. La
classe dirigente italiana così come non ha saputo leggere le conseguenze dell’Illuminismo,
della Rivoluzione Francese, ancora oggi non sa leggere le conseguenze della
globalizzazione, dell’integrazione europea, del villaggio globale.
Cosa è accaduto ? Col crollo del muro di Berlino solo in
Italia ci siamo liberati (lo diciamo ironicamente) delle spinte socialiste (non
solo di quelle del psi di Craxi ma pure di quelle che esistevano nel pci). In
nessun paese d’Europa dopo il crollo del muro di Berlino sono venute meno le
forze socialdemocratiche, quelle che nel dna hanno la spinta verso la novità,
tranne in Italia dove addirittura i “rivoluzionari” del pci (ancora ironia) si
sono trasformati in compassati democristiani.
Oggi non solo l’Italia, governata dalla destra berlusconiana
e dal finto Centro-sinistra moderato e conformista del pd, perde di anno in
anno capacità di produrre ricchezza (pil) ma addirittura vergognosamente
accentra la ricchezza nazionale nelle mani di pochi, di pochi ricconi. L’Istat
appena tre giorni fa ci ha fatto sapere che il 10% degli italiani controlla il
50% della ricchezza nazionale.
Non così è accaduto nel resto dei paesi europei, dove pure
le forze liberiste governano ma che trovano antagonisti completamente assenti
in Italia. A meno che non si considerino antagonisti i "comici" alla Grillo.
I governi dalemiani e quelli berlusconiani, allo stesso modo
dei governi post-unitari, non sanno
gestire il mondo che cambia, ecco perché da 5° potenza industriale con Bettino
Craxi (quando fu superata pure la Gran Bretagna) si è passati al 12° posto con Enrico Letta e le
riviste specializzate ci fanno prefigurare –a breve- il 18° posto sotto la
Corea del Sud.
Il trasferimento della sede legale e di quella fiscale rispettivamente in Olanda ed a Londra viene passata in queste ore dai media governativi italiani come fatto trascurabile.
L’Italia in Europa è l’unico paese in cui l’intero
schieramento parlamentare è liberista, mancano cultura e forze
socialdemocratiche. Chi deve spingere in direzione delle riforme strutturali di
questa società ferma ai tempi pre-globalizzazione ?
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