Cerchiamo di capire -in forma semplificata- cosa il Commissario dello Stato ha impugnato della legge finanziaria della Regione Sicilia.
Le norme impugnate riguardano
- i residui attivi, passivi e perenti e di equilibrio di bilanci, la riscossione dell' Irap.
In buona sostanza alla Regione pare che esista l'abitudine di iscrivere crediti che non verranno mai riscossi, o perché scaduti, perché inesigibili, perché ormai inesistenti.
- gli articoli relativi al settore della sanità e persino per le spese di pulizie e servizi ausiliari,
- quelle per l' impiego dei forestali, l' accorpamento dei Consorzi di bonifica e per il personale dell' Ente acquedotti siciliani in liquidazione.
-Bocciato il rifinanziamento delle leggi di spesa, la cessione di partecipazioni azionarie della Regione e le modifiche delle norme che regolamentano le società pubbliche regionali.
- Non va bene l'impiego fondi Ircac inutilizzati, il fondo rotativo per aiuti alle imprese, il fondo unico regionale per gli aiuti all' agricoltura e alla pesca e l' adesione alla convenzione Abi-Cdp.
-Bocciato il rifinanziamento delle leggi di spesa, la cessione di partecipazioni azionarie della Regione e le modifiche delle norme che regolamentano le società pubbliche regionali.
- Non va bene l'impiego fondi Ircac inutilizzati, il fondo rotativo per aiuti alle imprese, il fondo unico regionale per gli aiuti all' agricoltura e alla pesca e l' adesione alla convenzione Abi-Cdp.
-Falciati gli aiuti alle coppie di fatto, i soldi per lo sport e lo spettacolo e il turismo e i disabili.
-Non passa nemmeno l' articolo cosiddetto "salva petrolieri", con la riduzione dal 23 al 13 per cento delle aliquote sulle estrazioni e la "mini" tabella H costituita dall' articolo 17 (262 milioni di euro).
a) Tra le norme della finanziaria che sono passate vi è la proroga e la stabilizzazione dei contratti dei 24 mila precari dei comuni siciliani.
b) Salvi anche i trasferimenti a Comuni e Province e per il settore del trasporto pubblico.
Ieri a Palazzo dei Normanni il presidente dell'Assemblea, Ardizzone, ha difeso l'istituzione dalle ombre di ladrocinio in cui è avvolta ormai da anni (non solo da quando è scoppiata l'indagine sui fondi dei gruppi parlamentari).
Dal discorso di Ardizzone si capisce che quei 90 vivono lontani dal comune sentire e vedere della gente. Scriviamo ciò dopo avere letto la difesa di
Ardizzone al recente aumento dell'indennità di carica ai "capi-gruppo". Ci vuole coraggio e ci vuole "faccia di bronzo" a puntare in simili direzioni.
Ieri, il presidente dell' Ars, Giovanni Ardizzone, ha difeso in aula la sua gestione e il Parlamento che presiede. Ha chiesto alla magistratura di «fare presto ».
Ardizzone figura tra gli indagati per un presunto abuso di duemila euro ed ha stigmatizzato lo «stillicidio di notizie non verificate». Sulle «indennità dei capogruppo » ha detto «... esiste e da tempo in tante altre» regioni, e i costi del Parlamento, tacciati dal governatore Crocetta come «i più alti d' Europa», vengono calcolati senza considerare l'incidenza delle «spese per le pensioni e la manutenzione del palazzo che altre regioni non hanno».
Ardizzone evidentemente, come i 90, ha ormai perso il contatto con il mondo esterno a Palazzo dei Normanni.
Gli sfugge che gli scandali sono pregressi, continuativi e mai risarciti dai colpevoli. Ciò vuol dire che alla Regione Siciliana il malaffare è stato quasi sempre di casa e nulla lascia presagire (vista la qualità della legislazione, regolarmente bocciata) in un futuro migliore.
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