A Contessa capitava fino a qualche tempo fa di imbattersi in gruppi di "huajt" estranei. Erano studiosi della Scuola Normale di Pisa che conducevano rilievi e scavi ad Entella.
E' dai primi anni Ottanta che la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo ha affidato al Laboratorio di Scienze dell'Antichità della Scuola Normale Superiore di Pisa la conduzione scientifica degli scavi a Rocca d'Entella (m. 557 s.l.m.). L'antica città elima, poi divenuta campane, greca, romana, bizantina, araba sorgeva sul ramo sinistro del fiume Belice.
Da quella zona sono finiti sul mercato clandestino dell'antiquariato preziosissimi reperti trafugati. Molti di questi beni sono stati recuperati e possiedono un rilevantissimo interesse per i ricercatori.
Entella era posta sul pianoro che si stende su un monte posto a breve distanza dalla confluenza del Belice, fiume questo che nell'antichità era navigabile e rendeva agevoli le comunicazioni fra la città e Selinunte (sulla costa meridionale della Sicilia).
Segni significativi di monumentalizzazione della città si hanno per il periodo classico (V-IV sec. a. C.), ma abbondanti sono pure le tracce del precedente periodo arcaico (VI-V sec. a. C.).
Il periodo di maggiore monumentalizzazione di Entella è tuttavia rinvenibile nel periodo ellenistico-greco (IV-III sec. a.C.) quando, verosimilmente, è stato raggiunta la massima densità urbanistica. Sono di questo periodo pure i numerosissimi insediamenti abitati che costituivano costellazioni, satelliti, della città, dislocati lungo pendii collegati a vallate, snodi viari, pozzi potabili.
Ubicazione di Entella, sul ramo sinistro del Crimiso/Belice |
Entella così come si presenta oggi ai visitatori (piuttosto rari per l'inadeguatezza viaria e per la carenza promozionale) offre testimonianze e tracce archeologiche che cominciano con la preistoria ed arrivano al Medioevo (1248 d.C.).
Gli assedi e gli attacchi alla città, nel corso della Storia, sono motivati per la sua posizione centrale rispetto al sistema viario della Sicilia Occidentale. La Rocca, con le sue difese naturali, divenne di grande importanza strategica soprattutto nel periodo in cui nelle sue adiacenze passava il confine fra la Sicilia Occidentale (sottoposta al controllo cartaginese) e la Sicilia Orientale (tutta dominata dalle polis greche).
Fu in questo periodo, ed avvenne sul territorio entellino -in prossimità della confluenza del Belice- una delle battaglie che determinarono le sorti dell'isola antica. La battaglia sul fiume Crimiso (oggi Belice) del 339 a.C. fu devastante per i cartaginesi di Amilcare e Asdrubale, ed invece vittoriosa per i greco-siracusani di Timoleonte che seppe approfittare delle esondazioni del fiume, lì, in quella stessa zona, dove ancora oggi (2014) il Belice a causa dell'incuria dell'uomo con normale frequentenza esonda.
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