Un giornale on-line all’inizio di gennaio ha lanciato una “bufala”,
una notizia falsa, che ha allertato un nostro amico venutoci a dire “il
canone Rai non va pagato”. E’ una notizia falsa che potrebbe procurare guai a
chi si attiene ad essa. Il giornale in questione, peraltro, sulla testata porta
la dizione “testata a contenuto satirico”.
La normativa in materia di informazione radio-televisiva
prevede tassativamente alcune tipologie di esenzione dal pagamento del canone
(Forze armate Nato, Corpi diplomatici stranieri, rivenditori di apparecchi tv…
etc.). E’ prevista pure l’esenzione degli anziani con età eccedente i 75 anni
purchè non possiedano un reddito superiore a €. 6.700,oo e non convivano con
parenti di età inferiore ai 75 anni.
Chi non vuole pagare il canone deve inviare una raccomandata
alla Rai e chiedere che gli venga sigillato l’apparecchio che detiene in casa.
La disciplina sul canone è piuttosto vecchiotta, risale
infatti al 1938, e fu concepita come “tassa”, ossia contribuzione a fronte di
un servizio che lo Stato offriva (servizio di intrattenimento ed informazione).
Era quello un periodo in cui l’Ente Radio-televisivo agiva in regime di
monopolio.
Oggi effettivamente quei presupposti non esistono più e si
potrebbero ipotizzare profili di illegittimità. Però il cittadino è tenuto a
rispettare la legge; questa, oggi, pone come presupposto del tributo il possesso dell’apparecchio,
cosicché la dottrina giuridica non inquadra più il canone Rai come tassa bensì
come “imposta”.
L’impostazione del 1938 (tassa correlata ad un servizio)
oggi non esiste più perché gli italiani pagano una imposta sul
possesso di un bene (radio o tv).
Certo, in tanti disquisiscono se nel terzo millennio, quando
la struttura tecnologica è completamente disancorata dai tempi in cui il
tributo fu pensato, sia ancora corretto mantenere l’attuale regime.
Questa è
tuttavia la norma: dura lex, sed lex.
L’amico che mi ha sollevato la questione ha tirato fuori un
articolo giornalistico che asseriva che il 19 marzo prossimo il Presidente
della Commissione sulla Vigilanza Rai dovrà recarsi a Bruxelles per chiarire la
problematica Rai. Non è così, però.
In quella data il Presidente della
Vigilanza dovrà andare a chiarire come si concilia la posizione di quegli
utenti abbonati Sky col canone Rai. Tutt’altra problematica quindi.
Per concludere non esiste alcuna sentenza della Corte dei
diritti dell’uomo che abbia asserito ufficialmente che il canone non vada
pagato. Il debito tributario esiste e persiste e lo testimonia il logo dell’Agenzia
delle Entrate che accompagna il bollettino del canone.
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