La Sicilia di Raffaele Lombardo, sostenuto politicamente da un pd isolano che ha ormai perso la bussola, si trova oggi ad aver utilizzato neanche un decimo delle risorse disponibili, a due anni dalla chiusura della Programmazione comunitaria 2007-2013. Inettitudine, incompertenza e letterale incapacità sono le cause, oltre alla tradizionale -dei siciliani- mancanza di volontà di operare.
Su un totale di quasi 10,9 miliardi di euro, derivanti dai quattro grandi Piani di intervento, la Sicilia ne ha realmente speso soltanto poco più di 1 miliardo, ovvero circa il 9,4 per cento del totale, al punto da costringere Bruxelles a richiamare più volte Palermo al rispetto degli impegni di spesa, fino a minacciare il ritiro delle quote concesse fino al 2009.
L’erogazione delle risorse da parte dell’Ue è correlata al cofinanziamento da parte sia dello Stato che della Regione, i quali devono contribuire con proprie quote ad ogni Programma operativo per un totale di 5,2 miliardi.
La Regione siciliana deve
-quasi 934 milioni di euro sui 6,5 miliardi del Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr) che abbraccia tutti i settori di programmazione,
-circa 210 milioni sui 2,1 miliardi del Fondo sociale (Fse) che riguarda principalmente al settore della Formazione,
-e poi ancora 268 milioni sui 2,1 miliardi del Fondo destinato all’agricoltura (Feasr)
-e 15 milioni sui 151 riservati al Fondo per la pesca (Fep).
Per un totale di circa 1 miliardo e 428 milioni che tocca alla Sicilia versare se non vuole vedersi scappare gli altri 3,8 di parte statale, ma soprattutto i restanti 5,6 di contribuzione europea.
-quasi 934 milioni di euro sui 6,5 miliardi del Fondo per lo sviluppo regionale (Fesr) che abbraccia tutti i settori di programmazione,
-circa 210 milioni sui 2,1 miliardi del Fondo sociale (Fse) che riguarda principalmente al settore della Formazione,
-e poi ancora 268 milioni sui 2,1 miliardi del Fondo destinato all’agricoltura (Feasr)
-e 15 milioni sui 151 riservati al Fondo per la pesca (Fep).
Per un totale di circa 1 miliardo e 428 milioni che tocca alla Sicilia versare se non vuole vedersi scappare gli altri 3,8 di parte statale, ma soprattutto i restanti 5,6 di contribuzione europea.
La spesa certificata al 31 maggio scorso è pari invece ad appena l’8 per cento per il Fesr e al 3,8 per cento nel Fse, al 19,6 per cento nel Feasr alla certificazione del 31 marzo e ad un misero 2,3 per cento per il Fep a rendiconto 2010.
Per spesa certificata si intende l’elaborazione delle domande di pagamento e successiva trasmissione delle stesse, da parte dell’Autorità di certificazione che fa capo alla Presidenza della Regione e il cui dirigente è Ludovico Benfante, una volta ricevute le richieste dai vari centri di spesa.
Di fondi europei la Sicilia ne avrebbe a disposizione addirittura fino a circa 18 miliardi di euro, aggiungendovi le quote Fas destinate all’Isola ma ancora per gran parte ferme a Roma nelle mani del Cipe. In questo caso la percentuale odierna di spesa crolla addirittura al 5,7 per cento, con un resto di quasi 17 miliardi su cui poter ancora contare per creare sviluppo, e dare una speranza alla Sicilia.
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