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lunedì 19 settembre 2011

Perchè Berlusconi -convocato come testimone- non vuole recarsi a Napoli

Seguire il tg di Minzolini è per noi italiani come vivere in Svizzera: l’economia non è gagliarda ma funziona, gli italiani spendono meno ma stanno bene, il turismo tira e Berlusconi è sulla cresta dell’onda, il paese è rispettato nei circuiti internazionali.
La realtà è che, –come ha scritto in questi giorni un quotidiano- ricalcando Dante, l’Italia somiglia a un gran bordello. Non solo per gli intrighi sessuali, che nelle intercettazioni Tarantini-Berlusconi abbondano, ma perché si rischia di mandare all'aria il Paese, a portarlo alla bancarotta ancor prima che arrivi al burrone la stessa Grecia.
In un paese strozzato dalla crisi, dall'incertezza di come si potrà uscirne, dalla mancanza di credibilità internazionale, sembra quasi assurdo che al centro del dibattito politico ci siano escort, papponi, millantatori e veline, con un capo del governo prigioniero delle sue debolezze e delle sue ricchezze. Debolezze comprensibili forse dal lato umano (il pover’uomo è malato: come ha detto un paio di anni fa la moglie Veronica), imperdonabili per il ruolo che occupa.
Le intercettazioni, lecite o non lecite, con frasi da basso impero, tratteggiano un mondo squallido dove i protagonisti fanno a gara per spillare soldi con offerte di bunga bunga e, peggio ancora, con ricatti. Il cavaliere non è sfiorato dal dubbio di essersi squalificato davanti al Paese e, soprattutto, davanti a quella parte di popolo che lo ha votato e a cui si richiama in continuazione. Nelle telefonate viene alla luce, si scopre, la morale dell'uomo: i suoi vizi privati che diventano pubblici.
A Napoli i giudici lo vogliono sentire come testimone, ma il cavaliere teme il “trappolone”; potrebbe incappare nella falsa testimonianza colta in flagrante e finire persino in galera, senza passare per l'autorizzazione del Parlamento. La sua tesi di voler fare beneficenza ai coniugi Tarantini potrebbe infatti essere smontabile con facilità dagli inquirenti grazie ai colloqui contenuti nelle intercettazioni.
Se così fosse, ci troveremmo, noi italiani, davanti al paradosso di un presidente del Consiglio agli arresti per un fatto di escort quando a suo carico ha avuto e ha inchieste ben più pesanti per reati come la corruzione, la mafia o, addirittura, lo stragismo.

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