E’ proprio vero i novanta perditempo di Sala D’Ercole non intendono fare nulla per conquistare un minimo di gradimento nell’opinione pubblica isolana.
L’ultima manovra economica governativa nazionale ha sancito che per le regioni con una popolazione sui cinque milioni di abitanti sono sufficienti cinquanta “perditempo (ndr)”.
Invece:
Il Consiglio di presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, tenutosi ieri mattina e allargato ai capigruppo (maggioranza ed opposizione: tanto vere opposizioni non ne esistono, all'infuori di singoli deputati -a titolo personale- viene da dire), ha stabilito, alla luce dell’entrata in vigore del D.Lgs 138/2011 che, sarà presentato, a firma di tutti i suoi componenti e di tutti i capigruppo, un disegno di legge costituzionale per la modifica dello Statuto siciliano, avente ad oggetto la proposta di riduzione del numero dei deputati da 90 a 70, sottolineando anche la necessità di una conseguente modifica dell’attuale Legge elettorale.
Comincia così un iter che non si sa comunque quando finirà e se finirà in tempo utile prima del termine della legislatura. Inoltre nel comunicato viene scritto che “il costo complessivo per ciascun deputato regionale siciliano è già inferiore a quello sopportato da molti altri Consigli Regionali, grazie ai tagli finora apportati dallo stesso Cdp con le precedenti delibere”.
Comincia così un iter che non si sa comunque quando finirà e se finirà in tempo utile prima del termine della legislatura. Inoltre nel comunicato viene scritto che “il costo complessivo per ciascun deputato regionale siciliano è già inferiore a quello sopportato da molti altri Consigli Regionali, grazie ai tagli finora apportati dallo stesso Cdp con le precedenti delibere”.
“Invocare l’autonomia per non ridurre i deputati regionali da 90 a 50, così come è stato previsto dal Governo Nazionale – dice l’on.le Barbagallo - significa non avere capito che le mutate condizioni sociali e politiche impongono oggi una scelta più radicale. Se i consiglieri regionali venissero ridotti in tutte le regioni, comprese quelle a statuto speciale, nella misura stabilita nella finanziaria, la Sicilia verrebbe considerata una zona franca nella quale la riduzione avverrebbe non sulla base di specifici parametri (territorio e popolazione), ma sulla base di un’autonoma decisione della propria classe dirigente politica”.
Toni Scilla, altro deputato,ha dichiarato: “Ricorrere sistematicamente allo strumento clientelare delle consulenze è l’antitesi della buona e sana amministrazione pubblica. Incapace di incidere attraverso riforme strutturali, il governo pseudo-tecnico guidato da Raffaele Lombardo sarà ricordato dai posteri come il campione delle prebende. Sarebbe opportuno che il Parlamento siciliano prendesse in considerazione l’ipotesi di istituire una commissione d’indagine per fare piena luce sulla questione delle infinite consulenze. Bisogna squarciare il velo su quanto sta accadendo”.
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