Oggi a Palazzo dei Normanni è convocato l’ufficio di Presidenza per deliberare sulle proposte avanzate dai questori dell’Ars (gli amministratori dell'Assemblea) e predisposte dai funzionari.
Fra i provvedimenti vi è la riduzione dei parlamentari, prevista peraltro dalla legge nazionale. La mancata applicazione della riduzione (invocando la specialità dello Statuto) comporterebbe il mancato trasferimento del fondo di perequazione.
Esiste già un disegno di legge che prevede una riduzione da 90 a 70 dei deputati, ma anche questo sarebbe stato aggiornato, con una ulteriore riduzione a 50 parlamentari per tutta la Sicilia, come previsto nel decreto Tremonti.
Oggi dovrebbero essere ratificati altri provvedimenti sull'eliminazioni di privilegi fin qui mantenuti dai parlamentari: a cominciare dal buono pasto, alle indennità riconosciute agli ex parlamentari regionali per aggiornamenti culturali (per un ammontare complessivo di circa 7 milioni di euro all’anno).
Si discuterà anche della riduzione dei compensi dei deputati regionali ma soprattutto delle indennità che vengono corrisposte ai presidenti di Commissione e ai componenti proprio dell’ufficio di Presidenza. Voci di corridoio parlano di parlamentari che vogliono convincere il presidente dell’Ars a rivolgersi alla Consulta per appellarsi al diritto statutario di stabilire autonomamente i propri compensi, ma a questo punto dovrebbe venir meno la applicazione della legge di equiparazione dei parlamentari dell’Ars a quelli del Senato della Repubblica, legge alla quale si è agganciato il Parlamento di Palazzo dei Normanni fin dal 1965. Esistono infatti fra gli attuali 90 "parassiti" soggetti che ancora non hanno capito che il paese, l'Italia, si sta avviando, dritto dritto, verso la bancarotta. Si c'è gente che vorrebbe continuare a mungere la vacca.
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