Ripreso da IL FATTO-QUOTIDIANO
Ecco l’estratto di una delle telefonate decisive nell’inchiesta sulla presunta estorsione al presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Parlando con il direttore ed editore dell’Avanti! Valter Lavitola, il 17 luglio scorso Gianpaolo Tarantini dice di aver saputo dal suo avvocato Giorgio Perroni che Berlusconi ha dato a Lavitola stesso mezzo milione di euro. L’imprenditore che procurava escort al presidente del consiglio è fuori dalla grazia di Dio perché di quei soldi ha visto solo una piccola parte. E dice chiaramente di aspettarsi un sacco di altri soldi.
I due, raggiunti oggi da un ordine di custodia cautelare per estorsione emesso dalla Procura di Napoli, parlano anche di altre persone beneficiate presumibilmente dal presidente del Consiglio: Lele Mora, Emilio Fede e una certa Sabina (probabilmente Sabina Began detta l’Ape regina), che ora vive in una villa “stile Onassis”.
GT = Gianpaolo Tarantini
VL = Valter Lavitola
GT: Và (nel senso di Valter) ma non diciamo cazzate dai! Lo sai com’è quello, che tu oggi gli
chiedi 500, vai tra due mesi e gli dici: “guarda che sono serviti per una cazzata, lì devi
mettere altri 500″ (incomprensibile) e te le mette.
VL: si, si. E quello piglia e me le mette (in tono ironico). E questa è un’idea tua, hai capito? Questa è l’idea tua.
GT: e Valter, noi in un ann…in un anno e mezzo come abbiamo fatto fino ad ora? Abbiamo trovato quattro, cinque cazzate da dirgli e ci ha sempre dato tutti i soldi che volevamo.
VL: eh? E allora vuoi sapere in un anno e mezzo com’è andata la cosa fino a mò? Io sto fuori di 160 e passa mila euro, a parte gli arretrati da marzo a mò, che tu ci creda o non ci creda, io ti faccio vedere le copie dei rimborsi uno a uno. Se io gli andavo a parlà di tutti quanti…l’unica cosa che mi ha meravigliato è stata la cosa dell’affitto, eh. Perché, Gianpà…
GT: scusa Và (Valter), tu l’ultima volta che gli hai portato il bollettino, quello dopo un mese, due mesi, te li ha dati; poi non è che ha battuto ciglio. (…)
VL: Gianpaolo, Gianpaolo, l’altra…lui…io gli ho detto che a te ti do 8.000 euro al mese, mentre invece io te ne do 14, più tutti gli extra.
GT: eh.
VL: fitto già pagato (incomprensibile) più l’avvocato, più quello, più le emergenze che tieni? “Tu sei impazzito”, mi ha detto lui. (…)
GT: ti sto dicendo, cioè se io faccio una vita esagerata no, per come la…la…la descrivi tu, la vita esagerata, io devo consentire a mia moglie di andarsi a vendere le borse? O di andare senza macchina?
VL: Gianpà ma fammi capire una cosa, io non…non lo so se tu (incomprensibile), perché secondo te 14.000 euro al mese più gli extra, più l’affitto pagato, sono pochi soldi al mese?
GT: no! E mica sto dicendo che sono po…io non ho mai detto che sono pochi. Chi ha mai detto che sono pochi.
VL: e allora…e non lo so, se tu mi dici così, che…secondo me è una pazzia sia il fatto delle borse, sia il fatto della macchina, sia il fatto dei 14.000 euro più l’affitto, hai capito? Perché io voglio vedere l’anno che viene, se non abbiamo risolto, come cazzo si fa! Eh! (…)
GT: appunto, perchè tu l’hai visto come sono coglione io! Forse l’unico, l’unico, l’unico di tutta questa storia, di tutti quelli attorno a lui che hanno avuto problemi, l’unico coglione che non ha mai chiesto A fuori le riga…
VL: e va bè, Gianpà, però non esagerare. Pure questo non è vero, hai capito che ti voglio dire? Secondo me…
GT: e ma tu dimmi una cosa…una puttanata…
VL: …tu ti fai riempire il cervello da questi qua di milioni e miliardi e stramilioni che non (incomprensibile)
GT: ah perchè…perché Lele Mora che ha avuto 4 milioni di euro e Emilio Fede se n’è intascati 800, chi è più balordo dei due.
VL: si, Gianpà, 4 milioni di euro li aveva avuto Lele Mora che, sostanzialmente, lo…lo…mò lasciamo stare dai (incomprensibile).
GT: no, no Và (Valter), vedi che Perroni è lo stesso avvocato di Lele Mora; Perroni è lo stesso avvocato di Lele Mora e il mio.
VL: e allora?
GT: gli ha dato 4 milioni di euro, 4 milioni di euro, con tre bonifici, sui 4 milioni se n’è intascati 800 Emilio Fede.
VL: 800?
GT: Emilio Fede, a tromba, lo ha truffato.
VL: eh.
GT: Sabina è sistemata tutta la vita. Se tu vai a vedere la casa di Sabina, tu dici: “non è possibile”, sembra la casa di Onassis.
VL: nientedimeno!
GT: eh! Ed io non ho mai chiesto un cazzo! Io sono sempre andato, attraverso te, con…con le…con i piedi di piombo, proprio perché sapevo, per come sono io, che io…per me è un’umiliazione…già sta telefonata per me è un’umiliazione, per come sono io, andavo a chiedere…
GT: ma guarda che tu a me la notizia che mi hai dato oggi, per me vale oro, è come se mi avessero detto: “sei assolto”. Perché lui aveva dato una parola e l’ha mantenuta.
VL: eh, ma è logico Gianpà che l’ha mantenuta!
GT: ma se l’avessi saputo però! Eh, ma perché cazzo non mi hai avvisato! Io sarei stato ipercontento, ti avrei detto: “Valter, ti bacio in bocca, perché il merito dei 500 sò i tuoi, non sò i miei, perché chi mi ha portato là: tu.”
VL: ma che c’entra chi ti ha portato là! Ma secondo te quello te li ha dati perché siamo andati là? Te li ha dati perché io gli ho fatto due palle come una mongolfiera, Gianpà.
GT: appunto! e io che sto dicendo?
VL: fatti i conti che io ancora ne devo avere 230, tra parentesi eh.
GT: va bè. Mò ndò stanno sti cazzo di soldi.
VL: stanno su…aspetta un secondo, fammi vedè chi è (squilla un altro telefono). Tutti i soldi stanno su un conto chiuso in Uruguay.
GT: va buò.
VL: comunque, Gianpà, il risultato è…mò voglio vedè allora quanto sei uomo, allora, visto che è così. Non dire un cazzo a tua moglie, scordati questi soldi; il momento che tu te ne devi andare fuori, te li piglio e te li metto su un conto, anzi, non te li piglio, non te li metto su un conto niente; tu sti soldi vanno per un’attività, individuiamo un’attività, fosse pure a Roma, io lì, mi litigo con lui e te li metto, però su un’attività Gianpà, perché se te li do in mano a te questi soldi sai quanto durano? Due mesi.
GT: Và (Valter) ma ti posso dì…ti posso chiedere un favore?
VL: eh.
GT: ma me lo fai?
VL: si.
GT: mi fai andà a parlà con lui, perchè io so sicuro che io e lui, davanti, da soli, a me lui non mi da 500, perché lui mi conosce, sa che Gianpaolo Tarantini prende i soldi dall’ENI, prende i soldi da Finmeccanica, da dove cazzo li prende, lui lo sa che io li prendo, a me me ne servono 5 domani? Lui lo sa che io ne prendo 20, perché lui lo sa come so capace io a
prenderli i soldi, io li ridò tutti e 5.
VL: Gianpà scusa, ma noi ci siamo andati e quello là ti ha fatto così.
GT: e tu mi hai fatt…tu gli hai detto 500, perché se parlavo io gli chiedevo 3 milioni e quello diceva: “si”, ti assicuro.
VL: Gianpà se tu gli chiedi 3 milioni, quello ci cacciava fuori a tutti e tre.
GT: Và (Valter) ma che cosa dì(ci)? Ma tu non…con chi stai parlan…ma tu lo conosci a quello?
VL: no, io non lo conosco, per fortuna che lo conosci tu.
GT: e allò…agli altri si e a me no? Io sò il coglione de tutta la storia?
VL: ma no, Gianpà io non ci credo agli altri, di tutte queste…
GT: come non ci credo, Và, stanno…stanno…sta negli atti i bonifici a Lele Mora, sta negli atti.
VL: ma lascia perdere, ma tu lo sai qual’è il rapporto di Lele Mora con lui o non lo sai?
GT: quale, che gli faceva schifo, te lo dico io che vivevo là dentro, io dormivo a casa sua…
VL: ma che c’entra.
GT: …gli faceva schifo, gli faceva vomitare
VL: va bè Gianpà, va bè va bè, lascia stà, allora c’hai ragione tu.
GT: allora la casa di Sabina è una…è finta. Cioè, la casa di Sabina, dove vive ora, è finta.
VL: ma non lo so, la casa di Sabina…io la casa di Sabina non lo so, comunque io ti dico che per quella che è la mia esperienza, tu vai là e gli vai a chiedere tre milioni, quello ti caccia fuori a pedate.
GT: ma io non glieli chiedo. Io a lui gli voglio dire una cosa, mi voglio mettere di fronte e gli voglio dire: “Presidè io non c’ho una lira, sono disperato, sto facendo sta cazzo di operazione, non ci sta, nel frattempo, per favore, mi vuoi mantenere come Cristo comanda, senza avere rotture di coglioni di nessun genere?” Mi deve dire: “no”? Io non ci credo.
VL: Gianpà, quello che cosa ti deve dire, ti deve dire: “lo sto facendo”, com’è vero che lo sta facendo.
GT: oh! Ma io non voglio avere, però, rotture di coglioni, Valter!
VL: ma come non vuoi avere rotture di coglioni! Quale rotture di coglioni c’hai Gianpà, fammelo capì pure a me che rotture di coglioni c’hai. Ma perchè tu devi fare una roba fatta male, io non lo riesco a capire, io non lo riesco a capire; tu sei come un kamikaze, cioè a te ti piace prendere i coglioni, metterli sul tavolo e martelli, martelli, martelli, oppure, può darsi che mi sbaglio eh, può darsi che tu dici così: che tu vai là e quello ti da 10 milioni e tu ti metti a posto per tutta la vita, io sò felice e contento come una Pasqua, più, ti garantisco, parola d’onore, dopo di te il più contento sò io, perché mi sò levato una rogna
che manco da ridere, come a sempre eh, ti parlo in modo estremamente schiatt…schietto. Però a me mi sembra che è una roba pazzesca e non (incomprensibile) che quello lì, siccome sò sicuro che quelle due cose che ci stanno da fare, un mese dopo, un mese prima, tre mesi dopo, tre mesi prima, si fanno tutte e due, allora io dico: perché non lo teniamo sulla corda del fatto che, comunque sia, quello…io gli continuo a pressare su quelle cose là e si fanno e tu quello che ti devi prendere te lo prendi lo stesso e non si corre il rischio che, invece, non prendi
proprio un cazzo? Se invece tu gli vai sotto e gli vai a dire: “e tre e cinque e otto e quarantotto e io la vita così, mi mantiene…” quello inizia a pensare: “questo è completamente pazzo, rispetto a sta cosa qua, perché a questo punto delle due l’una: o io non te li do, una media di oltre ventimila euro al mese, calcolando le variabili, oppure tu sei pazzo”, dice lui. Ventimila senza calcolare l’affitto eh!
GT: va bè.
VL: oppure sei pazzo. Eh…Gianpà, è così eh. Allora, dopodiché, tu che cosa devi fare, devi passare per uno completamente squilibrato…
GT: i cinquecento mò…
VL: …che in parte sei!
GT: …quindi, i cinquecento stanno…
VL: tu, secondo me, squilibrato sei al 50%.
GT: va bè. I cinquecento stanno?
VL: si, cinquecento stanno sopra un conto, siccome lui a me ancora non me li ha dati tutti quanti, ma non fa niente, io ho detto che stanno e stanno e lui me li deve dare e a me lui me li da e non ci sta problemi e questi soldi stanno da una settimana dopo che siamo andati a casa sua.
GT: va buò. E metti che ti succede un cazzo a te domani mattina, io questi cinquecento come li prendo.
VL: ma Gianpà, Madonna Santa, ma non dire stronzate sempre! Ma secondo te allora, fammi capire una cosa, se a me domani mattina mi succede una cosa, mia moglie che cosa fa non campa più?
GT: eh ho capito, tua moglie mica mi conosce a me, non mi saluta a distanza di cinque metri.
VL: ma che c’entra tua moglie, mia moglie manco sa i cazzi miei, mia moglie! Io sono organizzato in un modo tale che siccome, facciamo corna, stanno le cose, ci sta chi sa e come devono fare i fatti. Dopodiché che cosa fai Gianpà, io mò ti do, allora io a te, il nome, il numero di conto e…dopodiché ti acchiappano con una cosa del genere e a me mi fai andare a
finire all’ergastolo Gianpà. Ma per favore, usiamo il cervello, per l’amore di Dio! Ma tu ti immagini, vengono a fare una perquisizione, una cosa, ti trovano un fogliettino di carta con sopra scritto un codice, un nome o un numero, tu domani mattina… oppure (incomprensibile) già sta telefonata che stiamo facendo è pazzesca. Immaginati se ti stanno facendo le intercettazioni a distanza che guaio mi fai passare a me, per parlare di cose inesistenti; che cosa faccio, mi fotto i cinquecento mila euro tuoi Gianpà? (…)
VL: va bè Gianpà, lascia…mò senti, allora senti, io sto a ventimila chilometri, non so quanti chilometri distante, tu stai là, già abbiamo fatto una telefonata folle che io mi auguro Dio che ci assiste che non…non l’hanno presa da nessuna parte (…)
GT: Và (Valter) non me ne andrò mai con cinquecentomila euro, non mi conosci tu. Piuttosto sto qua e lotto, piuttosto sto qua e lotto, mando affanculo tutti e lotto, ma io non sto con
cinquecentomila euro che a me vuol dire star bene un anno, perché ne devo lasciare trecento a mia madre, duecento a mia madre? (…)
GT: si, però tu ricordati una cosa, che io a vent’anni stavo in barca con D’Alema e gli altri a novant’anni ancora dovevano fare quello che io avevo fatto in due anni, da diciotto a vent’anni. A vent’anni. A trenta stavo a dormire a casa di Berlusconi io, a trenta.
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