StatCounter

sabato 17 settembre 2011

icona : "una finestra aperta sul Cielo" ovvero "un trattato di teologia a colori"

L'Icona (1)
La casa editrice Il Mulino ha pubblicato «I comandamenti»: «Non ti farai idolo né immagine» di Salvatore Natoli e Pierangelo Sequeri, un filosofo e un teologo che, partendo dal secondo comandamento, ci introducono nel mondo delle immagini sacre, quelle del mito classico, ma anche di quelle cristiane, delle quali entrambi gli studiosi cercano di svelare il valore culturale e teologico.
Natoli, soffermandosi sul significato etimologico di idolo, ovvero di manufatto, prodotto, quindi, dalla mano dell'uomo, sottolinea come le immagini non possono essere elevate a divinità, ma nello stesso tempo si spinge a considerarle come un «medium dello spirito», una specie di accesso al mistero della divinità, grazie alla capacità di rendere visibile l'invisibile.
L'immagine è anche finzione, ma ogni finzione, secondo Natoli, è inganno, benché possa essere anche «epifania», ovvero esercizio di libertà e di verità.
A chi spetterebbe il monopolio di questa verità? E' sufficiente dire che appartenga alle confessioni religiose? Con la caduta degli dei e con la morte di Dio teorizzata da Nietzsche, le immagini si sono moltiplicate, tanto che, più che inseguire l'idea cristiana della salvezza, hanno finito con l'inseguire quella del benessere proposto dalla pubblicità diventando sempre più idolatriche. Natoli conclude il suo studio con queste parole: «Oggi si venera ciò che è più vicino, perché ci dà l'illusione di salire in alto senza sforzo».
Pierangelo Sequeri spiega il valore teologico della simbologia iconica; a suo avviso i segni di Dio, narrati nel Libro Sacro ossia la Bibbia, diventano, nel tempo, oggetto di nuove narrazioni attraverso le forme artistiche della pittura, della musica, del teatro. Ci sarebbe allora da chiedersi se l'immagine sacra sia oggetto di coerenza teologica o di pratica devozionale. L'uomo ha sempre cercato dei segni che lo avvicinassero al divino lasciandosi affascinare dalla narrazione sacra che contribuisce ad alimentarne l'immaginazione tanto che esistono delle varianti popolari della stessa. Ciò che è necessario, secondo Sequeri, è il saper distinguere il sacramento dall'icona, ovvero la sostanza teologica da quella didascalica, evitando così l'equivoco tra efficacia dell'immagine e realismo del sacramento o quello della concezione magica del sacramento con l'uso superstizioso dell'immagine. Come dire che, se la parola e l'immagine sono indispensabili, decisivo è il sacramento.
Per Sequeri, Dio non si dà nell'immagine-feticcio che ne sostituisce la realtà perché non c'è sacramento reale se c'è un godimento immaginario.

Nessun commento:

Posta un commento