Giuseppe Sarcina, ha iniziato la carriera giornalistica al settimanale «Il Mondo». È al «Corriere della Sera» dal 1995.
Nascita: 1962
Parlamento europeo
per cosa andremo a votare.
Oggi i cittadini chiedono ai leader risposte nette sulla
guerra e sulla pace. Vogliono sapere come si andrà
avanti con l’Ucraina. Chi è d’accordo sull’invio di altre
armi e chi non lo è. Il momento è decisivo per Kiev.
Ma lo è anche per l’Unione europea. Domanda per la
premier Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), per il ministro
degli Esteri Antonio Tajani (Forza Italia), per la Segretaria
del Pd, Elly Schlein: abbiamo i mezzi per appoggiare
a oltranza la resistenza ucraina? Domanda per Giuseppe
Conte, leader del Movimento 5 Stelle: che ne sarà
dell’indipendenza ucraina se interrompiamo le spedizioni
di armi e di aiuti?
Infine domanda per Salvini: qual è la prospettiva
indicata dalla Lega? Perché, ma sarà sicuramente
colpa nostra, non è molto chiara. Questi interrogativi
stanno già bussando alle porte del governo e dei partiti.
Ci sono già alcuni segnali visibili. Per esempio la
discussione nel Pd su candidature «pacifiste», come
quella dell’ex direttore di «Avvenire», Marco Tarquinio.
Oppure la probabile presentazione della lista
«Pace, terra, dignità», promossa da Michele Santoro.
In ogni caso l’importanza e l’urgenza delle priorità
europee dilagheranno nella campagna elettorale,
anche se il Segretario della Lega dovesse insistere
sui condoni edilizi e il presidente dei 5 Stelle sui
«cacicchi del Pd». Guerra e pace, quindi. Con
tutto ciò che ne consegue. L’Europa dovrà
attrezzarsi per difendersi, anche con le armi
se sarà necessario? Al momento non ci sono le
risorse finanziarie per farlo. Si possono trovare?
Dove, come? Oppure: le capitali europee possono
rilanciare un negoziato per la pace? Con quali
proposte concrete? Possiamo fare a meno della Nato?
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