A guerra finita, Matteotti, nel marzo 1919 fu congedato dal servizio militare e subito riprese l’impegno politico nelle file socialiste. Il partito di quei mesi era tutt’altro che unito fra massimalisti, riformisti, minimalisti ed unitari. Comincio’ da subito a lavorare nelle Leghe e nelle cooperative e soprattutto nel coordinare i consiglieri socialisti presenti nelle autonomie locali (comuni e province) cercando comunque di sottrarsi dalle diatribe che laceravano complessivamente il movimento socialista. Il suo intento, su posizioni riformiste, fu comunque indirizzato a mantenere unite nell’organizzazione partitica le differenti radici ideologiche. Nelle elezioni politiche di quell’anno 1919 egli venne eletto deputato per il collegio di Rovigo e Ferrara, risultando primo rispetto agli altri cinque socialisti eletti.
Matteotti e il fascismo
Dal 1920, a Rovigo e in tutta la Pianura Padana, iniziarono le spedizioni fasciste dirette ad incendiare e distruggere le Camere del Lavoro e comincio’ conseguentemente la vita stentata delle Leghe di contadini e di braccianti che subivano sequestri di militanti e di dirigenti sia politici che sindacali. Ancora col 1921 la situazione di intimidazione ai danni delle organizzazioni socialiste divenne più pesante. Fu in questo quadro di violenza che Matteotti perfeziono’ e completo’ la sua formazione politica rivelandosi da subito dirigente di levatura nazionale e leader delle classi lavoratrici che si erano venute a trovare con la sistematica distruzione delle sedi politiche, sindacali e cooperative.
Incessantemente Matteotti avvio’ campagne di stampa e innumerevoli denunce pubbliche sulle efferatezze fasciste all’interno dell’Aula Parlamentare. Ogni violenza fascista ai danni di cooperative ed associazioni sindacali trovava, attraverso la sua iniziativa e tenacia, appassionate denunzie e chiamate in causa del movimento fascista. Divenne il deputato socialista più odiato dai fascisti.
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Nota.
Per alcune pagine, sul blog, riporteremo eventi ai danni delle Camere del Lavoro e tante iniziative di denunce parlamentari di Matteotti (che venivano riprese dalla stampa, fintanto che questa dispose di libertà).
I discorsi di Matteotti che gli attireranno l’odio fascista, oltre a quelli di difesa del movimento sindacale e delle sedi territoriali socialiste, arriveranno fino a quando egli svela i brogli elettorali del 1924.
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