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martedì 30 aprile 2024

Il delitto Matteotti (8)

 Giugno 1924

Il gruppo di fascisti che, alle 16,30 del 10 giugno 1924, rapi’ ed uccise Giacomo Matteotti era composto da Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria e Amleto Poveromo.        

Costoro avevano controllato l’uscita dal palazzo di via Pisanelli, dove aveva abitazione il deputato socialista e quando questi raggiunse il lungotevere, due dei cinque corsero incontro a lui e lo afferrarono. Matteotti li respinse entrambi, gettandone uno a terra, ma sopraggiunse un terzo aggressore che tramortì il parlamentare con un pugno tanto potente al punto da abbatterlo  per terra. Gli aggressori lo presero da terra e tramortito per come era lo introdussero nell’auto che intanto si era accostata al gruppo. Durante il percorso gli aggressori continuarono ad infierire con pugni al volto e al torace di Matteotti, che ebbe forza per reagire solamente all’istante in cui il gruppo provò ad introdurlo entro l’auto; ebbe pure forza per gridare e divincolarsi fino a rompere con un calcio il vetro che divideva l’abitacolo dal posto di guida. Mentre l’auto si allontanava dal posto dell’agguato due testimoni che stavano nei pressi riferirono di aver notato due uomini fuggire a piedi verso il ponte Margherita.

I testimoni che dalle finestre dei palazzi più prossimi poterono assistere al rapimento sostennero che gli aggressori furono in cinque, escluso l’autista. La Polizia individuo’ i personaggi Dumini, Viola, Proveromo, Volpi e Malacria,  ed altri tre elementi che non furono mai identificati. Altri personaggi furono scagionati.

L’auto con Matteotti dentro si dileguò ad alta velocità nella campagna romana lungo la via Flaminia col parlamentare dentro che continuava a lottare e forse per questa ragione gli aggressori decisero di ucciderlo nell’auto, diversamente da come avevano progettato. 

La scomparsa di Matteotti fu denunciata agli organi di Polizia da Giuseppe Emanuele Modigliani, che poi sarà avvocato di parte civile nella fase istruttoria del processo. Modigliani fu oggetto da parte sua di ripetute intimidazioni e pure aggredito dai fascisti ed ebbe la casa devastata. Per queste ragioni decise, come moltissimi altri antifascisti, d’intraprendere la via dell’esilio.

(Segue)


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