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mercoledì 24 aprile 2024

Il delitto Matteotti (4)

 Nel 1922  (febbraio) ad un governo debole liberale  (Bonomi) segue un’altro governo liberale ancora più debole (Facta) e ciò’ capita avendo di fronte le violenze fasciste che imperversano nel Paese e che hanno come bersaglio le sezioni socialiste e le sedi delle Camere del Lavoro. Le violenze (devastazioni di sezioni partitiche e sindacali socialiste)  procedono  temporalmente e principalmente da una città della Emilia Romagna all’altra. Il metodo era di occupare temporaneamente una città con qualche migliaio di fascisti provenienti da più luoghi e tenerla sotto controllo per alcune settimane incendiando o comunque distruggendo le sedi delle Camere del Lavoro e le sezioni socialiste.

I mesi che vanno dall’inizio
del 1923 fino alla morte
furono fra i più drammatici
della vita politica di 
Giacomo Matteotti.

Mussolini con l’avallo
dei Savoia e’ infatti
divenuto Capo del
Governo.

Matteotti e il Fascismo
Nonostante le varie denunce  per le violenze squadriste, nulla i deboli governi liberali riuscivano a porre in termini di ripristino dell’ordine pubblico e talvolta nulla intendevano frapporre. 
Quando, sulla scia di analoghi metodiche, i fascisti decisero di ulteriormente dare dimostrazione della loro spavalderia occupando la città di Rovigo con diecimila camice nere, Matteotti denuncia con un vigoroso discorso alla Camera “lo stato di terrore e di abbandono delle bande armate”
Le recenti elezioni  -denuncia ancora Matteotti- erano state inquinate dalla violenza fascista e su suo impegno, in sede di nomina dei nuovi parlamentari, la Commissione inquirente invalida l’elezione  del capolista fascista Piccinato.  E tanto e’ bastato perché Matteotti divenisse il bersaglio privilegiato dei fascisti. 
Era peraltro quello uno dei momenti di massima debolezza dell’opposizione socialista. Il Partito non era solamente dilaniato dagli scontri fra riformisti e massimalisti ed ancora terzinternazionalisti. Matteotti in quello strano contesto di frazionamento si era schierato con i riformisti provando a mantenere comunque l’unità in vista dell’incisiva resistenza alla violenza dei fascisti. In quel contesto, egli era fra i pochi che aveva capito ed era consapevole che la marea fascista che occupava le città non era fenomeno transitorio come ritenevano i liberali al governo. Dal suo punto di vista-  necessitavano risposte decise e soprattutto l’unità dei socialisti che, invece davano la sensazione di andare in direzione della loro frammentazione in più gruppi e conseguentemente indebolivano la forza di resistenza.
 Nell’agosto del 1922 fu proclamato uno sciopero generale perché il governo liberale si adoperasse per porre fine alle violenze fasciste contro le sezioni socialiste e della cgil. Lo sciopero non sorti’ gli effetti sperati e nell’ottobre di quell’anno il PSI vide la netta e ufficiale separazione fra i riformisti e i massimalisti. La separazione avvenne nel corso del XX Congresso. 

Matteotti diventa, in seguito alla scissione, segretario nazionale dei socialisti riformisti, e quello e’ il periodo in cui  Mussolini col consenso di svariati gruppi liberali si accinge ormai a divenire Capo del Governo (Ottobre 1922). Dalle vicende che via via andranno sviluppandosi Matteotti deve fronteggiare da un lato i fascisti al governo (col favore della Monarchia  e di tante figure liberali) e dall’altro lato le variegate anime dei socialisti che arrivano ad articolarsi in più partiti.

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