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Politica
16/11/2017 -
di Mario Barresi
Ecco chi intende fare
ricorso contro la mancata elezione. E tra loro nasce la «chat dei trombati»
Catania.
Qualcuno dei diretti interessati, con encomiabile autoironia, l’ha già
ribattezzata «la chat dei trombati speranzosi». Uno scambio frenetico di pareri
legali e di atti recuperati fra Corti d’appello e uffici circoscrizionali. Con
un obiettivo: «Vogliamo riscrivere il risultato delle Regionali, premiando chi
ha rispettato le regole».
Il battagliero Enzo Vinciullo scandisce i tempi: «Stiamo facendo un comitato.
C’è anche il nome: siamo indecisi fra “per il voto legale” e “rispettoso della
legge”, vedremo...». Questione di sfumature. Perché la posta in palio è
altissima. «Estromettere tutti i candidati all’Ars che non hanno rispettato la
legge Severino». Con un effetto collaterale già pregustato: «Ridisegneremo la
mappa di Sala d’Ercole», minaccia il deputato regionale uscente di Ap, non
rientrante (nonostante le sue quasi settemila preferenze a Siracusa) perché gli
alfaniani non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.
Dagli impresentabili siamo arrivati agli incandidabili ex post.
Una raffica di ricorsi (già depositato quello di Giacomo Scala, non eletto con
Sicilia Futura a Trapani) sulle presunte irregolarità nella presentazione delle
candidature. E in particolare nelle autocertificazioni sulle cause di
incompatibilità previste dalla legge 235/2012, la cosiddetta Severino. «In
questa norma - è la tesi dei ricorrenti, rilanciata da Vinciullo - all’articolo
17 si abroga l’articolo 15 della legge 55/1990 sulla quale invece è basata la
documentazione chiesta ai candidati all’Ars». Un’incongruenza favorita, com’è
risaputo, dai moduli forniti dall’Ufficio elettorale della Regione, che già a
ottobre aveva chiarito che «sono conformi alla legge regionale 29/1951», poiché
«non potevamo fare riferimento che alla norma regionale anche se non è stata
adeguata alla legge Severino».
Ma i mancati deputati regionali non sentono ragioni. «Dopo Scala, tanti altri
sono andati dall’avvocato per presentare ricorso, io lo farò domani», conferma
Vinciullo. In ballo il catanese Marco Forzese (il più votato in Ap-Centristi) e
il suo “gemello” palermitano Francesco Scarpinato, ma anche i messinesi
Giuseppe Picciolo (di Sicilia Futura, orfana di seggio nel collegio) e Pippo
Laccoto (primo dei non eletti nel Pd). Ma la lista dei «colleghi interessati
all’argomento, con i quali siamo in contatto» è ancora più lunga: dal
siracusano Nicky Paci (primo nell’Udc) ai dem Angelo Villari, Pippo Digiacomo e
Giovanni Panepinto (primi dei non eletti rispettivamente a Catania, Ragusa e
Agrigento), fino agli agrigentini Totò Cascio (Sicilia Futura) e Salvatore
Iacolino (Udc). Fra gli «interessati» anche Nino Germanà, deputato regionale
uscente di Ap, ben piazzato in Forza Italia nella Messina delle 17mila
preferenze di Luigi Genovese. «Ma l’elenco si allunga di ora in ora. Siamo
decine», gongola Vinciullo.
L’interesse che accomuna politici con storie e latitudini diverse è
chiaro: «Annullando i voti dei candidati irregolari - dettaglia Vinciullo -
succederebbero due cose. Si redistribuirebbero le percentuali delle liste a
livello regionale e quindi Ap supererebbe il quorum. Ma, con l’esclusione dei
voti di intere liste e di centinaia di candidati, cambierebbe la distribuzione
dei seggi nei singoli collegi e si aprirebbero degli spazi sia per i partiti
che non l’hanno preso, sia per i candidati ben collocati nelle liste con
eletti».
Vinciullo gira con una montagna di carte nel bagagliaio dell’auto.
«Sono le copie degli accessi agli atti che ha fatto qualcuno, anche se non
tutti gli uffici circoscrizionali stanno rispondendo con rapidità e
trasparenza. Evidentemente qualcuno non vuole che completiamo i nostri
conteggi». E cos’è questa storia? «Già abbiamo una prima stima dei voti da
annullare perché presi da candidati non in regola con la Severino: siamo già a
quota 340mila. Capisce che significa? Sarà tutto rivoluzionato, la nuova Ars
non sarà quella che vorrebbero insediare». Nelle scartoffie del
presidente in
pectore del comitato degli esclusi c’è anche
una mappa che incrocia collegi e liste. Con due elenchi. «Le liste con la
certificazione in regola dappertutto sono Pd, Ap, Sicilia Futura, Arcipelago,
Lega-FdI, Cento Passi, tranne in una provincia, e #DiventeràBellissima, carente
in due province. Ci risulta invece che i grillini non abbiano presentato i
certificati adeguati alla Severino in nessun collegio. Le altre? A macchia di
leopardo».
Ci spera davvero, Vinciullo. «Sarà un terremoto, fidatevi». Nessun timore di restare
delusi? «No, perché i nostri ricorsi sono fondati». Segue metafora esplicativa:
«Se 500 persone per partecipare a un concorso compilano un modulo basato su una
legge non in vigore che si fa? Si annulla il concorso». Convincente, al di là
del parallelismo elezione-concorso, ma non troppo. E allora Vinciullo sfodera
il secondo esempio: «Chi vorrebbe entrare all’Ars senza requisti è come uno che
entra dal fruttivendolo e pretende di pagare le mele con le vecchie lire
anziché con gli euro... Sono stato convincente?».
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