La Politica n. 12
Da settimane ci occupiamo sul Blog, grazie alle omelie -pervenuteci da padre Pietro Gullo- centrate sulla politica e sulla visone cristiana del buon convivere comunitario delle tipologie di uomini e di politicanti con cui ci imbattiamo quando abbiamo a che fare con la Pubblica Amministrazione.
Nell'ottica cristiana p. Pietro ci ha indicato "valori", "prassi" e "obiettivi" che se perseguiti da tutti, politici, amministratori, cittadini ed utenti ci consentirebbero di evitare il collasso dei servizi pubblici e la conseguente insoddisfazione collettiva nei confronti delle istituzioni e degli organi preposti al governo complessivo del territorio, di cui peraltro abbiamo misurato il "livello" di disgusto nei loro confronti domenica scorsa quando a Contessa si sono presentati alle urne meno del 40% degli aventi diritto e nel resto dell'isola poco più.
L'abisso fra cittadini e politicanti ormai ha raggiunto limiti mai toccati in oltre 70 anni di vigenza della Costituzione repubblicana.
Della politica generale, nazionale e regionale, trattano tantissimi media. Al di là di pochi tratteggi e qualche incursione non c'è motivo che il Blog stia molto a soffermarvisi. Incursioni comunque che continueremo a fare, come da sempre.
E' più appropriato per il nostro piccolo Blog riflettere e analizzare l'andazzo amministrativo, in quanto esso è più vicino a noi. Lo abbiamo sempre fatto e lo faremo anche perché fra alcuni mesi dovrà insediarsi una nuova squadra di persone che vorremmo preparate, competenti, riflessive, critiche, con vista lunga, non ubbidienti a nessuno ma sensibili ai bisogni e alle esigenze del territorio e di chi su di esso vive e lavora, oltre che rispettose della legalità.
Ci piacerebbe -a cominciare dal prossimo mandato, ormai- che ogni seduta consiliare sia espressione di contenuti attivi e di vivacità con ricadute positive in seno al corpo sociale, movimentata sul piano dialettico, ricca di punti di vista differenti e di confronti e dove i timidi, gli ubbidienti e coloro che non hanno nulla da dire, non abbiano posto.
Chi ha idee e non le espone e/o non le illustra non ha motivo di stare cinque anni seduto in Consiglio per tenere la coda al più bravo della classe.
Convergere su un progetto è giusto ed è doveroso; ma è deprimente nel terzo millennio andare -in quanto pubblico, in quanto cittadino- ad assistere alle sedute del Consigli Comunale e non ascoltare l'opinione articolata o anche sintetica di tutti e dodici i componenti sul singolo tema su cui si sta votando. L'opinione e il punto di vista deve essere espresso da tutti, poi saranno i capi-gruppo a fare sintesi e ad esprimere il giudizi complessivo della propria parte politica.
Ognuno che siede in Cosigli sappia che la "parola" (pure quella con la p minuscola) è il motore della vita sociale e cittadina e questo p. Pietro lo sa meglio di come lo sanno quelli che siedono nell'Aula dedicata al nostro grande concittadino Di Martino, un tipo che non amava il silenzio e che ci ha insegnato a gridare, nel caso non veniamo ascoltati nel dialogo e nel confronto preliminare che sempre deve essere sviluppato.
Consiglieri muti, che non si agitano, che non battono pugni sul tavolo, o che in maniera più composta in relazione al loro modo di essere non parlano, non giustificano o non si fanno portatori dei disaggi del prossimo, dei cittadini, non hanno motivo di sedere nell'Aula Di Martino.
E se per caso condividono tutto ciò che capita e avviene nella guida amministrativa dell'Ente essi, da consiglieri, devono -non possono- ma devono giustificare e adoperarsi su ciò che qualsiasi cittadino ritiene invece incomprensibile e/o ingiusto e/o illegittimo.
Parlare sempre e di tutto in Consiglio Comunale è diritto, è dovere, di ciascun consigliere, sia egli di maggioranza o di minoranza, di sostegno al sindaco o di opposizione.
Discutere sulle ragioni percui da due anni la condotta idrica non somministra l'acqua nel borgo Pizzillo è certamente argomento che interessa p. Pietro, papàs Kola che ne parla in Chiesa, Mimmo Clesi che ne tratta sul Blog, ma lo è pure e anzitutto per chi siede in Consiglio Comunale. E se una prima, seconda, terza interrogazione con risposta orale non basta per capire lo spirito di rilassatezza del Sindaco e dell'Amministrazione su questa, finora, non chiarita questione, non bisogna fermarsi.
In Italia tutti siamo cittadini, nessuno è suddito.
Gli
elementi amministrativi di base
Il Potere amministrativo, leggo in un opuscolo, è il modo tipico
dell’agire amministrativo, che è una declinazione specifica del concetto
generale di potere giuridico ovvero la potenzialità astratta attribuita ad un
soggetto di tenere un certo comportamento all’interno di una previsione
giuridica.
Il potere amministrativo si configura come una situazione giuridica che
consente ad una Amministrazione di compiere determinati atti produttivi di
effetti giuridici al fine di curare gli interessi pubblici. Il potere
amministrativo è ciò in cui si sostanzia l’attività amministrativa
caratterizzata dal fatto di essere funzionalizzata (in quanto doverosa) e
proceduralizzata (perché si dipana attraverso il processo amministrativo).
L’Amministrazione è titolare di un potere
amministrativo, ma dovendo soggiacere al principio di legalità, non può
rinunciarvi, deve applicarlo. E quindi si tratta di un potere irrinunciabile,
indefettibile, indisponibile e continuo. Questo spiega perché l’
Amministrazione è dotata di imperatività (contenuto dispositivo dei suoi
provvedimenti non è frutto di negoziazione, ma riflesso di un atto unilaterale
che è atto dell’Amministrazione).
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