a) il Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR),
b) il Fondo sociale Europeo (FSE),
c) il Programma di sviluppo rurale (PSR)
d) e il Fondo Europeo della Pesca (FEP).
L’Europa stanzia le risorse per finanziare progetti di varia natura il cui obiettivo deve però essere la promozione e lo sviluppo dei territori meno fortunati sul piano socio-economico: quelli "depressi" nell'ottica occupazionali. Si tratta di soldi che dovrebbero consentire alle zone “disagiate” di tenere il passo con le locomotive d’Europa. La Sicilia e le regioni del Sud sono oggi invece una palla al piede del Paese Italia, palla al piede che fa accrescere il divario col resto dell'Europa.
I finanziamenti che dovrebbero essere destinati ad infrastrutture di uso pubblico e ad incentivi all'intero sistema produttivo vengono autorizzati dalla Commissione Europea sulla base di progetti, ma prima che i soldi giungano fisicamente a destinazione occorre rispettare una serie di adempimenti: uno di questi è la tempistica: se gli interventi non vanno in porto entro il termine fissato da Bruxelles, i fondi vengono revocati. Ed è quello che regolarmente accade in Sicilia, regione dotata di quasi duemila dirigenti e sedicimila funzionari ed impiegati.
I dirigenti però sono tali non in quanto professionalmente validi e individuati da selezioni bensì in quanto i partiti politici li nominano tali. Come non giudicare male politicanti e dirigenti se il flusso dei finanziamenti assegnati torna quasi con regolarità a Bruxelles ?
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