La Repubblica/Palermo
UNA RIVOLTA trasversale dei superburocrati in
servizio e in pensione della Regione contro i tagli e i tetti ai loro stipendi.
Nell'era dell'austerity, fioccano le proteste contro il tetto da 100 mila euro
per i dirigenti delle controllate e contro il limite dei 160 mila euro per i
pensionati d'oro di Palazzo d'Orléans. E se per i primi la partita è aperta,
per i pensionati non lo è: la Corte dei conti ha rigettato il ricorso di uno
dei cinquanta pensionati che non volevano il tetto a 160 mila euro. In compenso
dovranno "tirare la cinghia" ancora solo per qualche mese: dal
prossimo 1° gennaio riprenderanno la pensione per intero.
REALE ALLE PAGINE II
E III
ANTONIO FRASCHINA CLAUDIO REALE
Una rivolta
trasversale dei super burocrati in servizio e in pensione della Regione contro
i tagli e i tetti ai loro stipendi. Nell'era dell'austerity, fioccano le
proteste e i ricorsi alla Corte dei conti contro il tetto da 100 mila euro per
i dirigenti delle controllate e contro il limite dei 160 mila euro per i
pensionati d'oro di Palazzo d'Orléans. E se per i primi la partita è aperta,
per i pensionati non lo è e a loro stanno arrivando due notizie: la prima
cattiva, e cioè che la Corte dei conti ha rigettato il ricorso di uno dei 50
pensionati che non volevano il tetto a 160 mila euro; la seconda positiva, e
cioè che dovranno "tirare la cinghia" ancora solo qualche mese: dal
primo gennaio riprenderanno la pensione per intero e il provvedimento non potrà
essere rinnovato dall'Ars.
IL TETTO Al BUROCRATI
II taglio degli stipendi negli
enti controllati dalla Regione — che secondo la Finanziaria-bis sarebbe dovuto
entrare in vigore il 23 giugno — si risolve al momento in un nulla di fatto:
almeno 11 dirigenti sono saliti sulle barricate contro la riduzione dei
compensi a 100 mila euro lordi, rifiutando le proposte di taglio e agitando lo
spettro di un contenzioso. Tanto che a metà giugno il ragioniere generale
Salvatore Sammaritano ha avvertito l'esigenza di mettere nero su bianco una
minaccia esplicita: per chi non accetta il nuovo contratto deve scattare il
licenziamento, e per gli amministratori che non mettono alla porta i dirigenti
arriverà la decadenza. Risultato? Uno stallo assoluto.
Sulle barricate ci sono
ad esempio i dirigenti dell'Irsap. Francesco Gallo, Giuseppe Sutera Sardo,
Piero Rè, Antonino Montalbano e Dario Castrovinci hanno ricevuto la nuova
proposta di contratto una ventina di giorni fa, ma hanno risposto picche. «A
quel punto — spiega il vicedirettore Carmelo Viavattene — ho chiesto un parere
all'ufficio legislativo e legale della Regione». Già, perché c'è un problema:
molti dei dirigenti in questione superano i centomila euro lordi per la mera applicazione del contratto nazionale del loro settore. Un problema che ad esempio
si pone il commissario della Crias Marcello Giacone, che deve rinegoziare il
contratto della direttrice generale Lorenza Giardina: «Io — commenta — sono un
commissario ad acta. Non ho neanche i titoli per forzare la mano». All'Ircac,
invece, le proposte di taglio sono state comunicate a cinque persone:
dell'elenco fanno parte il direttore generale Vincenzo Mini, la dirigente del
personale Elisa Di Francesco, i capoufficio Giacomo Terranova e Raffaele Amato
e la caporedattrice dell'ufficio stampa Donatella Palumbo. E per loro è stato
chiesto un parere all'assessorato Attività produttive.
LA PROTESTA DEI
PENSIONATI
I super pensionati della Regione hanno presentato ricor- si contro
il tetto a 160 mila euro scattato per loro a fine 2014. Ma nei giorni scorsi la
Corte dei conti ha rigettato il primo ricorso. Risultato? «Per loro il taglio
continua», dice il dirigente generale del Fondo pensioni Rosolino Greco. Al
momento sono 50 i pensionati che sull
a carta superano i 160 mila euro e incappano nel taglio. Soltanto da queste riduzioni U Fondo ha risparmiato lo scorso anno 1,8 milioni di euro. Il taglio riguarda ad esempio l'ex dirigente dell'Arra Felice Crosta, che subisce una decurtazione della pensione pari a 8 mila euro al mese: ma anche con questo taglio a lui rimane una pensione di 160 mila euro all'anno. Altra pensione pesante che incappa nel tetto è quella dell'ex dirigente generale Gaetano Scaravilli, con taglio fino a dicembre di 5.600 euro a mese, ma ne continua a pendere circa 12 mila mensili. Stesso discorso per gli ex dirigenti Gaetano Di Franco, Francesco Paolo Guerrera, Giuseppe Grado, Francesco Busalacchi, Riño Lo Faro e Sergio Marino, quest'ultimo andato in pensione a 58 anni e adesso assessore al Comune di Palermo.
a carta superano i 160 mila euro e incappano nel taglio. Soltanto da queste riduzioni U Fondo ha risparmiato lo scorso anno 1,8 milioni di euro. Il taglio riguarda ad esempio l'ex dirigente dell'Arra Felice Crosta, che subisce una decurtazione della pensione pari a 8 mila euro al mese: ma anche con questo taglio a lui rimane una pensione di 160 mila euro all'anno. Altra pensione pesante che incappa nel tetto è quella dell'ex dirigente generale Gaetano Scaravilli, con taglio fino a dicembre di 5.600 euro a mese, ma ne continua a pendere circa 12 mila mensili. Stesso discorso per gli ex dirigenti Gaetano Di Franco, Francesco Paolo Guerrera, Giuseppe Grado, Francesco Busalacchi, Riño Lo Faro e Sergio Marino, quest'ultimo andato in pensione a 58 anni e adesso assessore al Comune di Palermo.
A gennaio tutti i
50 pensionati d'oro di Palazzo d'Orléans potranno tornare a prendere l'assegno
pieno, che in alcuni casi vale oltre 250 mila euro. Ma oltre al tetto da 160
mila euro, nel 2015 per le pensioni regionali è scattato anche il prelievo di
solidarietà pari al 5 per cento la parte eccedente i 50 mila euro all'anno: un
prelievo che oggi riguarda 1.754 pensionati e che ha fatto risparmiare 1,5
milioni. Anche per questo prelievo molti hanno fatto ricor so, ma il dirigente
del Fondo Greco è ottimista: «Alla luce della sentenza della Corte
costituzionale che ha approvato il prelievo a livello nazionale penso che anche
i ricorrenti siciliani non possano vincere». La battaglia continua.
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