Le chiavi di casa affidate ad Erdogan
Sostiene Mario Sechi,
giornalista italiano, che la Turchia è da sempre terra di frontiera, zona grigia,
ponte tra Oriente e Occidente, covo di spie, madre di complotti, maestra di
doppiogiochismo, guerra calda e soprattutto fredda.
In queste poche righe
egli fotografa la realtà socio-politica di questo vasto e popoloso paese.
Realtà che è divenuta
molto incompatibile con la visione politica europea.
Non possiamo infatti
non prendere atto che la sospensione della convenzione dei diritti umani in
Turchia, segnala il distacco anche formale dai principi minimi che fanno la
differenza tra un sistema politico libero e una dittatura de facto.
D'altronde noi europei
non possiamo guardare la situazione turca come circostanza lontana, tanto
lontana da non riguardarci, perchè il vento della Turchia bussa alla porta di
casa ed avere una dittatura all'uscio di casa non rientra nella
concezione e nella visione di vita dell'Europa.
Le conseguenze di ciò
che sta capitando alle nostre porte plasma inevitabilmente le nostre coscienze
e provoca pensieri, incubi, convinzioni e dubbi.
Erdogan sostiene di
avere salvato la democrazia.
Ma cosa è la
democrazia ?
L'Europa ha affidato
-pagando- milioni di rifugiati ad Erdogan; è corretto avere affidato
potere di vita e di morte su essi ?
La risposta a questi
quesiti non compete ad Erdogan. Compete all'Europa, all'Europa forgiata nella
cultura dei diritti dell'uomo.
Come non riflettere quindi che Erdogan ha tra le mani il rubinetto dell’immigrazione incontrollata, della guerra e del ricatto nei confronti dell'Europa ?
La classe dirigente
dell'Unione Europea invece di organizzarsi con una difesa comune, istituendo un
proprio ed unico esercito e un controllo capillare dei propri confini ha
consegnato le chiavi del cancello della vita e della morte di noi cittadini a
un regime che non si preoccupa certo dei diritti umani dei siriani in fuga
dalla guerra.
Come non accorgerci che l'Europa va
ripiegandosi sotto l'incalzare di eventi che non è riuscita anticipatamente a
prevenire con una accorta politica ?
a) Parigi, il massacro
nella redazione di Charlie Hebdo;
b) Parigi, quel venerdì
13 novembre, la strage, l’esecuzione di massa nel Bataclan;
c) Bruxelles,
l’attentato all’aeroporto;
d) Nizza, la strage di
uomini, donne e bambini;
e) la Brexit del Regno
Unito,
f) Trump e l’ingloriosa
fine dell’era di Obama, con ciò che ne consegue;
g) il golpe e
contro-golpe in Turchia, la fine dello sogno laico in quel paese, l’inizio
dell’era islamista in uno Stato che ha le chiavi dei nostri confini.
h) E ora il sangue a
Monaco, città simbolo, epicentro di una storia nera che distrusse l’Europa.
Che fare ?
Lo scenario non è
davvero roseo per l'Europa della democrazia e dei diritti umani.
All'orizzonte si
affaccia una armata, è l'assemblaggio dei partiti del rancore, o come sono
meglio conosciuti dei populisti: Trump e il suo slogan, America First.
Poi Le Pen, Grillo etc. etc.
Il “populismo” ha la
base di partenza, la rampa di lancio, nella caduta del potere d’acquisto del
ceto medio, nella crisi finanziaria del 2008 e nella ripresa che tarda ad
arrivare.
Davvero l'orizzonte è ...
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