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giovedì 3 ottobre 2024

Israele riconosca lo Stato Palestinese in Cisgiordania.

 L’Iran sciita e Netanyau si confrontano con le armi.

I paesi arabi sunniti hanno volontà di 

pace per i palestinesi sunniti.

All’Onu ha parlato in queste ore di guerra in Medio Oriente, fra altri, il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al-Saud. I sauditi non sono sciiti come gli iraniani, sono sunniti e non amano per nulla gli ayatollah sciiti.


Nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni,
Israele occupa ulteriori territori, inclusa
la Cisgiordania, che 
rimane sotto il
controllo israeliano ancora oggi, con
alcune aree autonome gestite dall'Autorità
Nazionale Palestinese
.



Il sunto del suo discorso sta tutto in questa frase, che sarebbe bene che Netanyau facesse propria. «Senza affrontare la questione della Palestina non ci sarà alcuna normalizzazione saudita».

 L’Arabia Saudita ha da tempo proposto  un suo piano di pace (il 28 marzo 2002al vertice arabo di Beirut, che è  ancora oggi condiviso da 22 capi di Stato e di governo del mondo arabo. Chiedeva e continua a chiedere:

1) «completo ritiro israeliano dai territori occupati fino ai confini del 4 giugno 1967», 


2) «una giusta soluzione del problema dei profughi palestinesi», gente espropriata delle loro case e beni,

3) « l’installazione di un Stato palestinese indipendente sui territori palestinesi occupati dal 1967 della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, con Gerusalemme Est capitale». 


In cambio, gli Stati arabi avrebbero garantito:

1): «quanto segue: considerare finito il conflitto arabo israeliano, per poi firmare un accordo di pace con Israele, garantendo sicurezza a tutti gli Stati della regione. La normalizzazione dei rapporti con Israele nel contesto di una giusta pace». 

2) Si «respingeva», invece, «l’insediamento dei profughi palestinesi nei Paesi arabi, un’eventualità che potrà causare dei conflitti». 

3) E si lanciava «l’appello al governo e al popolo israeliano per accettare questa iniziativa, per salvaguardare la pace, porre fine allo spargimento di sangue, e per far sì che gli arabi e gli israeliani possano vivere in pace, in buon vicinato per creare la sicurezza, la stabilità e il benessere per le nuove generazioni».


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Se Israele non conviene su un piano ragionevole di pace con i paesi arabi moderati, e’ segno che Netanyau non intende fare gli interessi del suo Paese, ma molto probabilmente i suoi peculiari interessi, esasperando e ritardando a più non posso la data di cedere la guida del governo ad uomini di pace.

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