Sfogliare i giornali di questi giorni non può davvero non far pensare che la farsa ormai sta volgendo verso qualcos'altro. Ci riferiamo a quel Beppe Grillo — il Fondatore, l’Elevato, il Manlevato — che tantissimi elettori italiani, persino tanti amici della nostra Contessa Entellina, avevano con tantissimi voti elettorali elevato qualche anno fa a “Salvatore della Patria”.
Capita leggere in questi giorni che quell’idolo dei tanti elettori distratti quando si recano nei seggi elettorali, ha ricevuto niente di meno che il benservito dall’avvocato.
Giuseppe Conte lo ha licenziato dal ruolo di “Elevato” non con una lettera e con presupposti giuridici come la professione avrebbe potuto suggerirgli. Lo ha licenziato nel salotto di Bruno Vespa, e più giornali scrivono che lo ha trattato come fosse un peso morto, un fastidioso lascito del passato. Lo ha colpito e affondato nel suo punto più debole: togliendogli le palanche (i soldi). Cosi ha riportato un diffuso giornale.
Beppe (Genova, 21 luglio 1948), il comico, il cabarettista, il politico, il blogger e l'attore pare sia incappato nella nemesi storica; egli che invocava un processo di Norimberga per tutti i partiti, invece, lascia agli italiani un partito non diverso in nulla da tutti gli altri, fratello gemello di tutti gli altri, e adesso si riduce a minacciare una «tremenda vendetta?»
Può darsi che riesca a portarla avanti la vendetta, intanto al suo posto si è insediato «l’avvocato del popolo» che sta patrocinando -lo leggiamo sui giornali- soprattutto sé stesso, la sua carriera, le sue mire politiche. Ma -ci chiediamo- non era questo il partito diverso da tutti gli altri, partiti composti di uomini che cercano di far valere loro idee e visioni? Che c’entrano i comici con le cose che implicano il futuro di un popolo? E che c’entrava quella gran massa di gente che si affidava ad un comico?
Interrogativi che nessuno ci scioglierà, nemmeno quegli amici, e non, che in massa invece che veri politici hanno osannato per più tempo un comico, ignorando che le questioni derivanti dal portare avanti un popolo, un Paese, non offrono motivi da affrontare con le risate.
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