gli arabi furono padroni della Sicilia,
dal IX al XI secolo
L'Isola fu
tolta all'Impero bizantino in un arco di tempo e dopo una resistenza strenua e
molto lunga che va dal 827 al 902. Ben più di 70 anni.
Il
dominio arabo sull'isola durò 137 anni.
Ai siciliani, allora di religiosità cristiano-bizantina, fu
applicata la condizione di dhimmi, diremmo, con
linguaggio moderno, di cittadini a diritti limitati.
Secondo il dettato del Corano, la gente
del libro, cioè gli ebrei (allora numerosi sull'isola) e i
cristiani dovevano pagare una tassa di capitazione, la jizya, e se proprietari di fondi, dovevano aggiungere la “kharàg” una sorta di sovrimposta sugli immobili che
i musulmani non erano tenuti a pagare.
Vi erano inoltre diciassette divieti pesanti e
umilianti.
-Fra questi divieti, a parte quelli di manifestare e
praticare in pubblico la propria fede e di costruzione o riparazione di edifici
di culto, ve n’erano alcuni che incidevano sulla vita privata dei singoli.
-c’era
l’obbligo di ospitare un musulmano nella propria dimora,
-cedere in ogni contesto di viita si presentasse i posti a
sedere ai musulmani,
-non utilizzare selle per le
cavalcature,
-non costruire edifici che fossero
più alti di quelli dei musulmani,
-portare segni distintivi per
distinguersi dai musulmani: tipico segno distintivo era l’obbligo di rasarsi la
parte anteriore della testa.
Molti
isolani (cristiani e/o ebrei) per evitare questi ed altri divieti lungo i 137 anni di dominio
islamico divennero mussulmani e ciò spiega la rapida islamizzazione dell’isola.
Questa situazione
vessatoria da noi solamente accennata dà la chiave di lettura dello straordinario
successo della conquista normanna.
Trecento o mille cavalieri
normanni, il numero per la verità è imprecisato, non avrebbero mai potuto battere le
migliaia e migliaia di armati islamici presenti nell’Isola se non avessero
avuto l’aiuto dei residenti cristiani (che erano rimasti di tradizione bizantina).
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