Appunti raccolti da varie fonti e riportati
La Nota di aggiornamento al Def, non è altro che la cornice che
delimita le iniziativa che il governo intende intraprendere nell’anno 2019, e poi con qualche coda nel 2020 e 2021.
E’ stata presentata dal Governo con una settimana di ritardo rispetto alla scadenza prevista
legislativamente, in quanto i due soci “contrattuali” del governo (Lega M5S)
non trovavano la quadra.
Sostanzialmente –stando agli osservatori e a quanto segnalano i
mercati finanziari ed i giornali- la manovra manca di “logica” in base alle leggi dell’economia.
I giornali già oggi evidenziano quelle che i Salvini e i Di Maio
ritengono siano “furbate” e che invece sono semplicemente inadeguatezze e
inaffidabilità che gli italiani pagheranno.
La Sfida ed il Rischio |
1) Tutti i governi Pd hanno di anno in anno accresciuto il debito
fino a portarlo ai livelli quasi della Grecia (e come sappiamo quel paese ha
poi pagato a carissimo prezzo e con la miseria di vastissimi strati della
popolazione le furbate dei governi). Il Pd non ha per nulla migliorato, nè il debito, nè le condizioni del
Paese. I soci “contrattuali” Lega-M5S continueranno ad accrescere il debito
(sempre che non scoppi prima) e scrivono sulla Nota che entro tre anni lo ridurranno. Non dicono come faranno a ridurlo stante che nel triennio aumenteranno –e notevolmente- le spese “reddito di cittadinanza”, “abolizione Fornero” etc. etc.
Nel contempo ridurranno, scrivono, le entrate (niente
progressività tributaria: quel sistema che prescrive chi più ha, più paga, ma flat tax che favorisce i
ricchi rispetto ai redditi bassi).
Queste non sono “furbate” ma gravi danni che si vogliono infliggere al Paese.
Sono strategie
di giocatori seduti al tavolo verde.
Bruxelles giudicherà, secondo le leggi matematiche della scienza
economica. Valuterà sulla base del “saldo strutturale”, un indicatore che non
tiene conto di chi è cresciuto nella cultura della furbizia. Ovviamente
scatterà subito l’attacco all’Europa, dove siederebbero i cattivoni e i nemici dell’Italia.
Il povero Ministro Tria, finora mandato a Bruxelles da solo a
perorare la logica dei due vice-premier, ha sempre garantito che il governò
migliorerà il deficit strutturale.
La Nota prevede però un peggioramento dello 0,8% per il 2019, 2020
e 2021 del debito. E così, nero su bianco, il governo scrive che il processo di riduzione
dell'indebitamento strutturale partirà solo dal 2022. Si vuole spendere in quanto
a maggio prossimo ci saranno le elezioni europee e i “populisti” di tutta
Europa contano di vincere, e poi scassare quell’Europa che i Padri nel
post-guerra vollero mettere su per evitare altro spargimento di sangue sul suolo del
vecchio continente.
Le leggi dell'economia poco si prestano ai giochi dei demagoghi. Tria, economista, è stretto da chi pensa più agli effetti politici che agli effetti di sistema contemplate dall'Economia. |
Il debito, dicevamo, si avvicinerà ancora al livello –che mai accada-
dello scoppio alla greca.
Nella Nota il governo ammette già di non potere rispettare la
decrescita del debito. L'andamento è decrescente, ma il rapporto debito-Pil nel
2021 è previsto che eccederà il benchmark di 3,9 punti percentuali (benchmark= parametro
per valutare il costo).
2) Le stime del Pil (=nuva ricchezza creata) (1,5% nel 2019, 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021)
sono portate a livelli molto distanti rispetto alle previsioni dei principali
organismi nazionali e internazionali, che lo collocano invece intorno all'1-1,1 per
cento per il prossimo anno.
Il governo nella Nota di aggiornamento scrive che l'impatto sul
Pil delle misure previste, dal reddito di cittadinanza al superamento della
Fornero, è pari allo 0,6 per cento per quanto riguarda il 2019, allo 0,5% nel
2020 e allo 0,3% l'anno successivo, però già la Nota, per evitare le risate di
chi mastica le leggi dell’economia, riporta: "Questi obiettivi di crescita
economica sono ambiziosi ma realistici, e potrebbero essere oltrepassati, per
almeno due motivi". E qui potrebbe nascondersi il potenziale disastro:
--un piano di rilancio degli investimenti pubblici, che negli
ultimi anni non sono mai decollati,
--un'inversione dello spread, che però nelle ultime settimane mostra
una dinamica opposta: è salito, anche oltre i 300 punti.
Una delle ipotesi è di finanziare gli investimenti vendendo una
parte di quel che resta delle aziende a partecipazione pubblica. Circostanza
che finora non ha quasi mai fruttato granchè, trattandosi di travagli già provati e
riprovati da 25 anni, dopo il crollò della prima repubblica. Per capire di cosa
si tratta basta pensare a quanti tentativi da 10-15 anni si sono fatti per
vendere Alitalia ed invece tuttora essa continua ad ingoiare soldi dei contribuenti.
In Europa anche su questo versante sanno fare i conti e le “furbate” non
valgono nulla.
3) Sul versante della spesa spuntano:
a) l’assegnazione di 10 miliardi al reddito di cittadinanza (9 per
le pensioni e il reddito, 1 per la riforma dei centri per l'impiego),
b) 7 miliardi alla quota 100 per il superamento della legge
Fornero sulle pensioni,
c) 2 miliardi per la flat tax al 15% destinata alle partite Iva,
d) 1 miliardi per le assunzioni nelle forze dell'ordine,
e) 1,5 miliardi per i risparmiatori che hanno avuto perdite per
colpa dei fallimenti bancari.
L'importo di 7 miliardi per superare la Fornero delinea il bacino
più ristretto tra tutti quelli ipotizzati nelle scorse settimane: 400mila beneficiari e quota 100 solo con la formula 62+38 (età anagrafica+anni di
contributi), a fronte di 495mila prepensionamenti che sarebbero stati garantiti
se si avessero avuti a disposizione 8,5 miliardi.
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