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mercoledì 31 ottobre 2018

Siamo arbëreshëi (albanesi d'Italia o anche italo-albanesi). Ma da anni a noi vicini non vediamo volontà politica e convincimento generale per una seria salvaguardia

Gli arbëreshëi chi sono ?
Sono cittadini italiani
(circa 80.000 parlanti). 
Parlanti la varietà 
dialettale di tipo tosco, che è la parlata del Sud Albania.

Gli albanesi niziarono a trasferirsi in Italia a partire dal sec. XV, 
incoraggiati dalla politica di ripopolamento 
messa in atto da Alfonso I d’Aragona; 
il movimento
 migratorio crebbe dopo l’invasione turca dell’Albania
  e continuò fino al sec. XVIII con lo stanziamento 
pacifico e sollecitato dai governanti dell'epoca 
di comunità albanesi tra le popolazioni della penisola e della Sicilia.

(2) 

La lingua Albanese:
La presenza di comunità di origine arbëreshë sul territorio italiano si presentano con carattere episodico e discontinuo per quanto attiene lo stanziamento sul territorio. Sebbene più studiosi parlino di Arberia, riferendosi all’insieme delle comunità storiche albanofone d’Italia, nessuno dà credibilità ad una realtà umanamente compatta e suscettibile di poter disporre di istituzioni pubbliche proprie. 
Esistono località di tradizione albanofona che ormai da qualche secolo hanno abbandonato l'uso della lingua dei padri. 
Nella maggioranza delle isole territoriali linguistiche di origine albanese l'arbëreshë convive con l'uso della lingua italiana e con i dialetti regionali del luogo.

In Calabria le comunità albanofone sono presenti nei centri di Acquaformosa, Castroregio (con la frazione Farneta), Cerzeto (con le frazioni Cavallerizzo e San Giacomo), Civita, Falconara Albanese, Firmo, Frascineto (con la frazione Eianina), Lungro, Plataci, San Basile, San Benedetto Ullano (con la frazione Marri), San Cosmo Albanese, San Demetrio Corone (con la frazione Macchia Albanese), San Giorgio Albanese, San Martino di Finita, Santa Caterina Albanese, Santa Sofia d’Epiro, Spezzano Albanese e Vaccarizzo Albanese (provincia di Cosenza), Caraffa di Catanzaro e Vena di Maida (provincia di Catanzaro), Carfizzi, Pallagorìo e San Nicola dell’Alto (Provincia di Crotone); ad Andali, Marcedusa, e Zangarona in provincia di Catanzaro; a Cervicati e Mongrassano in provincia di Cosenza il dialetto arbëresh risulta totalmente estinto. 

In altre regioni, comunità albanofone sono ancora presenti a Greci in provincia di Avellino (Campania), a Montecilfone, Portocannone, Ururi in provincia di Campobasso (Molise), a Barile, Casalnuovo Lucano, Ginestra, Maschito e San Costantino Albanese in provincia di Potenza (Basilicata), a Casalvecchio e Chieuti in provincia di Foggia (Puglia).

In Sicilia l'arbëreshë è ancora usato a Piana degli Albanesi, Santa Cristina di Gela e Contessa Entellina in provincia di Palermo (Sicilia).
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 Le fonti giuridche
Il perchè dell'arbëreshë che gode della tutela costituzionale ?

Perchè l'articolo 6 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche».

Sulla scorta dell'articolo 6 della Costituzione è stata varata la legge applicativa: Legge 15 Dicembre 1999, n. 482, " Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche ", il cui art. 1 evidenzia che fermo restando che lingua ufficiale dello Stato è l'italiano, la Repubblica "... promuove altresí la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate dalla presente legge".

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Cosa sta a monte della tutela delle
minoranze linguistiche, oltre alla
previsione costituzionale rimasta inattuata
per decenni ?

A partire dal 1990 a livello europeo sono stati elaborati e diffusi documenti di indirizzo e pure di natura culturale di grande rilevanza sotto il profilo della tutela delle minoranze: 
1. Le Conferenze per la sicurezza e la cooperazione in Europa di Copenaghen del giugno del 1990, di Parigi del novembre 1990, di Ginevra del Luglio 1991 e di Mosca dell’ottobre 1991. 
2. La proposta presentata dalle delegazioni dell’Austria, della Repubblica Federativa Ceca e Slovacca, dell’Italia, dell’ex-Jugosalvia e dell’Ungheria, concernente gli aiuti statali per la conservazione del retaggio culturale della O.S.C.E. (Cracovia 1990); 
3. Il Progetto della Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto, insediata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa del febbraio 1991; 
4. La Convenzione-quadro per la tutela delle minoranze nazionali adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, il 10 novembre 1994 e dalla fine di gennaio dello stesso anno, a disposizione degli Stati per la ratifica. 
5. La Carta europea delle lingue regionali o minoritarie (Strasburgo); 
6. Il Progetto attualizzato di Convenzione dell’Unione federalista dei Gruppi etnici europei (U.F.G.E.E.) sulla tutela dei gruppi etnici in Europa; 
7. Lo Strumento CEI per la tutela dei diritti delle minoranze. 

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