2 Gennaio
Nasce a Corleone il 2 gennaio 1914 Placido Rizzotto, sindacalista socialista, rapito e ucciso dalla Mafia a 34 anni.
Aveva organizzato l’occupazione delle terre, con i contadini siciliani.
L’assassinio di Rizzotto è stato uno degli storici delitti del secondo dopoguerra di intreccio mafia-politica.
Negli anni della guerra aveva maturato una forte coscienza sociale e non poteva guardare inerte le ingiustizie che stavano accadendo nella sua comunità, né tollerare l’appropriazione delle terre da parte della mafia e l’assunzione dei lavoratori per motivi esclusivamente nepotistici.
La partecipazione alla Resistenza lo aveva profondamente cambiato: non poteva accettare la realtà corleonese fatta di pochi padroni terrieri, dei loro servi mafiosi e di moltissimi contadini in miseria, in una Corleone del dopoguerra ancora inevitabilmente regolata dall’incontrastabile legge del potere mafioso.
Indimenticabile in lui il ricordo del padre arrestato ingiustamente come appartenente ad una cosca; arresto avvenuto sotto i suoi occhi di bambino.
Divenne perciò sindacalista e cercò di organizzare i lavoratori per spingerli a vincere la paura e a resistere alle tirannie. Li spinse a occupare le terre e a distribuire a famiglie di contadini onesti quelle tenute incolte dalla mafia.
Si oppose al sistema malsano di assegnazione dei lavori e delle terre. La mafia non tardò a reagire, intimidì i suoi compagni e lo isolò in ogni modo.
Entrò in conflitto anche con Lia, la ragazza che amava. Lia se ne andrà definitivamente dalla Sicilia dopo la sua morte. Ma Rizzotto non si tirò indietro, preferendo continuare la sua battaglia, diventando a fatica Segretario della Camera del Lavoro della città, impegnato a sostenere i contadini nella lotta per l’occupazione delle terre.
Si battè per l’applicazione dei “Decreti Gullo‘” che prevedevano l’obbligo di cedere in affitto alle cooperative contadine le terre incolte o malcoltivate dai proprietari agrari.
Era ormai nel mirino di mafia e padroni; e ancora una volta ci furono violenti scontri tra mafiosi e contadini. Uno dei feudi che vennero assegnati alle cooperative agricole fu quello di Strasatto dove comandava un giovane mafioso che diventerà tristemente famoso: Luciano Liggio.
La sera del 10 maggio del 1948 venne sequestrato, scomparve nel nulla e il suo corpo non fu mai ritrovato. La morte del sindacalista sconvolse tutta l’Italia democratica.
La CGIL proclamò uno sciopero generale contestando violentemente l’allora capo del Governo Mario Scelba.
In questa realtà si intrecciarono le vite di tanti personaggi che scriveranno, nel bene e nel male, la storia della seconda metà del Novecento: il giovane universitario Pio La Torre che sostituisce Rizzotto alla guida dei contadini corleonesi e che subirà la sua stessa tragica sorte; l’allora capitano Carlo Alberto dalla Chiesa, capo delle indagini sulla morte di Rizzotto, ucciso da Generale in un attentato mafioso nel 1982; Luciano Liggio, mandante dell’omicidio di Placido Rizzotto, che diventerà uno dei più potenti boss della mafia siciliana.
Le indagini sull’omicidio furono condotte dall’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa. Sulla base degli elementi raccolti dagli inquirenti, vennero arrestati Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio.
Grazie alla testimonianza del Collura fu possibile ritrovare il corpo del sindacalista, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone.
Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.
La settimana prima della scomparsa di Placido Rizzotto, sulle Madonie, era stato assassinato il capolega Epifanio Li Puma, anche lui socialista. Meno di un mese dopo, a Camporeale, verrà ucciso Calogero Cangelosi. Sono alcuni di una lunga serie di sindacalisti, capi contadini e semplici lavoratori a cadere sotto il piombo della mafia del feudo, alla vigilia delle elezioni politiche del 18 aprile ’48.
Purtroppo quegli assassini mafiosi hanno vinto.
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