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sabato 23 gennaio 2016

Carnevale. Nel terzo millennio ha ancora significati ?

Domani domenica di settuagesima inizia ufficialmente il Carnevale. 
Dura 18 giorni. Il 2 febbraio sarà infatti Candelora, per cui secondo alcuni la parola significherebbe «eliminare la carne».

Seguirà il Giovedì grasso che cade il 4 febbraio, e quindi tutto culminerà il Martedì grasso. 
Il Mercoledì delle Ceneri inizierà ufficialmente la Quaresima, per cui la Chiesa cattolica consiglia digiuno, contrizione e pentimento.

Cos’è vivo ancora oggi del Carnevale dei tempi andati ? 
Cosa resta in noi degli antichi riti della società contadina ? 
Che ne è dell’anarchia e dell’inversione sociale portata dai riti carnevaleschi ? 
Nulla. 


Lo stesso giorno di Natale è privo del significato recondito, tramandatici per secoli; a quei significati sono subentrate festività che hanno i propri riti consumistici, i propri oggetti messi in vendita in un determinato periodo dell’anno (maschere, travestimenti, coriandoli, stelle filanti, dolci); quindi celebrazione, ricorrenza che della vera festa non ha più molto.
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Il mondo di oggi non sembra possedere alcuna verticalità, poiché i sistemi comunicativi e produttivi hanno prodotto l’orizzontalità totale. 
La festa dei pazzi, il mondo alla rovescia, è ogni giorno dell’anno. 
L’anarchia, la confusione, il rimescolamento sono condizioni permanenti. 
Lo stesso mascheramento, il travestimento, tipico del Carnevale e del suo spirito sovvertitore, è oggi un fatto comune e consueto. 

Ma se non c’è più differenza tra ordine e disordine, su cosa si fonderà la società ? 
Se la trasgressione è continua, cosa vuol dire oggi trasgredire ? 

Jean Starobinski, un grande artista, aveva preconizzato all’inizio degli Anni 70 la mutazione in corso. 
Dopo aver analizzato in che modo il clown era diventato negli ultimi due secoli il soggetto preferito di pittori, musicisti e registi, Starobinski aveva concluso che la sua presenza sulle scene dell’arte si stava attenuando. Il clown, concludeva, è sceso per le strade, è in ciascuno di noi: 
Non ci sono più limiti, non c’è più infrazione. Rimane la derisione.

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