(A leggere Kaplan l'Europa, la costruzione europea, è finita in una trappola)
Appare chiaro ormai che la centralizzazione imposta per decenni dall’Unione europea e dalla sua burocrazia remota e non rappresentativa, non ha creato un’Europa unita. Ha generato, invece, un poderoso contraccolpo che attraversa il continente e a cui l’Europa potrà sopravvivere solo riuscendo a capire come legittimarsi nei confronti delle nazioni che la compongono.
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E, ancora peggio per l’unità europea, la geografia e la storia hanno cospirato per rendere alcune regioni del continente più vulnerabili di altre ai flussi dei migranti e dei rifugiati. Se da una parte la Germania e alcuni Paesi scandinavi provano a giocare la carta dell’accoglienza, i Paesi dell’Europa centrale come l’Ungheria e la Slovenia alzano nuove barriere di filo spinato. I Balcani, che negli Anni 90 la guerra e il sottosviluppo separavano virtualmente dall’Europa, hanno subito un ulteriore colpo per via dell’anarchia in Medio Oriente. All’estremità sudorientale dell’Europa, in Grecia, un tempo provincia povera dell’impero ottomano, la crisi economica in atto nel Paese è stata esacerbata dalla sua infelice posizione di porta d’accesso per centinaia di migliaia di migranti in fuga dai disordini del mondo arabo.
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Oggi, non occorre dirlo, la Russia ha di nuovo un ruolo strategico in Europa. Il rafforzamento del controllo di Putin sulla federazione, dopo la confusa era eltsiniana, ha creato nuove barriere tra Parigi e Varsavia, Berlino e Bucarest. Un polacco o un romeno negli Anni 90, considerati la debolezza e il caos della Russia, vedevano nell’appartenenza alla Nato e all’Unione europea una prospettiva di stabilità e pace a lungo termine. Oggi l’orizzonte strategico è ben diverso: il futuro dell’impresa europea appare incerto, e una Russia rediviva si è annessa la Crimea, ha invaso l’Ucraina orientale e preme di nuovo minacciosamente ai confini.
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Ed ecco che assistiamo a un rovesciamento delle alleanze della Guerra fredda. L’Europa torna a spaccarsi, ma stavolta è l’Europa dell’Est a volersi avvicinare agli Usa, dubitando sempre di più che la Nato da sola possa rappresentante una difesa efficace contro la Russia. Al contempo, i Paesi dell’Europa occidentale, preoccupati per l’arrivo in massa dei profughi e la minaccia terroristica pensano che avvicinarsi alla Russia (malgrado la crisi ucraina) sia utile contro il caos che si diffonde dalla Siria (...).
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È passato il tempo in cui pensavamo che l’Europa fosse stabile, prevedibile e noiosa.
La mappa del continente sta tornando al suo aspetto medievale, se non proprio nei confini almeno negli atteggiamenti politici e nelle alleanze. Il punto oggi è se l’Unione europea può ancora sperare di diventare l’erede del multiculturalismo dell’impero asburgico, che per secoli dominò l’Europa centrale e orientale, ospitando i più svariati interessi e minoranze.
La risposta dipende non solo da quello che farà l’Europa, ma anche da quello che sceglieranno di fare gli Stati Uniti.
La geografia è una sfida, non un destino.
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