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giovedì 28 gennaio 2016

La cultura. Come leggere il potere, l'autorità, la verità e l'esperienza religiosa (12)

In tutti i paesi dell'Occidente esistono minoranze etniche e religiose. L'approccio verso queste è di due tipi. La cultura politica di destra storicamente persegue l'integrazione (assimilazione entro la seconda generazione). La cultura di sinistra, più articolata, si estrinseca attraverso il multiculturalismo.
Le comunità arbereshe del meridione dell'Italia, possiamo dire che per secoli hanno potuto godere del multiculturalismo. Da alcuni decenni sia da parte della cosiddetta Congregazione Chiesa Orientale (retta da latini per insegnare ai greco-cattolici come si fa ad essere greco-cattolici) che dagli organi statuali sta venendo fuori la volontà di assimilazione.
Integrazione e multiculturalismo hanno però ben precisi significati ereditati dalla Storia
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CULTURA E IDENTITA'


L'integrazione e il multiculturalismo sono incompatibili poichè integrarsi vuol dire -per un immigrato- assorbire “il sistema di valori, di regole e di comportamenti socialmente ammessi” che costituiscono la cultura, la visione culturale, del Paese ospitante. 
Quanto sopra abbiamo potuto leggere in questi giorni, su giornali con grande tiratura; ovviamente la tematica era sviluppata da contrastati e divergenti punti di vista. 

E' davvero questo il punto di civiltà ? 
O sono le leggi  (non i valori) a regolare l’accoglienza degli altri, dei non omologati al modo di vivere della maggioranza ?

Secondo il dibattito portato avanti sulle pagine del Corriere della Sera e sul Fatto Quotidiano ci sono  molti conflitti di valore e differenze non conflittuali, come lo sono quelle relative 
-alle tradizioni linguistiche, 
-estetiche, 
-dottrinali, 
-tecniche, 
-gastronomiche, 
-agli usi e costumi diversi 
ma non reciprocamente offensivi. 

In entrambi i casi – conflittualità e semplice diversità – l'integrazione vuol dire semplicemente rispetto delle leggi, condizione necessaria ma anche sufficiente per il rispetto reciproco. 
L’Italia (fonte Transparency International) è -tanto per ricordarlo- il paese europeo con il maggior numero di leggi e il più alto tasso di illegalità (e non certo per colpa dei migranti!  siamo noi italiani  che a cominciare dai politici-governanti ai cittadini qualsiasi amiamo fare i furbetti). 
Tra le leggi e i valori esiste infatti perfetta corrispondenza nelle società democratiche. Le leggi di una qualunque società, infatti, dovrebbero derivare da null’altro che dai suoi valori. 
E' innegabile ed è logico.

L’ottimismo cosmopolitico 
contro il pessimismo tradizionalista. 
La Storia ci ricorda che nei due secoli compresi fra La dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del 1789 e il 1989  del crollo del muro di Berlino è intervenuta una crescita umana e culturale senza pari nei secoli precedenti. 
Il Diritto Romano quanto a diritti umani non era proprio l’ultimo grido, ma fra Giustiniano e Montesquieu qualcosa è pure stato capito dagli uomini. 
La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 riecheggia quella del 1789 tranne per una differenza: la parola dignità. 
"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. In questa parola brilla la consapevolezza nuova che due secoli di esperienza, di speranze e di orrori hanno finalmente fissato in un concetto chiaro: pari dignità. 
Eguaglianza in dignità e perciò in diritti. 

Dignità” è uno dei sei valori intorno a cui si organizza la Carta dei Diritti dell’Unione Europea. Gli altri sono Libertà, Eguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia. Sono tutti valori. 
La loro specificità è di assorbire, alla base della legislazione e come sua norma suprema, la consapevolezza di ciò che ci dobbiamo gli uni agli altri. La dignità di tutte le persone è il fondamento di ciò che è dovuto a ciascuno e solamente essa rende possibile la convivenza delle persone in società, in comunità ( perchè sia rispettata la giustizia).
Questi concetti (dignità e giustizia) assieme ai valori della Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité, Fraternité… ci aprono la prospettiva dell’etica pubblica.

Che cosa abbiamo dunque imparato a proposito di leggi e valori ? 
che la parte essenziale di ciò che è dovuto a ciascuno è proprio il libero esercizio del suo proprio ethos, e non del nostro, nei precisi limiti in cui è compatibile con il rispetto dell’eguale dignità dell’ethos altrui. 
A ciascuno è dovuta la massima tutela e protezione della libertà di vivere e morire secondo ciò che ritiene sia la vita buona o felice. 
Non è altro che il principio di laicità dello Stato, da intendere non come semplice neutralità, ma garanzia dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di pluralismo confessionale e culturale. 
La laicità è un valore, di livello etico, cioè universale: dunque non è vero che le leggi non hanno a che fare coi valori.
Il valore della laicità, come quelli della dignità personale e della giustizia, è di rendere a ciascuno, e non a “noi”, la speranza che abbia un po’ di senso, un po’ di valore anche la sua vita (e non solo la nostra). 

E' un controsenso etico predicare l’integrazione come fine del multiculturalismo. 
Le questioni di valore d’altra parte sono spesso questioni di vita o di morte, perché coinvolgono l’identità morale di ciascuno, le ragioni della propria vita, quelle in grazia delle quali si può anche decidere di sacrificarla. La propria, non l’altrui. 
L’altra cosa che abbiamo imparato nel periodo compreso fra la Dichiarazione del 1789 e la caduta del muro di Berlino 1989 è che non per questo qualunque ethos è accettabile, ma soltanto quelli che sono compatibili precisamente con la pari dignità degli altri, con il rispetto loro dovuto. 
Ciò che vincola e insieme libera alcuni deve essere compatibile con ciò che è dovuto a ciascuno. E questo è lo spirito delle leggi. 

Ha -avviandoci alla conclusione- poco senso parlare dei “nostri” valori o della “nostra” cultura.  Questa “nostra cultura” coincide con la nostra ragione, che include la nostra sensibilità e la nostra cognizione del dolore e dell’orrore. Insomma, della storia. E' solo nostra.

L'imperio della legge deve pertanto coincidere con le buone leggi e quindi con i valori universali. Tutto ciò che è incompatibile con i valori universali diventa presto o tardi sfacciata – e impunita – contorsione logica, giuridica ed etica.

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