In tutti i paesi dell'Occidente esistono minoranze etniche e religiose. L'approccio verso queste è di due tipi. La cultura politica di destra storicamente persegue l'integrazione (assimilazione entro la seconda generazione). La cultura di sinistra, più articolata, si estrinseca attraverso il multiculturalismo.
Le comunità arbereshe del meridione dell'Italia, possiamo dire che per secoli hanno potuto godere del multiculturalismo. Da alcuni decenni sia da parte della cosiddetta Congregazione Chiesa Orientale (retta da latini per insegnare ai greco-cattolici come si fa ad essere greco-cattolici) che dagli organi statuali sta venendo fuori la volontà di assimilazione.
Integrazione e multiculturalismo hanno però ben precisi significati ereditati dalla Storia
L'integrazione e il
multiculturalismo sono incompatibili poichè integrarsi vuol dire -per un
immigrato- assorbire “il sistema di valori, di regole e di comportamenti
socialmente ammessi” che costituiscono la cultura, la visione culturale, del Paese ospitante.
Quanto sopra abbiamo potuto leggere in questi giorni, su giornali con grande tiratura; ovviamente la tematica era sviluppata da contrastati e divergenti punti di vista.
Le comunità arbereshe del meridione dell'Italia, possiamo dire che per secoli hanno potuto godere del multiculturalismo. Da alcuni decenni sia da parte della cosiddetta Congregazione Chiesa Orientale (retta da latini per insegnare ai greco-cattolici come si fa ad essere greco-cattolici) che dagli organi statuali sta venendo fuori la volontà di assimilazione.
Integrazione e multiculturalismo hanno però ben precisi significati ereditati dalla Storia
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CULTURA E IDENTITA'
Quanto sopra abbiamo potuto leggere in questi giorni, su giornali con grande tiratura; ovviamente la tematica era sviluppata da contrastati e divergenti punti di vista.
E' davvero questo il punto di
civiltà ?
O sono le leggi (non i valori) a regolare l’accoglienza degli altri, dei non omologati al modo di vivere della maggioranza ?
O sono le leggi (non i valori) a regolare l’accoglienza degli altri, dei non omologati al modo di vivere della maggioranza ?
Secondo il dibattito portato
avanti sulle pagine del Corriere della Sera e sul Fatto Quotidiano ci sono molti conflitti di valore e differenze non conflittuali,
come lo sono quelle relative
-alle tradizioni
linguistiche,
-estetiche,
-dottrinali,
-tecniche,
-gastronomiche,
-agli usi e costumi
diversi
ma non reciprocamente
offensivi.
In entrambi i casi –
conflittualità e semplice diversità – l'integrazione vuol dire semplicemente
rispetto delle leggi, condizione necessaria ma anche sufficiente per il rispetto
reciproco.
L’Italia (fonte Transparency
International) è -tanto per ricordarlo- il paese europeo con il maggior numero di leggi e il più alto
tasso di illegalità (e non certo per colpa dei migranti! siamo noi
italiani che a cominciare dai politici-governanti ai cittadini qualsiasi amiamo fare i
furbetti).
Tra le leggi e i valori esiste
infatti perfetta corrispondenza nelle società democratiche. Le leggi di una
qualunque società, infatti, dovrebbero derivare da null’altro che dai suoi
valori.
E' innegabile ed è logico.
E' innegabile ed è logico.
L’ottimismo cosmopolitico
contro il pessimismo
tradizionalista.
La Storia ci ricorda che nei
due secoli compresi fra La dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del
1789 e il 1989 del crollo del muro di Berlino è intervenuta una crescita
umana e culturale senza pari nei secoli precedenti.
Il Diritto Romano quanto a
diritti umani non era proprio l’ultimo grido, ma fra Giustiniano e Montesquieu
qualcosa è pure stato capito dagli uomini.
La Dichiarazione Universale dei
Diritti dell’Uomo del 1948 riecheggia quella del 1789 tranne per una differenza:
la parola dignità.
"Tutti
gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”. In questa parola brilla la
consapevolezza nuova che due secoli di esperienza, di speranze e di orrori
hanno finalmente fissato in un concetto chiaro: pari dignità.
Eguaglianza in dignità e perciò
in diritti.
“Dignità” è uno dei sei valori
intorno a cui si organizza la Carta dei Diritti dell’Unione Europea. Gli altri
sono Libertà, Eguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia. Sono tutti
valori.
La loro specificità è di
assorbire, alla base della legislazione e come sua norma suprema, la
consapevolezza di ciò che ci dobbiamo gli uni agli altri. La dignità di tutte
le persone è il fondamento di ciò che è dovuto a ciascuno e solamente essa
rende possibile la convivenza delle persone in società, in comunità ( perchè
sia rispettata la giustizia).
Questi concetti (dignità e
giustizia) assieme ai valori della Rivoluzione Francese: Liberté, Egalité,
Fraternité… ci aprono la prospettiva dell’etica pubblica.
Che cosa abbiamo dunque
imparato a proposito di leggi e valori ?
che la parte essenziale di ciò
che è dovuto a ciascuno è proprio il libero esercizio del suo proprio ethos, e
non del nostro, nei precisi limiti in cui è compatibile con il rispetto
dell’eguale dignità dell’ethos altrui.
A ciascuno è dovuta la massima
tutela e protezione della libertà di vivere e morire secondo ciò che ritiene
sia la vita buona o felice.
Non è altro che il principio di
laicità dello Stato, da intendere non come semplice neutralità, ma garanzia
dello Stato per la salvaguardia della libertà di religione, in regime di
pluralismo confessionale e culturale.
La laicità è un valore, di
livello etico, cioè universale: dunque non è vero che le leggi non hanno a che
fare coi valori.
Il valore della laicità, come
quelli della dignità personale e della giustizia, è di rendere a ciascuno, e
non a “noi”, la speranza che abbia un po’ di senso, un po’ di valore anche la
sua vita (e non solo la nostra).
Le questioni di valore d’altra
parte sono spesso questioni di vita o di morte, perché coinvolgono l’identità
morale di ciascuno, le ragioni della propria vita, quelle in grazia delle quali
si può anche decidere di sacrificarla. La propria, non l’altrui.
L’altra cosa che abbiamo
imparato nel periodo compreso fra la Dichiarazione del 1789 e la caduta del
muro di Berlino 1989 è che non per questo qualunque ethos è accettabile, ma
soltanto quelli che sono compatibili precisamente con la pari dignità degli
altri, con il rispetto loro dovuto.
Ciò che vincola e insieme
libera alcuni deve essere compatibile con ciò che è dovuto a ciascuno. E questo
è lo spirito delle leggi.
Ha -avviandoci alla conclusione- poco senso parlare dei “nostri” valori o della “nostra” cultura. Questa “nostra cultura” coincide con la nostra ragione, che include la nostra sensibilità e la nostra cognizione del dolore e dell’orrore. Insomma, della storia. E' solo nostra.
Ha -avviandoci alla conclusione- poco senso parlare dei “nostri” valori o della “nostra” cultura. Questa “nostra cultura” coincide con la nostra ragione, che include la nostra sensibilità e la nostra cognizione del dolore e dell’orrore. Insomma, della storia. E' solo nostra.
L'imperio della legge deve pertanto coincidere con le buone leggi e quindi con i valori universali. Tutto ciò che è
incompatibile con i valori universali diventa presto o tardi sfacciata – e impunita –
contorsione logica, giuridica ed etica.
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