Il
campionato di calcio europeo capita nel mezzo della crisi finanziaria, e
soprattutto economica, dell’Europa. A voler essere più precisi, la crisi non investe
tutta l'Europa, ma una sua parte, quella mediterranea.
E’
su questo meraviglioso mare che insistono tre splendide penisole su cui batte
un sole che alimenta una natura che, quando gli uomini
mediterranei non intervengono, affascina i popoli del pianeta. Il guaio di
queste tre penisole infatti è nella sua gente, che discendendo da grandi civiltà
della Storia adesso ritiene di avere già dato e vorrebbe che altri, adesso si
dessero da fare per battere le strade della vita che verrà.
I
popoli che vivono sulle tre penisole mediterranee da
oltre un ventennio si cullano, vivono un po’ a sbafo, non sempre scelgono
governanti seri ma arrivano pure a preferire burloni e barzellettieri.
Questi
popoli sono caduti così in basso, rispetto alle loro grandi civiltà del
passato, da spingersi fino al punto, adesso, di pregare i popoli metodici e
precisi del Nord di saldare i loro conti.
Si,
spagnoli, italiani e greci, amerebbero che qualcuno pagasse le loro bollette ed i loro debiti (sovrani)
conseguenze del loro voler vivere al di sopra delle possibilità.
Non
c’è alcun dubbio che i “cattivoni” (agli occhi mediterranei) del Nord tentano
di resistere, rifiutare di caricarsi del fardello debitorio degli spendaccioni
e goderecci uomini del sud-Europa.
Ora il destino vuole che nel campionato di calcio, i metodici e precisi uomini del nord (i virtuosi) ed i disordinati e talvolta “imbroglioni” uomini del sud si ritrovino a giocarsi il poker decisivo per la vittoria finale.
Ora il destino vuole che nel campionato di calcio, i metodici e precisi uomini del nord (i virtuosi) ed i disordinati e talvolta “imbroglioni” uomini del sud si ritrovino a giocarsi il poker decisivo per la vittoria finale.
Viene
spontaneo a questo punto mettere sullo stesso tavolo i miti e la realtà, i goderecci
e i Pigs, i debiti e i virtuosi, il rigore dei bilanci e quello dai dischetti degli
arbitri.
CALCIO NON ECONOMIA.
Vero
è che quando si gioca lo si fà con i fatti e con le parole, però ciò è
possibile fino a quando il cortocircuito non manda all'aria tutte le belle
favole ed i grandi miti.
Proseguendo
su questa china, ossia continuando a pensare che avendo alle proprie spalle una
grande Storia si possa vivere al di sopra delle possibilità perché prima o dopo
una signora Merkel di passaggio si impietosisca, o peggio si senta in colpa, e messa
in crisi si faccia carico dei debiti
accumulati è un vero affronto alla realtà.
E’
sbagliato quindi alimentare in campo calcistico l'immaginario collettivo della
gente e caricarlo di emozioni contro i cattivoni che ancora non si decidono ad
aprire il portafoglio.
Voler
solleticare il risentimento economico,
sperando che si trasformi in energia utile sul piano calcistico, non serve e
non porta neppure bene, nel calcio e nella vita reale.
La
Grecia insegna.
Vinca, quindi, come è giusto, il migliore.
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