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sabato 2 giugno 2012

Grandi uomini della Resistenza hanno realizzato la Repubblica. Gli inetti di destra e sinistra odierni la stanno affondando

Giuseppe Romita, ministro socialista dell'Interno legge il risultato del referendum istituzionale
Il 2 giugno 1946 gli italiani furono convocati dal governo di unità nazionale per esprimere il voto su due questioni fondamentali riguardanti  l’assetto dello Stato:
- la risoluzione del  problema istituzionale (Monarchia o Repubblica)
-e l’elezione dell’ Assemblea costituente, incaricata di riscrivere la Carta fondamentale del nuovo Stato.
Il voto referendario diede la vittoria alla Repubblica, che sopravanzò di circa due milioni di voti quelli a favore della Monarchia. Il risultato fu  contestato dalle forze politiche filomonarchiche per motivi sia di legittimità sia di merito e diede origine a vari ricorsi  presso la Corte di Cassazione, la quale si pronunciò il 18 giugno, convalidando quanto aveva dichiarato il 10 giugno il ministro dell’Interno e, quindi, sancendo la vittoria del voto repubblicano: tutto questo ritardò di più di una settimana il trapasso istituzionale.
Il risultato referendario metteva in evidenza la profonda divisione del Paese sotto il profilo politico, sociale e culturale: accanto all’Italia del nord prevalentemente repubblicana e politicamente  “progressista”, c’era quella del sud prevalentemente monarchica e politicamente  “conservatrice”.
Il presidente del Consiglio -Alcide De Gasperi-  in un colloquio del 21 maggio 1946 con il nunzio in Italia, monsignor Francesco Borgongini Duca prevedeva: «La parte meridionale d’Italia fino a poco più su di Roma darà il voto in favore della Monarchia nella proporzione del 70%, sopra una popolazione di 18 milioni; invece nel resto d’Italia la proporzione sarà del 70% per la Repubblica su 22 milioni di persone, quindi questa avrà una maggioranza sicura».
ll  “voto politico”, cioè quello per l’Assemblea costituente, in qualche misura riproduceva quello amministrativo delle elezioni di primavera.
-La Democrazia cristiana si confermò come il primo partito politico del Paese (8.012.355 voti),
-seguito dai socialisti (4.674.977 voti)
-e dai comunisti (4.287.054);
La somma dei due partiti di sinistra però sopravanzò il voto democristiano considerato da solo.
Gli elettori – per la prima volta le donne erano state ammesse al voto – avevano premiato i cosiddetti partiti di massa, che erano quelli che avevano anche partecipato alla Resistenza e che ora venivano chiamati dagli elettori a riscrivere la nuova Carta costituzionale.

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