Il 10 agosto 1812, duecento anni fà, il luogotenente del Regno di Sicilia, Francesco di Borbone, firmò la Costituzione che il Parlamento siciliano aveva approvato a conclusione di un lungo braccio di ferro fra la monarchia borbonica che intendeva affermare anche in Sicilia la propria sovranità e i baroni siciliani che non intendevano rinunciare ai propri privilegi.
La nuova Costituzione, il cui impianto risentiva dell’esperienza inglese, sanciva la fine della feudalità, allargava la base del potere ma, a nostro avviso, non determinava un reale mutamento dei rapporti economico-sociali nell’isola.
Il possesso feudale si trasformò infatti in proprietà latifondista e i baroni, per di più, aggiunsero una nuova legittimazione di diritto a quella fondata sulla consuetudine e, soprattutto, vennero riconosciuti nell’antica pretesa di essere l’incarnazione stessa della nazione siciliana.
Pasquale Hamel
su "Critica Sociale"
Nessun commento:
Posta un commento