Oggi si vota in Francia.
Il risultato nell'odierna situazione sociale ed economica dell'Europa pero' non riguarda solamente i francesi.
Vincendo Sarkozy sappiamo che la politica economica sul continente continuera' quella che già conosciamo e che porta l'impronta chiarissima della Merkel. Rigore, austerità, sacrifici per rimettere a posto -come sotto piu' aspetti e' giusto- i conti. A riequilibrio raggiunto (o magari quasi raggiunto) potremo sperare nel rilancio della crescita e finalmente alla riduzione dei livelli di disoccupazione.
E' se invece il vincitore delle presidenziali francesi sara' invece il socialista Hollande ?
Non c'e' da attendersi una politica economica di 180' diversa. No, ormai nell'Occidente tutte le culture politiche (quelle maggiori, almeno) convergono su un solo modello economico-finanziario: quello liberista.
Tuttavia se la sostanza di fondo e' unica sia per la destra che per la sinistra, la crosta, la superfice comunque consente una discreta divergenza nella conduzione del gioco politico. Sara' pertanto immaginabile la revisione di molti trattati europei che portano l'impronta eccessivamente teutonica, la messa in soffitta del patto fiscale che implica la matematica eguaglianza fra entrate ed uscite finanziarie senza che gli stati possano farsi aiutare dalla BCE, la prospettiva di un'Unione diversa più proiettata verso il Mediterraneo, che sappia cogliere il nuovo delle rivoluzioni arabe.
Sperare in una Europa meno nordica, meno glaciale e meno matematica e' di certo la speranza dell'Italia, della Spagna, della Grecia.
Questa speranza ha delle controindicazioni ?
Abbiamo detto che governi la destra o la sinistra, il modello economico, la scacchiera su cui si gioca la partita e'' unica.
E si sa, i socialisti di qualsiasi latitudine sono sempre un po' sognatori e se Holande dovesse mostrare troppo questo aspetto politico all'Europa potrebbe costare molto la sua eventuale vittoria: la speculazione finanziaria è infatti pronta ad addentare l'osso ed e' per questa ragione che molti oggi ritengono che un socialista che lasciasse intravedere un accenno, anche minimo, di politica keynesiana (espansiva, quindi) procurerebbe scompiglio in un'Europa già disastrata a causa degli spread eccessivi.
Hollande queste cose le conosce e pertanto sa che l'Europa della finanza e delle banche andra' affrontata nei tempi medio-lunghi e non con le espressioni ad effetto di corto respiro.
Le sue promesse elettorali oggi sicuramente contengono un miscuglio di demagogia e di ingenuità. ingredienti inevitabili di tutte le campagne elettorali.
Ma ai francesi (ed a molti europei) la semplice ipotesi che un socialista della scuola di Mitterand possa parlare con la Merkel da pari a pari, possa lasciare intravedere ritocchi in senso piu' umano, piu' sociale all'unico modello liberista, e possa dare inoltre voce alle frustrazioni di tante capitali europee finora private di qualsiasi possibilità di alzare il dito in presenza della Merkel, sembra un viatico sufficiente.
Vedremo.
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