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martedì 6 agosto 2013

Aspettando il nuovo Eparca (n. 21)

Papa Francesco, lo abbiamo scritto ieri, ama la spiritualità e la liturgia del rito bizantino.
Richiamando la sua conversazione con i giornalisti durante il ritorno dal Brasile rileviamo che ebbe a dire, relativamente alla Chiesa Ortodossa:

«Le Chiese ortodosse hanno conservato la liturgia che è tanto bella.
Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione. Loro adorano Dio e lo cantano, non contano il tempo.
Una volta parlando dell’Europa occidentale e della sua Chiesa mi hanno detto che “ex Oriente lux”, “ex Occidente luxus”, cioè dall’Oriente la luce, dall’Occidente il consumismo e il benessere che hanno fatto tanto male. Invece gli ortodossi conservano questa bellezza di Dio al centro.
Quando si legge Dostoevsky si percepisce qual è l’anima russa e orientale. Abbiamo tanto bisogno di questa aria fresca dell’Oriente, di questa luce».

 Si tratta di concetti già riportati sul libro "Il Cielo e la Terra" edito in Argentina nel 2010 e in Italia nel 2013 da Mondadori dove l'allora arcivescovo di Buenos Aires affronta -in dialogo col rabbino Abraham Skorka- i temi cruciali del nostro vivere.

 La liturgia.
In un certo senso sarebbe la "Messa" del rito latino ma non sarebbe  corretto dire così. Tanto è vero che Papa Francesco si dichiara dispiaciuto che in Occidente la "Liturgia" è andata smarrita.

La Liturgia del rito Bizantino si è formata  tra il VI e il IX secolo nel contesto della Grande Chiesa di Costantinopoli -S. Sofia- e nei grandi monasteri della città imperiale. Ricevette la sua forma definitiva al tempo della riforma dei Paleologi (1261-1453), specialmente nei monasteri dell’Atos, il cui rinnovamento spirituale, detto “Esicasto”, si irraggiava ben al di là delle anguste frontiere dell’ultimo Impero Bizantino, attraverso il mondo slavo che aveva adottato questo rito in lingua slavone fin dagli ultimi decenni dell’VIII secolo al tempo della cristianizzazione dei Bulgari, che lo trasmisero ai Russi un secolo più tardi e poi ai Serbi.

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