Realtà mafiosa. È evidente che il mafioso con la lupara a tracollo che gira a cavallo per le campagne dell'Isola, che nei decenni andati poteva essere visto, adesso non esiste e non lo si incontra più. Nemmeno nei film questo tipo di personaggio lo si raffigura più. Eppure la mafia, o meglio le mafie, sulla terra di Sicilia ancora sono ben presenti, anche se sui giornali leggiamo che esse da decenni per svolgere i loro affari si sono trasferite al Nord, dove di soldi ne girano parecchi più di qui.
Come possiamo notare e renderci conto che la mafia o le mafie sono invece ben presenti? Da un libro di Luca Bianchi e Antonio Fraschilla apprendiamo che secondo un magistrato meridionale, Francesco Giannella: "la crescita limitata del Sud è certamente da addebitare anche al problema della legalità, la differenza tra il prodotto interno lordo per abitante del Nord e quello del Mezzogiorno dove è forte la presenza delle cosche è un abisso di circa sedicimila euro". Secondo lo stesso attuale premier Mario Draghi, in una sua dichiarazione di qualche anno fa leggiamo che in alcune aree del Paese la criminalità organizzata ha portato a una diminuzione del PIL (prodotto interno lordo) di venti punti percentuali.
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Ci proponiamo, con la premessa sopra riportata, di intrattenerci sul Blog per alcune pagine sulle palle al piede che da sempre hanno frenato la crescita sociale e civile della nostra terra, la Sicilia.
Il proposito nasce dal fatto che sappiamo che con il cosiddetto Pnrr arriveranno nel Meridione tanti fondi che inevitabilmente susciteranno l'attenzione di tanta gente "malintenzionata". La sensibilità e la vigilanza della gente comune devono essere mobilitate e sensibbilizzate perché nemmeno un euro si perda dall'intento di far crescere e sviluppare la nostra terra e dall'intento mafioso di lasciare alla gente solo i debiti e gli interessi da pagare per i fondi PNRR.
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