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mercoledì 31 luglio 2019

Contessa Entellina. Vita ammnistrativa

Capita a noi -che questo Blog alimentiamo con temi ora interessanti ed ora meno- di occuparci di ciò che succede nel cuore della nostra piccola comunità: il Muniicipio.

Non sempre e non con costanza seguiamo la vita ammnistrativa locale, ma qualcosa ci capita di cogliere:

1) Il Sindaco del nostro piccolo Comune, al alto indice di "spopolamento", dal mese entrante si farà assistere da un "consulente". E' la prima volta che nel nostro Ente ci sarà accanto al primo cittadino anche un consulente.

2) Per  comuni della dimensione del nostro, Contessa Entellina, sarebbero bastati tre assessori, però l'Amminstrazione in carica ha optato per quattro.

3) Di contro il nostro piccolo Comune entro il primo settembre si ritroverà privo di tre figure apicali nell'apparato burocratico, per raggiunti limiti di pensionamento:
-Il dott. Ignazio Gennusa
-Il dott. Giuseppe Tardo
-Il rag. Remo Spera.

4) Attualmente sono in corso di pubblicazione (all'Albo) i bandi d concorso pubblico per due -distinti- posti direttivi amminstrativi e un bando di "mobilità" per il ruolo inerente la ragioneria.

5) Nel pomeriggio di ieri nel corso della seduta consiliare è stato approvato (all'unanimità, compresa la minoranza)  in linea amministrativa un progetto inteso a dare via libera  ad un centro culturale polivalente.
La stessa deliberazione, ricalcata sulla proposta già varata in Consiglio, in meno di ventiquattro ore, stamane, è stata fatta propria dalla Giunta.
Siccome nella P.A. i ruoli e le competenze fra gli organi sono distinti, ci permettiamo pensare che qualcosa stride. 

Da Roma ladrona a ... ...







































La Repubblca pubblica ...

Il figlio di Salvini al mare sulla moto d'acqua della polizia. 

E gli agenti vietano le riprese

A Milano Marittima Federico, il figlio sedicenne del ministro dell’Interno Matteo Salvini, sale su una moto d’acqua della Polizia di Stato per un giro davanti alla spiaggia. Due uomini cercano di bloccare il videomaker che filma la scena: “È un mezzo della polizia, non ci mettere in difficoltà”. Si qualificano come poliziotti e adducono ragioni di “privacy” in un luogo pubblico. Alle richieste di chiarimenti del giornalista, omettono che sul mezzo delle forze dell’ordine ci sia il figlio del vicepremier. Il giornalista resta sul posto e i due innervositi lo seguono per l’intera mattinata fino all’ora di pranzo, cercando di oscurare le riprese mettendosi davanti alla telecamera. Poi uno dei due cambia versione: “Non abbiamo mai detto di essere poliziotti, se vieni con me ti faccio spiegare chi sono”.  Mentre a terra c'era questo confronto, qualcuno chiamava il pilota della moto in questione e lo invitava a tornare a riva in un punto della battigia molto distante dal reporter.
Interpellata da Repubblica sull'episodio, la Questura di Ravenna spiega di aver avviato "un accertamento per un eventuale utilizzo improprio dei mezzi dell'amministrazione". La prima reazione del mondo della politica arriva dall'onorevole Pd Emanuele Fiano, che definisce l'episodio "Inaccettabile".

A due ore dalla pubblicazione del video, il commento del ministro dell'Interno Salvini: "Mio figlio sulla moto d'acqua della Polizia? Errore mio da papà, nessuna responsabilità va data ai poliziotti, che anzi ringrazio perché ogni giorno rischiano la vita per il nostro Paese".
HANNO DETTO

COMMENTI:
PIERO SANSONETTI, giornalista
Ha 16 anni! È un ragazzino! Capito? Non usate, per favore, il figlio di
Matteo Salvinimi
per la lotta politica.
Nessuno -credo- è più antisalviniano di me. Ma che c’entra suo figlio???
Combattetelo sull’immigrazione, sulle rivoltelle facili, non sulle motodacqua!!

FRANCESCO VENTURI, operatore sociale
Usa le volanti come taxi per la fidanzata, il figlio gioca con la moto dacqua della polizia mentre lui usa i voli di stato per le elezioni, vende il Paese alla Russia e si balocca con la Gregoretti. Siamo ad un passo dal sultanato ma è la sinistra che rovina il Paese. Io boh...

MATTIA FELTRI, giornalista de La Stampa
La prossima volta anche un bel giro sulla Gregoretti.

Ha detto anche: non è colpa dei poliziotti, che anzi, rischiano la vita. Gli è toccato rischiarla per proteggere la privacy del ragazzo dai giornalisti di Repubblica. Fantastico

"E' un errore mio, da papà" Lo ha detto davvero #Salvini

lunedì 29 luglio 2019

Francesco Di Martino. Figlio di questa terra e padre della ricostruzione post-terremoto

Nell'approssimarsi del 19° anniversario della morte  di Francesco Di Martino abbiamo pubblicato nei giorni scorsi una "scheda" sulla figura di politico, di amministratore e di protagonista della ricostruzione post-terremoto della nostra cittadina (leggere pigiando: padre della ricostruzione).

Ci piace rievocare ulteriormente la figura del Sindaco Di Martino intrattenendoci sul processo della "ricostruzione" ed in particolare sulla strumentazione tecnico-urbanistica che è servita per il lungo iter avviato per la rinascita del Belice.

Una premessa va fatta. 
Risultati immagini per francesco di martinoI quindici comuni colpiti maggiormente dal terremoto e che saranno individuati da una legge regionale del 1986 (diciotto anni dopo l'evento) occupano una superficie complessiva di 1.133 kmq. Tuttavia essi pur essendo inseriti in una comune problematica, quella della ricostruzione, non sono mai stati considerati "insieme di territori avente entità omogenea".
Ognuno dei quindici paesi possedeva infatti una propria storia, una sua specifica memoria che né il terremoto con le sue tragiche conseguenze, né ancor meno le lunghe e travagliate opere della ricostruzione sono riuscite a cancellare. 
Nemmeno cittadine trasferite totalmente come Gibellina si sono mai sentite sradicate dalla precedente storia e dalla specifica precedente memoria.

Sebbene la legislazione post-terremoto non ha previsto nella fase iniziale normative di coinvolgimento della cittadinanza e -ancor meno della rappresentanza amministrativa degli enti locali- sulle scelte che riguardavano la ricostruzione del proprio paese, è stata la statura politica di vari sindaci, fra cui certamente primeggia Di Martino assieme a Colicchia, a Bellafiore, a Corrao .... a riuscire ad incidere e a far si che fossero assecondate le attese delle popolazioni locali.

L'incarico  di progettare i nuovi centri abitati, le aree di trasferimento e la tipologia abitativa dal governo centrale fu affidato a urbanisti che non conoscevano affatto la Valle del Belice e ancor meno la sua ancora sussistente negli anni sessanta del Novecento natura contadina.  
Chi scrive ha netta memoria di come alcuni sociologi girassero per le tendopoli e le campagne per ascoltare esigenze e bisogni di tipo edilizio per le esigenze familiari. Urbanisti e sociologi che immaginavano assetti che non poterono reggere all'impatto e alle attese della popolazione, ed è proprio su queste sviste governative che iniziarono le proteste nella Valle.

Di Martino e verosimilmente gli altri sindaci ebbero a dover studiare e approfondire -nel corso di ricorrenti lunghe nottate in Municipio-  discipline urbanistiche innovative rispetto all'assetto propriamente contadino della Valle che prendevano nome di:
-Piani urbanistici Comprensoriali
-Piani di Trasferimento
-Piani Particolareggiati di Ricostruzione dei vecchi centri danneggiati.

Il primo intervento legislativo dello Stato dopo il terremoto fu varato nel marzo 1868, due mesi dopo il sisma, con la legge n. 240 con la quale si stanziarono i primi finanziamenti per la ricostruzione e fu istituito l'Ispettorato per le Zone Terremotate che dispose di larghi compiti operativi  e decisionali per far fronte all'emergenza. Furono inoltre attribuite dal governo -come dicevamo sopra- all'ISES (Istituto per lo Sviluppo  dell'Edilizia Sociale)  i compiti di promuovere e progettare la ricostruzione edilizia, a dispetto delle esigenze e realtà operative locali.
Risultati immagini per terremoto belice contessa entellina
Su quest'ultimo punto iniziò la protesta della gente che vedeva interdetto il vecchio mondo contadino con i suoi precedenti assetti insediativi senza che il nuovo mondo si intravedesse nelle sue possibilità occupazionali. I sindaci, esclusi da qualsiasi ruolo nel processo di rinascita si intestarono pertanto le rivendicazioni della Valle col proposito dichiarato di conciliare esigenze e bisogni occupazionali locali che andassero a superare gli ormai stretti e miseri limiti contadini e contestualmente che il tutto avvenisse nel rispetto della legalità.

Nel Comitato dei Sindaci Di Martino fu figura di primo piano e da tutti fu riconosciuto persona documentata e competente come pochi sulla complessa normativa urbanistica, la materia che gli faceva trascorrere intere nottate a spulciare gazzette e a leggere libri sulla legislazione urbanistica nel suo posto di lavoro di sindaco, in Municipio.

Eventi deplorevoli. Eppure l'uomo che li commette resta "persona", e tale deve restare.


"Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che, in alcuni eventi, l'uomo cessi di essere persona e diventi cosa."

Cesare Beccaria, Dei delitti e delle pene, cap. XX.
^^^^^^

Una interessante pagina de "Il giorno della civetta" di Leonardo Sciascia

domenica 28 luglio 2019

Stato di diritto. Pietro Grasso, uomo delle Istituzioni col senso dello Stato.

(Testo di Pietro Grasso diffuso su fb)
Quando arrestammo Bernardo Provenzano, o quando interrogai Giovanni Brusca, mi trovai davanti uomini che avevano commesso le stragi, fatto uccidere colleghi e amici, progettato il mio omicidio e il rapimento di mio figlio. Potete immaginare il mio stato d’animo. Ho sempre avuto chiaro però quale fosse il mio ruolo: quello di rappresentante dello Stato. 
A Provenzano, catturato dopo 43 anni di latitanza, la prima cosa che chiesi fu: “ha bisogno di qualcosa?”; rispose che aveva bisogno di un’iniezione per curare la sua malattia, e rapidamente trovammo il modo di fargliela. 


Gli dimostrammo la differenza tra noi e loro: non ci si abbassa mai al livello dei criminali che si combattono, non ci sono e non devono esserci eccezioni. 
Questo significa essere uomini e donne al servizio dello Stato.

Penso che la foto di cui tutti parlano, e che ovviamente mi guardo bene dal pubblicare, sia la prova di almeno un paio di reati, e probabilmente una buona arma in mano agli avvocati difensori dell’assassino. 
E’ una foto che mi fa male perché quel comportamento infanga il lavoro di migliaia di Carabinieri. Chi rappresenta lo Stato non deve fare queste cose. Chi fa il Ministro della Repubblica non deve giustificarle, come hanno fatto Centinaio e Salvini. 
Chi - come la Lega - lancia un sondaggio su facebook per aizzare gli istinti più bassi dei cittadini non ha alcun senso dello Stato. E' pericoloso, sbagliato, e fa male al nostro Paese. Non posso nascondere di essere davvero preoccupato.

Foto schock. Cosa pensare ?

Il caso di Mario Cerciello Rega, carabiniere ucciso due giorni fa, continua a far discutere l'opinione pubblca ed i media. 
Oggi è stata diffusa una foto da Il Corriere.it 
-Christian Gabriel Natale Hjort, scattata in Caserma, dopo il fermo-. 
Il giovane americano accusato di complicità nell’omicidio del militare, è ripreso con le mani legate dietro la schiena, il volto bendato e il capo chino. Sullo sfondo in corrispondenza del suo capo, appese alla parete, le immagini di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Lascia parlare pure la chiave di lettura diffusa dal ministro degli iinterni sui social.
A chi si lamenta della bendatura di un arrestato, ricordo che l’unica vittima per cui piangere è un uomo, un figlio, un marito di 35 anni, un Carabiniere, un servitore della Patria, morto in servizio per mano di gente che, se colpevole, merita solo la galera a vita. Lavorando. Punto”, 

Hanno detto ... ...

SES
TOMASO MONTANARI, storico dell'arte
“Se un uomo ha sete perché è ferito al ventre, non bisogna dargli da bere, ma curargli la ferita" (S.Weil).
La sete è l’odio per i migranti, la ferita è l’ingiustizia sociale, la povertà culturale, la diseguaglianza.
Salvini offre da bere, e allarga una ferita che nessuno cura.

SOFIA VENTURA, politologa
È chiaro a tutti vero quello che sta facendo?
Lo dice lui stesso: trattiene 140 persone salvate in mare sulla nave della Guardia Costiera sino a che non avrà certezza del collocamento in altri paesi europei.
Cioè usa delle persone come strumento di pressione. "Usa", è chiaro?

CARLO COTTARELLI, economista
Salvini vuole soldi per lo shock fiscale (flat tax),
Di Maio vuole soldi per lo shock salariale (salario minimo a spese dello stato),
il risparmiatore italiano, che i soldi ce li deve mettere, si sente un po' scioc.
Tria è sotto shock.

ALESSANDRO ANTINELLI, giornalista
Ieri l’Italia ha fornito uno spettacolo indegno. Un carabiniere morto e una rissa sul suo corpo per stabilire la nazionalità dell’assassino.
A forza di manipolare ogni notizia qualcuno ha avvelenato tutto. C’è solo da vergognarsi.

BEPPE GIULIETTI, presidente della Federazione Stampa
Sino a quando la “Caccia alla nazionalità e al colore della pelle” verrà prima della verifica delle fonti gli errori e gli orrori, si ripeteranno.

Alle radici del Cristianesimo

Il male non è solo un'invenzione; è un'invenzione fantasmatica.

Secondo Sant'Atanasio, 

"il male non è che una finzione dell'intelligenza umana
in quanto non ha sostanza, è puro non essere.

Atanasio, detto il Grande
è stato un vescovo e teologo, 
ottavo Papa della Chiesa copta dal 328 con varie 
interruzioni fino al 373. 

I giornali di oggi








































sabato 27 luglio 2019

Vivere al meglio Contessa

Vivere Contessa
Vivere il Territorio

Abbiamo in precedenza messo in chiaro che dopo la fine violenta di Entella e prima dell'arrivo degli arbëreshe il territorio di Contessa Entellina non era completamente disabitato; esistevano alcune "masserie" (=centri agricoli dediti alla coltivazione del grano. Grano che soprattutto nel corso del millequattrocento a dorso di mulo, ma anche dopo l'arrivo degli arbëreshe, continuerà ad essere trasportato nel porto di Sciacca per essere esportato verso il Nord-Italia, nel porto di Genova, ed anche in Spagna).
Attrezzi agricoli in uso in una masseria del trecento,
quattrocento, cinquecento fino ai primi del
novecento.

Erano secoli quelli durante i quali
in Siciilia la parola "innovazione" era
assolutamente sconosciuta.
Fino al 1300 i baroni (=persone fidate dei re normanni, svevi o angioini)  potevano costruire, se lo ritenevano vantaggioso, villaggi e/o paesi di cui detenevano ogni potere in assoluto. Nella realtà sicilana però questa facoltà di costruire non fu molto esercitata. La preferenza di sfruttamento del dominio baronale fu conseguita mediante la valorizzazione delle "masserie" e delle "mandrie" che insistevano su tutta la superfice feudale.

Dal 1300 la fondazione di un "borgo" e a maggior ragione di una "città" passò ad essere autorizzata in base alle "ragioni" dei re, monarchi o loro rappresentanti in Sicilia, ossia dietro autorizzazione centralizzata.
Immagine parziale (sullo sfondo) della collina
in contrada Cuntisse
che i Cardona assegneranno in
enfiteusi agli arbëreshe
A ridosso del 1500 in Sicilia, a parte le poche città e i pochissimi borghi della tradizione storica romano-bizantina (anteriore agli arabi) esistevano pochissimi villaggi e città vere e proprie. 
A metà del 1400 i baroni -su sollecitazione regia- si adoperarono perchè i "villani"  (prevalentemente discendenti arabo-mussulmani) abbandonassero le case sparse (=in pagliai) e pure le masserie per concentrare l'intera popolazione rurale in agglomerati la cui popolazione generalmente oscillava fra le 3mila e i 5mila abitanti. Si trattava sostanzialmente di "città agricole".

Ruderi di antiche masserie
I baroni ovviamente non si occuparono dei residenti nelle città di cui detenevano un potere assoluto. Gran parte di essi lasciarono i "castelli" e le residenze fino ad allora occupate e si trasferirono nella città capitale del Regno: Messina.

E' proprio in questa città, Messina, che incontreremo (in prossime tappe della nostra narrazione), con grandi responsabiltà di governo conferite dalla Corona di Spagna, i baroni Cardona-Peraltà, signori di gran parte dell'attuale Valle del Belice e molto oltre, in pratica dall'area di Mazzara fino a Caltanissetta, sia pure con qualche isola-eclave appartenente ad altre famiglie baronali.