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martedì 17 aprile 2018

Hanno detto ... ...

MAURIZIO BALISTRERI, collabratore dell Fondazione Pietro Nenni

Doveva essere la legislatura della III Repubblica quella nata il 4 marzo e, invece, complice un sistema elettorale perverso, siamo tornati nei riti e nel pantano di alcune fasi della Prima.
La difficoltà di formare un governo, a causa della tripolarizzazione del sistema politico, ha riesumato, assieme all’obbligo delle coalizioni, ipotesi come “preincarico” e “incarico esplorativo” di governo, mentre i 5 Stelle ripropongono proposte da vecchio repertorio anderottiano, come la “politica dei due forni”, chiedendo indifferentemente a Pd e alla Lega di formare un governo, senza alcun discussione sui programmi, per tacere dell’attendismo (che nasconde un acritico e veteroatlantismo) di Di Maio sulla grave crisi siriana e sui venti di guerra nel Mediterraneo. E così, nel mentre la regia viene svolta da un presidente della Repubblica espressivo del partito centrale della I Repubblica, la Democrazia cristiana, la dialettica tra i vari soggetti politici (non esistono più partiti!) si sta disvelando per una sorta di neodoroteismo ammantato da assemblearismo in alcuni casi con accenti giacobini, cortina fumogena per coprire operazioni di potere, che ripropongono l’attualità delle teorie elitiste in politica.
LUIGI MARATTIN, EconomistaDeputato Pd. Ex-Consigliere economico di Palazzo Chigi, ex-Assessore al Bilancio Ferrara. 
Troppo a lungo abbiamo inseguito i cialtroni e gli urlatori. Ed è così che il dibattito pubblico è diventato una fogna, è così che chi vive di slogan è arrivato al 50%.

FRANCO CAVALLARI, economista
Con l’affermazione dei partiti nazionalisti ed euroscettici nelle recenti elezioni politiche, l’Italia è in prima linea su questo fronte, ove sono apertamente propagandate proposte che si propongono (la Lega), o comunque non escludono (il M5S), la cancellazione di tutto quello che la storia, la dottrina e l’esperienza degli ultimi due secoli ci hanno insegnato: la strada maestra per conseguire la prosperità dei popoli passa per l’ampliamento degli scambi commerciali improntati all’interesse comune delle parti. Le vicende degli ultimi decenni indicano anche che è necessaria una riforma delle istituzioni internazionali preposte alla regolazione del commercio mondiale in grado di emendare gli aspetti deleteri della globalizzazione dell’ultimo periodo, stemperando gli interessi preponderanti dei paesi più forti, per affermare la solidarietà, foriera della collaborazione e della pace tra le nazioni.
In sostituzione, la politica della protezione nazionale, colpevolmente ignara del costo che comporterebbe un’economia mondiale costellata di barriere agli scambi, ci prospetta uno scenario improntato alla chiusura dell’economia di ciascuna nazione nel proprio ristretto ambito, in un contesto caratterizzato da ristrettezze economiche dei cittadini, e molto probabilmente da regimi autarchici e autoritari, per molti aspetti simili al regime politico attuale della Turchia di Recep T. Erdogan.

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