In Sicilia nel 2013 hanno chiuso 6528 imprese artigiane. Chiudono quelli
che ormai sono diventati gli “antichi mestieri”: sarti, meccanici, tornitori, fabbri, pellettieri,
mobilieri.
La Regione Sicilia spende miliardi (dell’U.E.) per la formazione.
Ovviamente conoscendo il committente (Mamma Regione) si capisce che il
proposito non è di formare forze di lavoro ma … garantire ai politicanti dell’isola
fonti da cui … attingere.
In Sicilia tutto si scioglie, tutto sparisce. Perché non
dovrebbero sparire gli “antichi … recenti mestieri ?”.
Perché non dovrebbero
sparire i fondi dell’Europa ?
La crisi è evidente ma, il lavoro, in
molte sue versioni non sembra mancare. Ciò che tutti constatiamo è che, persino
in Sicilia, ci sono disponibili molti, moltissimi lavori da svolgere
manualmente. L’Ordine dei Consulenti del Lavoro, nel primo trimestre del 2014,
fa sapere che esistono 35.000 posti disponibili che però nessuno cerca e che
nessuno vuole.
A sentire l’Ordine dei consulenti le gelaterie e le pasticcerie
siciliane hanno forti difficoltà a trovare dipendenti
(circa 2 mila posti vacanti) disposti a lavorare nei loro laboratori.
Nel settore agricolo pare che sia difficile reperire lavoratori non
specializzati negli allevamenti.
Nell’intero stivale pare che manchino 230 mila specialisti in informatica, tlc.
Nell’intero stivale pare che manchino 230 mila specialisti in informatica, tlc.
Su questo sfondo continua lo spreco del denaro pubblico per la “formazione”
che non serve. Anzi che serve ai vari politicanti siciliani, che serve alle strutture macroscopiche create in questi decenni e che adesso non possono essere demolite perchè da noi i "lavori inutili" servono per campare.
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