Il tempo dell’orrore non ci ha raggiunti all’improvviso. I
tagliagole dell’Isis che oggi massacrano le minoranze religiose in Iraq si
esercitano da più di tre anni nella confinante Siria, dove combattono
contemporaneamente contro l’esercito di Assad e contro una resistenza islamica
meno assetata di stragi.
Duecentomila morti, sei milioni di profughi: questo è
il biglietto da visita (provvisorio) della guerra civile in Siria. E noi,
l’Occidente civile e potente, cosa abbiamo fatto per mettere fine allo scempio?
Con tempi e modalità diversi, perché non ricordare che oggi si uccide anche in
Libia, anche nel Sahel, anche in Somalia, anche in Afghanistan, anche
nell’Africa centrale, anche a Gaza e in Israele, anche in Ucraina, mentre si
teme il peggio nel Mar cinese meridionale?
Ora Barack Obama estenderà
forse i suoi bombardamenti al
territorio siriano. Per indebolire l’Isis, per colpirlo meglio in Iraq, per
difendere certo le minoranze ma anche per tutelare i lucrosi accordi
petroliferi conclusi con i curdi. E per evitare lo spauracchio peggiore, il
rischio di una caduta di Bagdad che domani potrebbe costringerlo a ben altri
interventi. Obama per tre anni non si è mosso (armi chimiche a parte, e fu
Putin a farci miglior figura). Adesso esita, e proietta una confusione peraltro
comprensibile: pur di colpire l’Isis, gli Usa possono schierarsi oggettivamente
con Assad? E che dire all’opinione pubblica, che da un lato lo critica perché è
debole ma dall’altro non vuole più soldati americani impegnati all’estero?
In democrazia non è possibile ignorare l’opinione pubblica. Bisogna semmai guidarla, quando si ha il peso necessario per farlo.
In democrazia non è possibile ignorare l’opinione pubblica. Bisogna semmai guidarla, quando si ha il peso necessario per farlo.
MAURO DEL BUE, direttore di Avanti !
Non c’è da dormire sonni tranquilli. Quella che il pontefice, il solo che abbia finora avvertito la pericolosità della situazione, ha definito “la terza guerra mondiale, sia pur segmentata”, adesso è esplosa.
Ha ragione sul Corriere Franco Venturini a sottolineare che l’Occidente, e in particolare l’Europa, sembrano fermi al tempo della caduta del muro di Berlino. Oggi possiamo tranquillamente affermare che la pace è più a rischio di allora, che le guerre locali sono molto più numerose, che dopo la fine del bipolarismo, non è affatto emerso né un nuovo pluralismo, né un decantato monopolismo.
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