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martedì 26 agosto 2014

La nostra Sicilia. Una carrellata dai Borboni al crocettismo n. 12

La storia dell'isola
L'Inchiesta Franchetti-Sonnino
Negli anni 1874-1875 il problema della Sicilia nel contesto del più ampio degrado socio-economico del Meridione fu posto all'attenzione dell'opinione pubblica e della classe dirigente nazionale dall'inchiesta condotta da Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino.
Caddero -allora- i miti di una Sicilia ferace e ricca, pronta a colmare rapidamente tutti i suoi ritardi grazie al recepimento degli stimoli provenienti dalla legislazione unitaria.
Povertà, corruzione e mafia si rivelarono allora mali estremamente difficili da estirpare. Le scelte politiche della Destra, fino allora al potere, apparvero del tutto inadeguate ad affrontarli in maniera efficace.
La questione meridionale, già allora, si pose  senza possibilità di equivoco come un conflitto politico-istituzionale in cui la parte più arretrata del Paese contestava apertamente il fatto che quella più avanzata dirigesse la vita nazionale.
La salvaguardia dell'edificio unitario e la conservazione degli equilibri sociali esistenti prevalevano comunque nettamente all'interno della classe dirigente isolana (i gattopardi), e non fu un caso che nella caduta della Destra del 1876 il ruolo del Mezzogiorno fu determinante.
Esisteva la convinzione nell'ambito della struttura statuale unitaria che il rapporto di forze fra le due parti del Paese si potesse cambiare ed effettivamente, nel corso del successivo ventennio, l'isola si impose su scala nazionale come centro di iniziativa sociale e politica, intellettuale e culturale.
Tra il 1887 e il 1898 due siciliani, Crispi e di Rudinì, si alternarono alla guida del governo, e Crispi fu, dopo Cavour, lo statista che più di tutti contribuì a consolidare le strutture fondamentali dello Stato unitario.
Negli stessi anni uomini come Giovanni Verga, Gaetano Mosca, Giovanni Gentile, Napoleone Colajanni, Antonio di San Giuliano, Vittorio Emanuele Orlando andarono ad occupare posizioni di primo piano nella vita intellettuale e politica del paese.

Una cosa appare oggi certa: tutti costoro avevano la netta convinzione che le condizioni politiche generali e le esigenze di sviluppo industriale del paese implicassero il sacrificio (ineludibile) a carico delle regioni più arretrate.
Nel corso degli anni Ottanta, infatti, tutta una serie di cambiamenti costrinse, proprio il siciliano Francesco Crispi, ad adottare misure che bloccarono e poi invertirono il processo di sviluppo della Sicilia. Da allora il ritardo dell'isola rispetto al resto del paese divenne "strutturale".

A Contessa ?
Qui cresce e si afferma una figura di grande rilevanza culturale, amico di Napoleone Colajanni, il parroco Nicolò Genovese. Figlio di una rappresentante dei Lo Iacono egli vive la miseria delle masse contessioti con grande sensibilità umana. Scrive libri, o meglio opuscoletti, di natura poetica e pure sociologica in cui il motivo ispiratore spesso è la denuncia  delle condizioni di privazione della gente. I suoi opuscoletti vengono diffusi in tutta Italia ed oggi li si può consultare nelle Biblioteche pubbliche soprattutto del Settentrione.
Sarà proprio lui l'ispiratore morale dell'imminente Movimento dei Fasci dei Lavoratori locali.

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