L'EXPO di Milano a chi scrive ricorda non la grande esposizione che dovrebbe dare dell'Italia una immagine di modernità e di capacità. No, a chi scrive ricorda quel ladrone che per venti anni è rimasto impunito e che ancora nel 2014 faceva il ladrone per conto di un partito della pseudo sinistra italiana, o meglio per quei resti post-comunisti che tentano di navigare.
Eppure l'EXPO nel sistema economico mondiale dei nostri giorni ha davvero una grande rilevanza. Ecco perchè riteniamo utile rinverdire la memoria delle prime Esposizioni Universali.
La prima Esposizione Universale del Novecento venne innaugurata il 14 aprile del 1900 dal presidente francese Emile Loubet e dal ministro del commercio Alexandre Millerand.
Nei sette mesi in cui l'esposizione parigina resta aperta vi si recano migliaia di visitatori. Non si limita a presentare le nuove conquiste della scienza, ma offre una vasta retrospettiva degli sviluppi culturali e tecnologici dei secoli passati.
Il motivo dominante di quella Expo è la grandiosità architettonica. Lo stile delle strutture e la loro disposizione sono ideati per offrire soprattutto un suggestivo impatto visivo.
Gli edifici costruiti sul Champ de Mars si biforcano e poi degradano verso il centro per ricongiungersi in un palazzo circondato da giochi d'acqua, nel quale la sera vengono organizzate varie manifestazioni, illuminate da lampade elettriche.
Il pubblico si interessa del progresso tecnico, mai potuto cogliere visivamente fino ad allora.
L'edizione Expo del 1900 non presenta costruzioni innovative come l'edizione 1889, quando fu presentata la Torre Eiffel, fu inaugurato il primo tratto della metropolitana in puro sitle liberty.
Ogni giorno nell'ambito della mostra si svolgono grandi feste che vengono finanziate esclusivamente con i proventi dei biglietti di ingresso.
In occasione dell'anniversario della proclamazione della Repubblica il presidente Loubert vi organizza un ricevimento con oltre 23.000 invitati.
L'Expo del 1900 mette in evidenza che le nazioni europee industrializzate non si accontentano più dei loro mercati interni ma mirano ad espandere i loro rapporti commerciali all'intero pianeta. Già allora, altri stati che si erano tenuti fuori dalle vicende mercantili pongono la loro candidatura ad essere protagonisti. Spuntano con velleità commerciali la Russia, il Giappone, l'Italia, l'Ungheria.
Nessun commento:
Posta un commento