Si presume che se si e' medici si debbano curare gli ammalati. In Sicilia capita che se si e' medico presso gli ospedali o i pronto soccorsi basta che si abbia l'assessore amico e si finisca nelle poltrone dell’assessorato alla Salute della Regione siciliana, a piazza Ziino.
Dalle Aziende sanitarie siciliane si viene distaccati per anni negli uffici di piazza Ziino, a Palermo, grazie a una legge voluta dall’ex governo di Totò Cuffaro col solo fine di distogliere unita' lavorative dagli Ospedali e destinarli a non far nulla in Assessorato dove si guadagna parecchio di piu'; il costo di questo parassitismo e' stato infatti determinato per le casse della Regione in circa 3,5 milioni di euro all’anno.
A sollevare il caso sono i sindacati autonomi dei regionali, Cobas/Codir e Sadirs che hanno scritto una lettera al governatore Rosario Crocetta, chiedendogli “un intervento urgente”.
Si tratta di 17 dirigenti-amici degli amici, tra cui parenti di politici, e sette tra funzionari e istruttori.
Ai dirigenti, inoltre, verrebbero riconosciuti salario accessorio e premio di rendimento.
“I dirigenti esterni, oltre a sottrarre postazioni destinate ad analoghe figure già presenti ampiamente nel ruolo unico della dirigenza regionale, contemporaneamente – scrivono i sindacati al governatore – sguarniscono importantissimi servizi ricoperti presso le Asp, anche di pronto soccorso, causando sicuramente disfunzioni in danno dei cittadini”.
Il personale esterno del comparto non dirigenziale, “invece, distaccato pure dalle Asp, viene impiegato, incredibilmente, in servizi sottratti al comparto dei dipendenti regionali con l’aggravante che verrebbe concesso loro, sfuggendo ad ogni procedura di contrattazione sindacale, lo svolgimento di lavoro straordinario”.
Cobas/Codir e Sadirs chiedono al governo “di disporre il rientro di questo personale nelle sedi di provenienza” e di “utilizzare le risorse umane, con analoghe e pari professionalità, presenti all’interno dall’amministrazione e oggi non utilizzate compiutamente”.
Sostengono inoltre che “l’ulteriore aggravio di spesa sul capitolo del personale della Regione consistente in circa 3,5 milioni collide fra l’altro, con la spending review che mira, paradossalmente, a tagli agli organici del personale dirigenziale e del comparto”.
Ai sindacati non risulta ancora che “per l’assegnazione di queste postazioni, siano state attivate procedure a evidenza pubblica (o atti d’interpello a cui potesse concorre il personale interno) a garanzia dei principi di trasparenza, imparzialità, economicità e merito”.
E ritengono che “questa mancanza di procedure pubbliche ovviamente, oltre ad avere dei profili di illegittimità, costituisce un sicuro danno all’immagine della pubblica amministrazione come dimostrano anche alcuni articoli di stampa sull’argomento e che hanno evidenziato come, tra questo personale distaccato, vi siano parenti di politici e personalità di spicco del mondo istituzionale”.
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